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giovedì 16 Gennaio 2025
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Come emettere fattura, determinare il proprio reddito, il carico contributivo ed il netto finanziario per gli iscritti alla Gestione Separata INPS

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Gli iscritti alla Gestione Separata INPS, comunemente denominati "lavoratori autonomi", sono tenuti ad assolvere autonomamente una serie di obblighi fiscali e previdenziali. Tra questi, assumono particolare importanza l'emissione delle fatture, la determinazione del proprio reddito, il calcolo del carico contributivo e la gestione del netto finanziario. In questo articolo, ci proponiamo di fornire una guida completa e dettagliata su come adempiere a tali obblighi in modo corretto e autonomo. Emissione delle fatture L'emissione di fatture regolari è un obbligo fondamentale per tutti i lavoratori autonomi. La fattura rappresenta il documento contabile che attesta l'avvenuta cessione di beni o servizi e documenta il relativo importo. Come emettere una fattura: Utilizzare un software di fatturazione: Esistono diverse soluzioni software, sia gratuite che a pagamento, che permettono di emettere fatture in modo semplice e conforme alle normative vigenti. Inserire i dati correttamente: La fattura deve contenere una serie di informazioni obbligatorie, tra cui: I dati del cedente/prestatore (nome, cognome, partita IVA, regime fiscale) I dati del cessionario/committente (nome, cognome, ragione sociale, partita IVA) Data e numero della fattura Descrizione dettagliata dei beni o servizi ceduti/prestati Importo imponibile Aliquota IVA applicata Imposta sul valore aggiunto (IVA) Importo totale dovuto Modalità di pagamento Numerare le fatture in modo progressivo Ogni fattura deve avere un numero univoco e progressivo. Conservare le fatture Le fatture emesse devono essere conservate per un periodo di 10 anni dalla data di emissione. Determinazione del reddito Il reddito imponibile da dichiarare per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS è dato dalla differenza tra i ricavi conseguiti e i componenti deducibili. Ricavi I ricavi derivano da tutte le attività svolte dal lavoratore autonomo, sia in forma di cessione di beni che di prestazione di servizi. È importante annotare accuratamente tutti i ricavi percepiti, conservando la documentazione probatoria (fatture, ricevute, estratti conto, etc.). Componenti deducibili I componenti deducibili sono i costi e le spese sostenuti per la produzione del reddito. Tra i componenti deducibili più comuni figurano: Spese per l'ufficio (affitto, utenze, cancelleria, etc.) Spese per il personale (stipendi, contributi previdenziali, etc.) Spese per beni strumentali (acquisto di computer, software, etc.) Spese per trasporti e trasferte Ammortamenti È fondamentale conservare la documentazione che attesta il sostenimento dei componenti deducibili (fatture, scontrini, ricevute, etc.). Reddito imponibile Una volta determinati i ricavi e i componenti deducibili, si può calcolare il reddito imponibile con la seguente formula: Reddito imponibile = Ricavi - Componenti deducibili Calcolo del carico contributivo I lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS sono tenuti al versamento di contributi previdenziali obbligatori. L'aliquota contributiva è attualmente pari al 26,23% del reddito imponibile. Calcolo del contributo previdenziale Il contributo previdenziale si calcola con la seguente formula: Contributo previdenziale = Reddito imponibile x 26,23% Determinazione del netto finanziario Il netto finanziario rappresenta la differenza tra il reddito incassato e le spese sostenute per l'attività lavorativa, comprensivo del pagamento delle imposte e dei contributi. Adempimenti fiscali e previdenziali Gli iscritti alla Gestione Separata INPS sono tenuti ad assolvere autonomamente una serie di obblighi fiscali e previdenziali, tra cui: Presentare la dichiarazione dei redditi: La dichiarazione dei redditi deve essere presentata annualmente all'Agenzia delle Entrate, entro i termini previsti. Versare le imposte: Le imposte dovute devono essere versate all'Agenzia delle Entrate, in base al piano di rateizzazione approvato. Versare i contributi previdenziali: I contributi previdenziali devono essere versati all'INPS, entro i termini previsti. Conservare la documentazione: È fondamentale conservare tutta la documentazione relativa ai ricavi, ai componenti deducibili, alle fatture emesse, ai pagamenti delle imposte e dei contributi. Consigli utili Organizzare l'amministrazione: È importante organizzare in modo efficiente l'amministrazione della propria attività, tenendo un registro dei ricavi, delle spese e dei pagamenti. Avvalersi di un professionista: In caso di dubbi o difficoltà, è consigliabile avvalersi della consulenza di un professionista esperto in materia fiscale e previdenziale. Rimanere informati: È importante rimanere informati sulle normative fiscali e previdenziali vigenti, che possono subire modifiche nel tempo. Conclusioni Assolvere gli obblighi fiscali e previdenziali in modo corretto e puntuale è fondamentale per tutti i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS. Seguendo le indicazioni contenute in questo articolo e avvalendosi, se necessario, di un professionista, è possibile gestire autonomamente la propria fiscalità e previdenza in modo efficiente e sicuro.

