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giovedì 16 Gennaio 2025
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Al via il Credito d’Imposta ZES per il Mezzogiorno: Domande dal 12 Giugno!

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Imprenditoria Sud

Una svolta importante per il Mezzogiorno d’Italia: il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha firmato il decreto attuativo relativo al credito d’imposta per gli investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES) unica del Mezzogiorno, previsto dall’articolo 16 del Decreto Legge n. 124/2023.

Le imprese interessate potranno presentare le loro domande dal 12 giugno al 12 luglio 2024.

Il Decreto Legge 124/2023 e la ZES unica del Mezzogiorno

L’articolo 16 del D.L. 124/2023 istituisce un credito d’imposta volto a incentivare gli investimenti nelle aree più svantaggiate del Sud Italia, concentrandosi sulla creazione di una Zona Economica Speciale unica. Questa misura mira a stimolare la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo infrastrutturale in una regione che storicamente ha sofferto di un significativo divario rispetto al resto del Paese.

La ZES unica del Mezzogiorno copre varie regioni del Sud Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Dettagli e Obiettivi del Credito d’Imposta

Le imprese che operano in questi territori possono beneficiare del credito d’imposta per investimenti relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, in beni strumentali nuovi quali macchinari, impianti e attrezzature varie destinate a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantante nel territorio, nonché all’acquisto di terreni e all’acquisizione, alla realizzazione ovvero all’ampliamento di immobili strumentali agli investimenti. Il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato.

Il credito d’imposta è una misura fiscale che consente alle imprese di ridurre l’ammontare di imposte, tasse e contributi da pagare in base agli investimenti effettuati. Nello specifico, le imprese che investiranno in beni strumentali nuovi nelle ZES potranno beneficiare di un credito d’imposta fino al 60% per le piccole imprese, fino al 50% per le medie imprese e fino al 40% per le grandi imprese.

L’obiettivo principale di questo incentivo è favorire la modernizzazione delle aziende, migliorare la competitività delle imprese del Sud Italia e attrarre nuovi investimenti.

Inoltre, si punta a ridurre il tasso di disoccupazione, stimolare l’innovazione e incrementare la produttività del Mezzogiorno.

Presentazione delle Domande

Le domande per accedere al credito d’imposta potranno essere presentate a partire dal 12 giugno 2024 fino al 12 luglio 2024; sarà necessario comunicare all’Agenzia delle Entrate l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024 e quelle che si prevedono di sostenere fino al 15 novembre 2024.

Impatto Atteso

Il decreto firmato dal Ministro Giorgetti rappresenta una tappa cruciale per il rilancio economico del Mezzogiorno. L’auspicio è che il credito d’imposta possa attirare nuovi investimenti, sia italiani che esteri, favorendo uno sviluppo economico sostenibile e duraturo.

Le autorità locali e le associazioni di categoria hanno accolto con favore l’annuncio, sottolineando l’importanza di misure concrete per sostenere la crescita del Sud Italia. Si tratta di un’opportunità significativa per le imprese della regione, che potranno beneficiare di un sostegno finanziario rilevante per rafforzare le proprie attività e competere su scala nazionale e internazionale.

In conclusione, la firma del decreto attuativo del credito d’imposta per gli investimenti nella ZES unica del Mezzogiorno rappresenta un passo fondamentale verso la riduzione del divario economico tra Nord e Sud Italia, promuovendo lo sviluppo e la prosperità nelle regioni meridionali del Paese.

In attesa della pubblicazione del testo del Decreto e del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, con il relativo modello utile alla richiesta del credito d’imposta, le imprese interessate sono invitate a prepararsi per presentare le loro domande a partire dal 12 giugno 2024, sfruttando al massimo questa importante opportunità.

Sei interessato ad ottenere il credito d’imposta per il Tuo investimento? 

Non esitare a contattarci, compila subito il form di contatto!

Calcolo imposta di registro su cessione crediti da fonti di energia rinnovabili

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Reverse charge Fotovoltaico IVA Impianto fotovoltaico Soggetto passivo IVA Recupero IVA Liquidità Semplicità

L’imposta di registro grava sulla cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili, come quelli derivanti da:

  • Impianti fotovoltaici: la cessione del “bonus fotovoltaico”, ovvero lo sconto in fattura o la cessione del credito d’imposta per l’installazione di un impianto fotovoltaico, è soggetta ad imposta di registro.
  • Impianti eolici: la cessione dei crediti relativi all’installazione di impianti eolici è soggetta ad imposta di registro.
  • Altri impianti da fonti rinnovabili: la cessione dei crediti derivanti da altri impianti da fonti rinnovabili, come impianti a biomassa o geotermici, è generalmente soggetta ad imposta di registro.