Gli iscritti alla Gestione Separata INPS, comunemente denominati “lavoratori autonomi”, sono tenuti ad assolvere autonomamente una serie di obblighi fiscali e previdenziali. Tra questi, assumono particolare importanza l’emissione delle fatture, la determinazione del proprio reddito, il calcolo del carico contributivo e la gestione del netto finanziario.

In questo articolo, ci proponiamo di fornire una guida completa e dettagliata su come adempiere a tali obblighi in modo corretto e autonomo.

Emissione delle fatture

L’emissione di fatture regolari è un obbligo fondamentale per tutti i lavoratori autonomi. La fattura rappresenta il documento contabile che attesta l’avvenuta cessione di beni o servizi e documenta il relativo importo.

Come emettere una fattura:

  • Utilizzare un software di fatturazione: Esistono diverse soluzioni software, sia gratuite che a pagamento, che permettono di emettere fatture in modo semplice e conforme alle normative vigenti.
  • Inserire i dati correttamente: La fattura deve contenere una serie di informazioni obbligatorie, tra cui:
    • I dati del cedente/prestatore (nome, cognome, partita IVA, regime fiscale)
    • I dati del cessionario/committente (nome, cognome, ragione sociale, partita IVA)
    • Data e numero della fattura
    • Descrizione dettagliata dei beni o servizi ceduti/prestati
    • Importo imponibile
    • Aliquota IVA applicata
    • Imposta sul valore aggiunto (IVA)
    • Importo totale dovuto
    • Modalità di pagamento

 

 

Numerare le fatture in modo progressivo

Ogni fattura deve avere un numero univoco e progressivo.

Conservare le fatture

Le fatture emesse devono essere conservate per un periodo di 10 anni dalla data di emissione.

 

Determinazione del reddito

Il reddito imponibile da dichiarare per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS è dato dalla differenza tra i ricavi conseguiti e i componenti deducibili.

Ricavi

  • I ricavi derivano da tutte le attività svolte dal lavoratore autonomo, sia in forma di cessione di beni che di prestazione di servizi.
  • È importante annotare accuratamente tutti i ricavi percepiti, conservando la documentazione probatoria (fatture, ricevute, estratti conto, etc.).

 

Componenti deducibili

  • I componenti deducibili sono i costi e le spese sostenuti per la produzione del reddito.
  • Tra i componenti deducibili più comuni figurano:
    • Spese per l’ufficio (affitto, utenze, cancelleria, etc.)
    • Spese per il personale (stipendi, contributi previdenziali, etc.)
    • Spese per beni strumentali (acquisto di computer, software, etc.)
    • Spese per trasporti e trasferte
    • Ammortamenti
  • È fondamentale conservare la documentazione che attesta il sostenimento dei componenti deducibili (fatture, scontrini, ricevute, etc.).

 

Reddito imponibile

  • Una volta determinati i ricavi e i componenti deducibili, si può calcolare il reddito imponibile con la seguente formula:

Reddito imponibile = Ricavi – Componenti deducibili

Calcolo del carico contributivo

I lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS sono tenuti al versamento di contributi previdenziali obbligatori. L’aliquota contributiva è attualmente pari al 26,23% del reddito imponibile.

Calcolo del contributo previdenziale

  • Il contributo previdenziale si calcola con la seguente formula:

Contributo previdenziale = Reddito imponibile x 26,23%

Determinazione del netto finanziario

Il netto finanziario rappresenta la differenza tra il reddito incassato e le spese sostenute per l’attività lavorativa, comprensivo del pagamento delle imposte e dei contributi.

Adempimenti fiscali e previdenziali

Gli iscritti alla Gestione Separata INPS sono tenuti ad assolvere autonomamente una serie di obblighi fiscali e previdenziali, tra cui:

  • Presentare la dichiarazione dei redditi: La dichiarazione dei redditi deve essere presentata annualmente all’Agenzia delle Entrate, entro i termini previsti.
  • Versare le imposte: Le imposte dovute devono essere versate all’Agenzia delle Entrate, in base al piano di rateizzazione approvato.
  • Versare i contributi previdenziali: I contributi previdenziali devono essere versati all’INPS, entro i termini previsti.
  • Conservare la documentazione: È fondamentale conservare tutta la documentazione relativa ai ricavi, ai componenti deducibili, alle fatture emesse, ai pagamenti delle imposte e dei contributi.

 

Consigli utili

  • Organizzare l’amministrazione: È importante organizzare in modo efficiente l’amministrazione della propria attività, tenendo un registro dei ricavi, delle spese e dei pagamenti.
  • Avvalersi di un professionista: In caso di dubbi o difficoltà, è consigliabile avvalersi della consulenza di un professionista esperto in materia fiscale e previdenziale.
  • Rimanere informati: È importante rimanere informati sulle normative fiscali e previdenziali vigenti, che possono subire modifiche nel tempo.

 

Conclusioni

Assolvere gli obblighi fiscali e previdenziali in modo corretto e puntuale è fondamentale per tutti i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata INPS. Seguendo le indicazioni contenute in questo articolo e avvalendosi, se necessario, di un professionista, è possibile gestire autonomamente la propria fiscalità e previdenza in modo efficiente e sicuro.

Prestiti e finanziamenti concessi dalla società (Srl, Spa) a soci e/o amministratori: un’analisi completa

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Delibera assembleare,Crediti verso soci,Crediti verso amministratori

La concessione di prestiti e finanziamenti da parte di una società (Srl o Spa) ai propri soci e/o amministratori rappresenta un’operazione delicata che deve essere condotta con attenzione e nel rispetto di precise norme e limiti previsti dalla legge. In questo articolo, approfondiremo i vari aspetti di tale tematica, analizzando i seguenti punti:

Normativa di riferimento

Il quadro normativo che disciplina i prestiti e i finanziamenti tra società e soci/amministratori è principalmente delineato dal Codice Civile, con riferimento agli articoli 2397 e 2477. Si aggiungono poi specifiche disposizioni contenute nelle leggi di bilancio e nei decreti attuativi.

Distinzione tra prestiti e finanziamenti

È importante distinguere tra prestiti e finanziamenti:

  • Prestito: è un’operazione di natura prettamente finanziaria, che implica l’erogazione di una somma di denaro da parte della società al socio/amministratore con l’obbligo di restituzione, generalmente a un tasso d’interesse prestabilito.
  • Finanziamento: è un’operazione più ampia che può comprendere anche l’erogazione di beni o servizi da parte della società al socio/amministratore, sempre con l’obbligo di rimborso.

 

Condizioni per la concessione

La concessione di prestiti e finanziamenti a soci e/o amministratori è soggetta a specifiche condizioni:

  • Delibera assembleare: l’operazione deve essere approvata dall’assemblea dei soci con la maggioranza qualificata richiesta per le modifiche dello statuto.
  • Condizioni di mercato: il prestito/finanziamento deve essere concesso a condizioni di mercato, ovvero a tassi d’interesse e termini non inferiori a quelli che la società otterrebbe da terzi in analoghe condizioni.
  • Adeguata documentazione: l’operazione deve essere documentata con contratto scritto che ne specifichi le condizioni, i termini di rimborso, le garanzie eventualmente prestate e gli interessi applicati.
  • Assenza di conflitto d’interesse: la concessione del prestito/finanziamento non deve generare situazioni di conflitto d’interesse a favore dei soci/amministratori beneficiari.

 

Limiti e divieti

La normativa prevede limiti e divieti alla concessione di prestiti e finanziamenti a soci e/o amministratori:

  • Divieto di finanziamenti assistiti: è vietato concedere prestiti/finanziamenti a soci/amministratori che siano contemporaneamente debitori verso la società per altri motivi.
  • Limiti per le Srl: per le Srl con meno di venti soci e un capitale sociale inferiore ai 50.000 euro, la somma complessiva dei prestiti/finanziamenti concessi a soci e/o amministratori non può superare l’8% del capitale sociale.
  • Divieto di distribuzione di utili sotto forma di prestito: non è possibile erogare prestiti/finanziamenti a soci/amministratori se la società non ha utili sufficienti per distribuirli sotto forma di dividendi.

 

Vantaggi e svantaggi

La concessione di prestiti e finanziamenti a soci e/o amministratori può presentare alcuni vantaggi:

  • Per la società: può essere un modo per attrarre o fidelizzare soci e/o amministratori chiave, sostenere il loro apporto al capitale sociale o finanziare specifiche iniziative.
  • Per i soci/amministratori: può rappresentare un’opportunità per ottenere finanziamenti a condizioni vantaggiose rispetto al mercato.

Tuttavia, vi sono anche alcuni svantaggi:

  • Per la società: il mancato rimborso del prestito/finanziamento può comportare perdite economiche e tensioni con i soci/amministratori coinvolti.
  • Per i soci/amministratori: l’assunzione di un debito verso la società può creare situazioni di conflitto d’interesse e incidere negativamente sulla loro reputazione.

 

Adempimenti fiscali

  • Imposta di bollo: il contratto di prestito/finanziamento deve essere assoggettato all’imposta di bollo.
  • IRPEF: gli interessi maturati sui prestiti concessi a soci/amministratori sono considerati reddito imponibile per i beneficiari ai fini IRPEF.
  • Irap: gli interessi maturati sui prestiti concessi a soci/amministratori sono considerati base imponibile per l’Irap per la società erogante.
  • IVA: se il prestito/finanziamento è connesso a una cessione di beni o servizi, è possibile che vi sia l’applicazione dell’IVA.

 

Aspetti contabili

La concessione di prestiti e finanziamenti a soci e/o amministratori deve essere correttamente contabilizzata dalla società:

  • Attivo: l’importo del prestito/finanziamento erogato viene iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale tra i crediti verso soci o verso amministratori.
  • Interessi: gli interessi maturati sui prestiti/finanziamenti vengono contabilizzati come ricavi da interessi nel conto economico.
  • Rimborsi: i rimborsi del capitale ricevuto dalla società vengono contabilizzati come rimanenze attive nello stato patrimoniale.

 

Monitoraggio e controlli

È importante che la società implementi un sistema di monitoraggio e controlli per le operazioni di prestito/finanziamento a soci e/o amministratori, al fine di:

  • Verificare il rispetto delle condizioni e dei limiti previsti dalla normativa.
  • Valutare l’andamento dei crediti e il rischio di insolvenza.
  • Prevenire situazioni di conflitto d’interesse e abusi.