 

Aliquota e base imponibile

L’aliquota dell’imposta di registro per la cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili è dello 0,50%, applicata sulla base imponibile che coincide con il valore nominale dei crediti ceduti.

Casi di esenzione

L’imposta di registro non si applica alla cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili nei seguenti casi:

  • Cessione tra familiari: la cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili tra familiari in linea retta (genitori, figli) o tra coniugi è esente da imposta di registro.
  • Cessione a titolo gratuito: la cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili a titolo gratuito (senza corrispettivo) è esente da imposta di registro.
  • Cessione a soggetti ONLUS: la cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili a favore di enti senza scopo di lucro (ONLUS) è esente da imposta di registro.

 

Modalità di pagamento

L’imposta di registro sulla cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili deve essere pagata mediante:

  • Modello F24: l’importo dell’imposta di registro può essere versato utilizzando il modello F24, indicando il codice tributo “693”.
  • Marca da bollo: se il valore dei crediti ceduti è inferiore a 2.000 euro, l’imposta di registro può essere pagata mediante apposita marca da bollo da apporre sul contratto di cessione.

 

Regime di favore per le cessioni a ESCO

Per le cessioni di crediti da fonti di energia rinnovabili a favore di ESCO (Energy Service Company), è previsto un regime di favore che consente di applicare un’imposta di registro ridotta allo 0,25%.

Per fruire di questo regime di favore, è necessario che la cessione avvenga nell’ambito di un contratto di fornitura di servizi energetici che includa anche l’installazione e la manutenzione dell’impianto da fonti rinnovabili.

Conclusioni

Il calcolo dell’imposta di registro sulla cessione di crediti da fonti di energia rinnovabili è relativamente semplice. Tuttavia, è consigliabile consultare un professionista per verificare se sussistono i presupposti per l’applicazione di eventuali esenzioni o regimi di favore.

Contratto di Cointeressenza agli Utili

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Cointeressenza agli Utili

Il contratto di cointeressenza agli utili rappresenta uno strumento giuridico-economico di grande rilevanza nel contesto imprenditoriale italiano. Questo tipo di accordo, regolato dagli articoli 2554 e seguenti del Codice Civile, consente a più soggetti di collaborare per condividere i profitti derivanti da una specifica attività economica. In questo articolo, esamineremo in dettaglio le caratteristiche, i vantaggi, le implicazioni legali e fiscali, nonché gli scenari pratici in cui tale contratto può essere applicato con successo, facendo una distinzione tra cointeressenza propria e impropria.

Definizione e Caratteristiche Principali

Il contratto di cointeressenza agli utili è un accordo attraverso il quale uno o più imprenditori coinvolgono un collaboratore esterno nella partecipazione agli utili della propria impresa. Questo tipo di contratto presenta alcune peculiarità che lo distinguono da altre forme contrattuali:

  1. Partecipazione agli Utili: Il collaboratore ha diritto a una quota degli utili netti dell’impresa, calcolati secondo le modalità stabilite nel contratto. Questa partecipazione agli utili è solitamente espressa in termini percentuali e può variare in base ai risultati economici dell’attività.
  2. Rapporto di Lavoro Autonomo: Solitamente, il collaboratore che sottoscrive un contratto di cointeressenza agli utili non è considerato un dipendente, ma piuttosto un lavoratore autonomo o un libero professionista. Questo consente una maggiore flessibilità nel definire le condizioni di collaborazione.
  3. Adattabilità: Le clausole del contratto possono essere adattate alle esigenze specifiche delle parti coinvolte, permettendo di stabilire modalità di calcolo degli utili, periodi di pagamento e altri dettagli operativi secondo le necessità.

Distinzione tra Cointeressenza Propria e Impropria

È fondamentale distinguere tra cointeressenza propria e impropria, due varianti del contratto che presentano differenze significative:

  1. Cointeressenza Propria: In questo caso, il collaboratore non partecipa solo agli utili dell’impresa, ma anche alle perdite, seppure in misura limitata e specificata nel contratto. Il collaboratore diventa quindi un vero e proprio socio, condividendo con l’imprenditore sia i rischi sia i benefici dell’attività economica.
  2. Cointeressenza Impropria: In questa variante, il collaboratore partecipa esclusivamente agli utili, senza alcuna responsabilità per le perdite. Questo tipo di cointeressenza è più simile a una forma di incentivazione e non comporta l’assunzione di rischi da parte del collaboratore. È particolarmente utile quando si desidera motivare il collaboratore senza esporlo a rischi finanziari.