 

Conclusioni

La concessione di prestiti e finanziamenti da parte di una società (Srl o Spa) ai propri soci e/o amministratori è un’operazione delicata che deve essere condotta con attenzione e nel rispetto di precise norme e limiti. È fondamentale che la società si doti di adeguate procedure interne per gestire tali operazioni in modo trasparente, efficiente e conforme alla normativa vigente.

Trattamento IVA attività parasanitarie: guida completa per il 2024

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Il trattamento IVA per le attività parasanitarie è un tema complesso e soggetto a frequenti modifiche legislative. Per questo motivo, è importante per gli operatori del settore essere aggiornati sulle ultime disposizioni in materia, al fine di evitare errori e sanzioni.

Regime ordinario o esenzione?

La regola generale prevede che le prestazioni sanitarie siano esenti da IVA. Tuttavia, questa esenzione non si applica alle prestazioni parasanitarie, che sono soggette all’IVA secondo il regime ordinario.

Cosa si intende per attività parasanitarie?

L’Agenzia delle Entrate, con la circolare n. 10/2018, ha fornito una definizione di attività parasanitarie: si tratta di “tutte le prestazioni, anche di natura tecnica, rese da soggetti abilitati che, pur non essendo operatori sanitari, risultano comunque connesse all’erogazione di prestazioni di assistenza sanitaria”.

Esempi di attività parasanitarie

Tra le attività parasanitarie rientrano, a titolo esemplificativo:

  • Attività di estetica medica
  • Attività di fisioterapia
  • Attività di logopedia
  • Attività di optometria
  • Attività di analisi di laboratorio
  • Attività di radiologia

Aliquota IVA

L’aliquota IVA applicabile alle prestazioni parasanitarie è quella ordinaria del 22%.

Obblighi del prestatore

Il prestatore di attività parasanitarie è tenuto a:

  • Applicare l’IVA alle proprie prestazioni
  • Emettere fatture con l’indicazione dell’IVA
  • Versare l’IVA all’Agenzia delle Entrate

Casi particolari

Esistono alcuni casi particolari in cui l’IVA sulle prestazioni parasanitarie può essere soggetta a rimborsi o detrazioni. Ad esempio, i soggetti passivi IVA possono detrarre l’IVA relativa alle spese sostenute per prestazioni parasanitarie necessarie per l’esercizio della propria attività.

Consigli per gli operatori del settore

Per evitare errori e sanzioni, è consigliabile agli operatori del settore di:

  • Rimanere aggiornati sulle ultime disposizioni legislative in materia di IVA
  • Consultare un professionista contabile per avere una valutazione personalizzata del proprio caso
  • Emettere fatture regolari e complete
  • Conservare la documentazione relativa alle operazioni effettuate

Conclusioni

Il trattamento IVA per le attività parasanitarie è un tema complesso che richiede una conoscenza approfondita della normativa vigente. È importante seguire le regole e conservare la documentazione necessaria per evitare errori e sanzioni. In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a un professionista contabile.

Riferimenti normativi:

  • Articolo 10, comma 3, del DPR 633/1972
  • Circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 10/2018

Perdite fiscali: riportabilità e utilizzo

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Le perdite fiscali rappresentano un saldo negativo del reddito d’impresa, generato da costi e spese che superano i ricavi conseguiti in un determinato periodo d’imposta. In regime fiscale ordinario, tali perdite possono essere compensate con i redditi futuri, secondo precise regole e limiti previsti dalla normativa fiscale.

Quando le perdite fiscali sono riportabili

Le perdite fiscali sono generalmente riportabili nei periodi d’imposta successivi a quello in cui sono state generate, a condizione che l’impresa sia imputata al regime di redditività ordinaria e che non si verifichi alcuna delle cause di interruzione della riportabilità.

Cause di interruzione della riportabilità

La riportabilità delle perdite fiscali cessa in presenza di specifiche condizioni, tra cui:

  • Cessione d’azienda o ramo d’azienda: se l’impresa cede l’azienda o un ramo d’azienda, le perdite riportabili non si trasmettono all’acquirente, a meno che non vi sia una continuità sostanziale tra le due attività.
  • Trasformazione, fusione o scissione: in caso di trasformazione, fusione o scissione di società, le perdite riportabili possono essere trasmesse alle società risultanti solo se sussistono determinati requisiti di continuità.
  • Mutamento dell’attività: se l’impresa modifica radicalmente la sua attività, le perdite riportabili relative all’attività cessata non sono più utilizzabili.
  • Riduzione volontaria o coattiva della partecipazione: se la partecipazione in una società controllata o partecipata scende al di sotto di determinate soglie, le perdite riportabili relative a tale società non sono più utilizzabili.
  • Sopravvenuti motivi di incapienza: in casi eccezionali, l’Amministrazione Finanziaria può negare la riportabilità delle perdite se ritiene che l’impresa non abbia la capacità di generare redditi futuri sufficienti per utilizzarle.

 

Limiti alla riportabilità

L’ammontare delle perdite fiscali riportabili è soggetto a limiti quantitativi stabiliti dalla legge. In generale, le perdite possono essere compensate con i redditi futuri fino a concorrenza del loro ammontare originario. Tuttavia, per alcune categorie di imprese o per specifiche tipologie di perdite, possono essere previsti limiti più restrittivi.

Modalità di utilizzo delle perdite fiscali

Le perdite fiscali riportabili possono essere utilizzate per compensare i redditi imponibili dei periodi d’imposta successivi a quello in cui sono state generate. In particolare, le perdite possono essere:

  • imputate direttamente al reddito imponibile dell’anno in cui si verifica la compensazione;
  • utilizzate in compensazione con altri redditi derivanti da operazioni diverse da quella che ha generato la perdita (ad esempio, dividendi, plusvalenze da cessione di partecipazioni).

 

Aspetti procedurali

Per fruire della riportabilità delle perdite fiscali, l’impresa deve compilare correttamente la dichiarazione dei redditi e conservare la documentazione che comprova il sostenimento delle spese e dei costi che hanno generato la perdita. In caso di controllo da parte dell’Amministrazione Finanziaria, l’impresa dovrà essere in grado di dimostrare la sussistenza delle condizioni per la riportabilità e il corretto utilizzo delle perdite.

Conclusioni

La riportabilità delle perdite fiscali rappresenta un importante strumento per le imprese, che consente di attenuare l’impatto negativo di periodi di crisi o di avvio dell’attività. Tuttavia, è fondamentale conoscere le regole e i limiti che disciplinano tale istituto, al fine di utilizzarlo correttamente e in modo conforme alla normativa vigente.

Credito di imposta Mezzogiorno: acquisto barche

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Hai acquistato una barca nuova nel 2023?

Allora devi assolutamente sapere che hai diritto ad un credito d’imposta in F24!

Con la Legge 28 dicembre 2015 n. 208, è stato introdotto un credito d’imposta a favore delle imprese che effettuano l’acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni del Mezzogiorno.

 

Tale disciplina è stata poi modificata dalla Legge 27 febbraio 2017 n. 18 di conversione del Decreto-Legge 29 dicembre 2016.

 

Chi può beneficiare di tale credito?

Possono beneficiare i soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano investimenti in beni strumentali da destinare alle aree produttive con sede nelle regioni del Mezzogiorno ovvero Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Sono ammesse le imprese con qualsiasi forma giuridica e dimensione.

 

 Quali sono le spese ammissibili?

Sono ammissibili le spese relative all’acquisto di beni materiali strumentali nuovi relativi a impianti, attrezzature e macchinari (Es. catamarano), ovvero, quei beni che permangono nell’azienda per più anni e vengono utilizzati nel processo produttivo dell’impresa.

Risulta ammissibile anche l’acquisto tramite locazione finanziaria (leasing).

 

In quale arco temporale?

L’agevolazione è prevista per investimenti realizzati a decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2023.

 

A quanto ammonta il credito d’imposta?

Il credito è previsto nelle seguenti misure:

–         fino al 45% per le micro/piccole imprese;

–         fino al 35% per le medie imprese;

–         fino al 25% per le grandi imprese.

 

Come si utilizza il credito?

Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione, con il modello F24, a decorrere dal periodo di imposta in cui è stato effettuato l’investimento.

 

Come si ottiene il credito?

Le imprese interessate dovranno presentare all’Agenzia delle Entrate un modello d’istanza nel quale dovranno essere indicati i dati degli investimenti per il quale si richiede l’agevolazione, entro il 31 dicembre 2024.

 

Cosa succede se l’investimento è avvenuto nel 2024?

Si potrà beneficiare di un’altra agevolazione, ovvero il credito d’imposta ZES UNICA 2024 istituito dal D. L. 124 del 2023 convertito in Legge n. 162/2023.

 

Di cosa si tratta?

È un credito d’imposta istituito sulla falsariga del credito d’imposta Mezzogiorno e che lo ha “sostituito” dal 01 gennaio 2024.

 

 Quali sono le spese ammissibili?

Sono ammissibili le spese relative all’acquisto di beni materiali strumentali nuovi relativi a impianti, attrezzature e macchinari (Es. catamarano).

Ma anche di terreni e immobili, nel limite del 50% del valore complessivo dell’investimento.

Anche in questo caso, è ammesso l’acquisto tramite locazione finanziaria (leasing).

 

 

Credito di imposta Mezzogiorno: acquisto ambulanza

 

Schema riepilogativo

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Detraibilità IVA alberghi e ristoranti: guida completa per il 2024

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L’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) relativa alle spese per prestazioni alberghiere e di somministrazione di alimenti e bevande è, in generale, detraibile per le imprese, i professionisti e i lavoratori autonomi. Tuttavia, la detraibilità è soggetta a specifiche limitazioni e condizioni che è importante conoscere per evitare errori e sanzioni.

Detraibilità per le Imprese

Le imprese possono detrarre integralmente l’IVA relativa a:

  • Spese per pernottamento in strutture alberghiere (ad esempio, hotel, bed and breakfast, agriturismi), situate sia in Italia che all’estero.
  • Spese per pasti consumati in ristoranti, trattorie, mense e simili, a condizione che i pasti siano consumati nell’ambito di trasferte aziendali.