Vantaggi del Contratto di Cointeressenza agli Utili

L’adozione di un contratto di cointeressenza agli utili può offrire molteplici benefici, sia per l’imprenditore sia per il collaboratore:

  1. Incentivazione e Motivazione: La prospettiva di partecipare agli utili dell’impresa rappresenta un potente incentivo per il collaboratore, spingendolo a lavorare con maggiore impegno e dedizione per contribuire al successo dell’attività. Questo può tradursi in un incremento della produttività e nella qualità del lavoro svolto.
  2. Flessibilità Contrattuale: A differenza dei contratti di lavoro subordinato, il contratto di cointeressenza agli utili offre una maggiore flessibilità nella definizione delle condizioni di collaborazione. Le parti possono stabilire clausole personalizzate in base alle specifiche esigenze e obiettivi dell’attività economica.
  3. Risparmio sui Costi Fissi: L’imprenditore non è tenuto a pagare uno stipendio fisso al collaboratore, il cui compenso è strettamente legato ai risultati economici dell’impresa. Questo può rappresentare un vantaggio significativo, soprattutto per le imprese di piccole e medie dimensioni che desiderano contenere i costi operativi.
  4. Condivisione del Rischio: Il collaboratore condivide il rischio legato alla variabilità degli utili. Questo crea un senso di collaborazione e partnership tra le parti, favorendo una maggiore coesione e sinergia all’interno dell’impresa.

Implicazioni Legali e Fiscali

La stipulazione di un contratto di cointeressenza agli utili comporta alcune implicazioni legali e fiscali che devono essere attentamente considerate per garantire la validità e l’efficacia dell’accordo:

  1. Forma Scritta: Sebbene il Codice Civile non richieda espressamente la forma scritta per la validità del contratto di cointeressenza, è fortemente consigliabile redigere l’accordo in forma scritta. Questo permette di delineare chiaramente i diritti e gli obblighi delle parti, la percentuale di partecipazione agli utili, le modalità di calcolo degli stessi e altri dettagli rilevanti.
  2. Durata del Contratto: Le parti possono stabilire una durata determinata o indeterminata per il contratto di cointeressenza agli utili. È possibile prevedere clausole di recesso anticipato, che consentano a una delle parti di terminare l’accordo prima della scadenza pattuita, rispettando eventuali periodi di preavviso.
  3. Obblighi Fiscali: Entrambi i soggetti coinvolti nel contratto devono adempiere agli obblighi fiscali previsti dalla normativa vigente. In particolare, l’imprenditore deve dichiarare i redditi derivanti dall’attività economica, mentre il collaboratore deve dichiarare la quota di utili percepita. È importante considerare le eventuali implicazioni fiscali relative alla tipologia di reddito e alla sua tassazione.
  4. Regolamentazione delle Controversie: È consigliabile includere nel contratto clausole che regolino le modalità di risoluzione delle eventuali controversie, ad esempio attraverso l’arbitrato o la mediazione. Questo può contribuire a prevenire lunghi e costosi contenziosi legali.

Scenari Pratici di Applicazione

Il contratto di cointeressenza agli utili trova applicazione in una varietà di contesti imprenditoriali e professionali. Alcuni esempi pratici includono:

  1. Start-up e Imprese Innovative: Le start-up e le imprese innovative spesso utilizzano questo tipo di contratto per coinvolgere talenti esterni e professionisti con competenze specifiche, incentivandoli a contribuire attivamente al successo dell’impresa.
  2. Settore Agroalimentare: Nel settore agroalimentare, gli agricoltori possono stipulare contratti di cointeressenza con commercianti o distributori, condividendo gli utili derivanti dalla vendita dei prodotti agricoli.
  3. Studi Professionali: Gli studi professionali (ad esempio studi legali o studi di consulenza) possono utilizzare contratti di cointeressenza per coinvolgere collaboratori esterni in progetti specifici, condividendo gli utili derivanti dalle prestazioni professionali.
  4. Attività Commerciali e Artigianali: Le piccole attività commerciali e artigianali possono beneficiare della cointeressenza agli utili per incentivare i collaboratori a migliorare le vendite e la qualità dei servizi offerti.