 

Detraibilità per i Professionisti e i Lavoratori Autonomi

I professionisti e i lavoratori autonomi possono detrarre l’IVA relativa a:

  • Spese per pernottamento in strutture alberghiere (ad esempio, hotel, bed and breakfast, agriturismi), situate sia in Italia che all’estero, a condizione che le spese siano sostenute nell’esercizio dell’attività professionale.
  • Spese per pasti consumati in ristoranti, trattorie, mense e simili, a condizione che i pasti siano consumati nell’ambito di trasferte aventi rilevanza ai fini dell’attività professionale.

 

Limite del 75% per i Pasti

Per quanto riguarda i pasti, la detraibilità è generalmente limitata al 75% dell’importo complessivo della spesa. Tuttavia, il limite del 75% non si applica alle seguenti categorie di soggetti:

  • Imprese di somministrazione di alimenti e bevande
  • Imprese di viaggio e turismo
  • Agenzie di viaggio
  • Professionisti che operano nel settore del turismo

Per questi soggetti, la detraibilità dell’IVA relativa ai pasti è integrale.

Requisiti per la Detraibilità

Per poter detrarre l’IVA relativa a spese per alberghi e ristoranti, è necessario che siano rispettati i seguenti requisiti:

  • Documentazione: Le spese devono essere documentate con regolare fattura o scontrino fiscale, recante i dati del soggetto che effettua la spesa, del fornitore, dell’importo e dell’IVA.
  • Trasferta: Le spese devono essere sostenute nell’ambito di una trasferta. La trasferta deve essere documentata, ad esempio con un ordine di servizio o con un biglietto aereo o ferroviario.
  • Connessione con l’attività lavorativa: Le spese devono essere necessarie per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

 

Casi particolari

Esistono alcuni casi particolari in cui la detraibilità dell’IVA relativa a spese per alberghi e ristoranti può essere soggetta a limitazioni o esclusioni. Ad esempio, non è detraibile l’IVA relativa a:

  • Spese per il noleggio di sale conferenze o per l’organizzazione di eventi
  • Spese per l’acquisto di generi alimentari
  • Spese per pasti consumati in occasione di eventi privati o di carattere conviviale

 

Consigli per la Detraibilità

Per evitare errori e sanzioni, è consigliabile seguire alcuni consigli per la detraibilità dell’IVA relativa a spese per alberghi e ristoranti:

  • Conservare con cura tutta la documentazione relativa alle spese (fatture, scontrini fiscali, ordini di servizio, biglietti di viaggio, ecc.).
  • Verificare che la documentazione sia completa e regolare.
  • Annotare sulla fattura o sullo scontrino fiscale la data e il motivo della trasferta.
  • Conservare un registro delle trasferte.
  • In caso di dubbi, rivolgersi a un professionista contabile.

 

Conclusioni

La detraibilità dell’IVA relativa a spese per alberghi e ristoranti è un tema complesso che richiede una conoscenza approfondita della normativa vigente. È importante seguire le regole e conservare la documentazione necessaria per evitare errori e sanzioni. In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a un professionista contabile.

Indennità di trasferta: per dipendenti, amministratori ed assimilati

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Le indennità di trasferta sono somme di denaro erogate al dipendente, all’amministratore o all’assimilato per coprire le spese sostenute durante lo svolgimento della propria attività lavorativa fuori dalla sede abituale.

Scopo

Lo scopo delle indennità di trasferta è quello di rimborsare le spese effettivamente sostenute dal lavoratore durante la trasferta, al fine di evitare un ingiustificato arricchimento dell’azienda a danno del dipendente.

Tipologie di indennità di trasferta

Esistono due principali tipologie di indennità di trasferta:

  • Indennità giornaliera (o diaria): è un importo fisso giornaliero che viene erogato al lavoratore per coprire le spese di vitto e alloggio.
  • Rimborso delle spese documentate: in questo caso, il lavoratore viene rimborsato delle spese effettivamente sostenute durante la trasferta, previa presentazione di documenti giustificativi (ad esempio, scontrini, fatture, ricevute).

 

Limiti di esenzione

Le indennità di trasferta, sia giornaliere che forfettarie, sono esenti da imposizione fiscale fino a determinati importi giornalieri, che variano a seconda della destinazione della trasferta:

  • Italia: 46,48 euro al giorno
  • Estero: 77,47 euro al giorno

Per le somme eccedenti tali limiti, l’indennità di trasferta concorre a formare il reddito imponibile del lavoratore.

Casi particolari

In alcuni casi, sono previsti limiti di esenzione più elevati per le indennità di trasferta. Ad esempio, per le trasferte all’estero che comportano il pernottamento in strutture alberghiere di lusso, l’Agenzia delle Entrate può autorizzare limiti di esenzione più alti.

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro è tenuto a:

  • Stabilire, con atto unilaterale o con accordo collettivo, i criteri e le modalità di erogazione delle indennità di trasferta
  • Rilasciare al lavoratore una documentazione attestante l’avvenuto pagamento delle indennità di trasferta

 

Obblighi del lavoratore

Il lavoratore è tenuto a:

  • Conservare la documentazione giustificativa delle spese sostenute durante la trasferta
  • Presentare al datore di lavoro la documentazione giustificativa per il rimborso delle spese

 

Sanzioni

In caso di violazione delle norme relative alle indennità di trasferta, il datore di lavoro e il lavoratore possono essere soggetti a sanzioni amministrative.

Conclusione

Le indennità di trasferta rappresentano un importante strumento per garantire un equo trattamento ai lavoratori che svolgono la propria attività fuori dalla sede abituale. È importante che datori di lavoro e lavoratori conoscano le normative vigenti in materia, al fine di evitare contestazioni e sanzioni.

Riferimenti normativi:

  • DPR 917/1986
  • Articolo 6 del Decreto Legislativo 24 dicembre 2019, n. 129

Quando viene eseguito l’Impairment Test

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Test di verifica della perdita di valore,Valore recuperabile,Indicatori di perdita di valore

L’Impairment Test, o test di verifica della perdita di valore, è un processo contabile obbligatorio previsto dagli standard internazionali IAS 36 e IFRS 3. Il suo scopo è quello di valutare se il valore contabile di un’attività registrata nel bilancio sia superiore al suo valore recuperabile, ovvero al massimo tra il suo fair value ed il value in use. In caso di esito negativo, l’azienda è tenuta a rettificare il valore contabile dell’attività, registrando una corrispondente perdita d’esercizio.

Ma quando è effettivamente necessario eseguire l’Impairment Test?

La normativa stabilisce che il test debba essere effettuato almeno una volta all’anno, in occasione della redazione del bilancio d’esercizio. Tuttavia, la frequenza può aumentare in presenza di specifici indicatori che suggeriscono un potenziale deterioramento del valore delle attività.

Ecco alcuni esempi di tali indicatori:

  • Riduzione dei ricavi derivanti dall’utilizzo dell’attività: Un calo significativo dei ricavi generati da un’immobiliare, ad esempio affitti in calo per un complesso commerciale, può rappresentare un segnale di allarme.
  • Aumento dei costi di manutenzione: Se i costi necessari per mantenere l’efficienza di un impianto industriale crescono in modo anomalo, potrebbe essere necessario valutare una potenziale perdita di valore.
  • Mutamenti sfavorevoli delle condizioni di mercato: Un improvviso calo dei prezzi di mercato di beni simili all’attività posseduta, o un peggioramento delle previsioni economiche del settore di riferimento, possono richiedere un’attenta valutazione.
  • Obsolescenza tecnologica: Se un macchinario diventa obsoleto a causa di innovazioni tecnologiche, il suo valore recuperabile potrebbe diminuire significativamente.
  • Ristrutturazioni aziendali: In caso di piani di ristrutturazione che prevedono la dismissione di rami d’azienda o la cessione di immobili, è obbligatorio eseguire l’Impairment Test per le attività interessate.
  • Eventi negativi straordinari: Danni causati da calamità naturali, incendi o incidenti, oppure controversie legali che potrebbero limitare l’utilizzo di un’attività, impongono l’esecuzione del test.

Oltre a questi indicatori, le aziende possono decidere di effettuare l’Impairment Test anche in momenti specifici, come ad esempio a seguito di acquisizioni di partecipazioni in altre società o in occasione di valutazioni periodiche del portafoglio immobiliare.

Cosa succede se l’Impairment Test evidenzia una perdita di valore?

In caso di esito negativo del test, l’azienda è tenuta a svalutare l’attività, registrando una perdita d’esercizio nel bilancio. La svalutazione comporta una riduzione permanente del valore contabile dell’attività, che verrà riportato in bilancio ad un importo più aderente al suo valore recuperabile.

E’ importante sottolineare che la svalutazione non rappresenta una cessione dell’attività. Si tratta di un mero riadattamento del valore contabile, che non comporta l’eliminazione dell’attività dal bilancio. L’azienda continuerà a registrare i costi di ammortamento o di deprezzamento dell’attività svalutata, fino alla sua effettiva dismissione.

L’Impairment Test è un processo complesso e delicato che richiede competenze specifiche e una conoscenza approfondita dei principi contabili. Per questo motivo, molte aziende scelgono di affidarsi a professionisti contabili esperti nella materia per l’esecuzione del test e la redazione della relativa documentazione.

In conclusione, l’Impairment Test rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la corretta rappresentazione del patrimonio aziendale nel bilancio. La sua regolare esecuzione, unitamente ad un’attenta analisi dei segnali di deterioramento del valore delle attività, consente alle aziende di fornire una visione trasparente e affidabile della propria situazione finanziaria agli stakeholders.

Errori in fattura: sostanziali e formali, come sanarli ed evitare le sanzioni

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Le fatture sono documenti fiscali obbligatori per ogni transazione commerciale. Esse devono contenere una serie di informazioni precise e complete, al fine di assolvere correttamente agli obblighi fiscali. Tuttavia, può capitare di commettere errori in fattura, i quali possono essere di natura sostanziale o formale.

Errori sostanziali

Gli errori sostanziali sono quelli che incidono sulla base imponibile dell’imposta o sull’ammontare del tributo. In altre parole, sono errori che modificano il “quanto” si deve pagare. Esempi di errori sostanziali includono:

  • Errore nella descrizione dei beni o servizi
  • Quantità errata di beni o servizi
  • Prezzo errato di beni o servizi
  • Aliquota IVA errata
  • Imposta errata

Errori formali

Gli errori formali, invece, non incidono sulla base imponibile o sull’ammontare del tributo, ma riguardano la corretta compilazione della fattura. In altre parole, sono errori che riguardano il “come” è stata compilata la fattura. Esempi di errori formali includono:

  • Dati del cedente/prestatore errati
  • Dati del cessionario/committente errati
  • Numero di fattura errato
  • Data fattura errata
  • Mancanza di dati obbligatori

Come sanare gli errori

La sanabilità degli errori in fattura dipende dalla loro natura.

  • Errori sostanziali: in generale, gli errori sostanziali non sono sanabili e comportano l’applicazione delle sanzioni previste dalla normativa vigente. Tuttavia, in alcuni casi è possibile sanare l’errore mediante l’emissione di una nota di credito o di una nota di debito.
  • Errori formali: gli errori formali, invece, sono generalmente sanabili mediante l’emissione di una nuova fattura che integri o corregga la fattura errata.

Come evitare le sanzioni

Per evitare le sanzioni per errori in fattura, è importante:

  • Prestare la massima attenzione alla compilazione delle fatture
  • Utilizzare un software di fatturazione affidabile
  • Verificare attentamente le fatture prima di emetterle
  • In caso di errori, sanarli tempestivamente

Oltre alle sanzioni, gli errori in fattura possono comportare anche altri problemi, come ad esempio:

  • Impossibilità per il cessionario/committente di detrarre l’IVA
  • Rifiuto della fattura da parte dell’Agenzia delle Entrate
  • Liti con il cessionario/committente

Per tutte queste ragioni, è fondamentale prestare la massima attenzione alla corretta compilazione delle fatture.

Riferimenti normativi

  • DPR 633/1972
  • Articolo 6 del Decreto Legislativo 24 dicembre 2019, n. 129

Conclusione

Conoscere la differenza tra errori sostanziali e formali in fattura, i modi per sanarli e le sanzioni applicabili è fondamentale per evitare problemi fiscali e legali. Prestare attenzione alla corretta compilazione delle fatture è un investimento che si ripaga nel tempo.

Credito d’imposta per acquisto stampante digitale

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Hai acquistato una stampante digitale nuova nel 2023?

Allora devi assolutamente sapere che hai diritto ad un credito d’imposta in F24!

 

Con la Legge 28 dicembre 2015 n. 208, è stato introdotto un credito d’imposta a favore delle imprese che effettuano l’acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni del Mezzogiorno.

 

Tale disciplina è stata poi modificata dalla Legge 27 febbraio 2017 n. 18 di conversione del Decreto-Legge 29 dicembre 2016.

 

Chi può beneficiare di tale credito?

Possono beneficiare i soggetti titolari di reddito di impresa che effettuano investimenti in beni strumentali da destinare alle aree produttive con sede nelle regioni del Mezzogiorno ovvero Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Sono ammesse le imprese con qualsiasi forma giuridica e dimensione.

 

 Quali sono le spese ammissibili?

Sono ammissibili le spese relative all’acquisto di beni materiali strumentali nuovi relativi a impianti, attrezzature e macchinari (Es. stampante digitale), ovvero, quei beni che permangono nell’azienda per più anni e vengono utilizzati nel processo produttivo dell’impresa.

Risulta ammissibile anche l’acquisto tramite locazione finanziaria (leasing).

 

In quale arco temporale?

L’agevolazione è prevista per investimenti realizzati a decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2023.

 

A quanto ammonta il credito d’imposta?

Il credito è previsto nelle seguenti misure:

–         fino al 45% per le micro/piccole imprese;

–         fino al 35% per le medie imprese;

–         fino al 25% per le grandi imprese.

 

Come si utilizza il credito?

Il credito è utilizzabile esclusivamente in compensazione, con il modello F24, a decorrere dal periodo di imposta in cui è stato effettuato l’investimento.

 

Come si ottiene il credito?

Le imprese interessate dovranno presentare all’Agenzia delle Entrate un modello d’istanza nel quale dovranno essere indicati i dati degli investimenti per il quale si richiede l’agevolazione, entro il 31 dicembre 2024.

 

Cosa succede se l’investimento è avvenuto nel 2024?

Si potrà beneficiare di un’altra agevolazione, ovvero il credito d’imposta ZES UNICA 2024 istituito dal D. L. 124 del 2023 convertito in Legge n. 162/2023.

 

Di cosa si tratta?

È un credito d’imposta istituito sulla falsariga del credito d’imposta Mezzogiorno e che lo ha “sostituito” dal 01 gennaio 2024.

 

 Quali sono le spese ammissibili?

Sono ammissibili le spese relative all’acquisto di beni materiali strumentali nuovi relativi a impianti, attrezzature e macchinari (Es. catamarano).

Ma anche di terreni e immobili, nel limite del 50% del valore complessivo dell’investimento.

Anche in questo caso, è ammesso l’acquisto tramite locazione finanziaria (leasing).

 

 

Acquisto aereo: ottieni un credito di imposta mezzogiorno/ZES

 

Schema riepilogativo

Sei interessato ad ottenere il credito d’imposta per l’acquisto della tua imbarcazione da diporto?

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