Conclusioni

Il contratto di cointeressenza agli utili rappresenta un efficace strumento di collaborazione e incentivazione all’interno delle dinamiche aziendali. Grazie alla sua flessibilità e ai vantaggi economici che può offrire, costituisce una valida alternativa ai tradizionali rapporti di lavoro subordinato. Tuttavia, per garantire un’efficace applicazione e prevenire controversie, è fondamentale che il contratto sia redatto con precisione, rispettando tutte le norme giuridiche e fiscali applicabili.

In un contesto economico sempre più dinamico e competitivo, la cointeressenza agli utili può contribuire a creare sinergie positive tra imprenditori e collaboratori, favorendo la crescita e la sostenibilità delle imprese. Per questo motivo, è uno strumento che merita attenzione e approfondimento da parte di tutti gli operatori economici interessati a sviluppare modelli di collaborazione innovativi e proficui.

Tracciabilità dei flussi finanziari: guida completa e aggiornata

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contabilità semplificata

La tracciabilità dei flussi finanziari è un tema di crescente importanza nel panorama economico attuale. Essa consiste nella possibilità di monitorare il movimento di denaro attraverso il sistema finanziario, al fine di contrastare fenomeni illegali come l’evasione fiscale, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

In questa guida completa e aggiornata, approfondiremo i concetti chiave legati alla tracciabilità dei flussi finanziari, illustrando i principali strumenti normativi e operativi utilizzati in Italia e a livello internazionale.

Perché la tracciabilità dei flussi finanziari è importante?

La tracciabilità dei flussi finanziari offre molteplici vantaggi:

  • Contrasto all’evasione fiscale: permette di individuare i contribuenti che non dichiarano correttamente i propri redditi, facilitando l’emersione della base imponibile e l’equità fiscale.
  • Lotta al riciclaggio di denaro: consente di identificare le operazioni sospette legate al riciclaggio di proventi illeciti, ostacolando l’infiltrazione di denaro sporco nel sistema finanziario.
  • Prevenzione del finanziamento del terrorismo: permette di intercettare i flussi di denaro destinati a finanziare attività terroristiche, contribuendo alla sicurezza pubblica.
  • Promozione della trasparenza: aumenta la trasparenza delle transazioni finanziarie, favorendo un mercato più efficiente e sicuro.

 

Strumenti per la tracciabilità dei flussi finanziari

Numerosi strumenti sono utilizzati per garantire la tracciabilità dei flussi finanziari:

  • Norme antiriciclaggio: l’Italia ha adottato diverse norme antiriciclaggio, tra cui la Legge n. 197/2006, che impongono obblighi di identificazione della clientela, segnalazione di operazioni sospette e conservazione dei dati a carico degli operatori finanziari.
  • Centralizzazione delle informazioni: l’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) è l’organismo centrale che raccoglie e analizza le segnalazioni di operazioni sospette provenienti dagli operatori finanziari.
  • Scambio di informazioni: a livello internazionale, esiste un sistema di scambio di informazioni tra le unità di informazione finanziaria dei diversi paesi, per agevolare la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
  • Tecnologie innovative: l’utilizzo di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data, permette di migliorare l’efficacia dei sistemi di tracciamento dei flussi finanziari.

 

Obblighi per i cittadini e le imprese

Cittadini e imprese sono tenuti a rispettare alcuni obblighi per contribuire alla tracciabilità dei flussi finanziari:

  • Identificazione del cliente: gli operatori finanziari devono identificare i propri clienti quando effettuano operazioni finanziarie di importo superiore a un certo limite.
  • Segnalazione di operazioni sospette: gli operatori finanziari devono segnalare all’UIF le operazioni che ritengono sospette di essere legate a riciclaggio di denaro o finanziamento del terrorismo.
  • Conservazione dei dati: gli operatori finanziari devono conservare per un determinato periodo di tempo i dati relativi alle transazioni effettuate dai propri clienti.

 

Le novità del 2024

Nel 2024 sono entrate in vigore alcune novità in materia di tracciabilità dei flussi finanziari, tra cui:

  • Rafforzamento delle norme antiriciclaggio: sono state introdotte nuove norme che rafforzano gli obblighi di identificazione della clientela e segnalazione di operazioni sospette per gli operatori finanziari.
  • Ampliamento dello scambio di informazioni: è stato ampliato lo scambio di informazioni tra le unità di informazione finanziaria dei diversi paesi, per agevolare la lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo.
  • Utilizzo di tecnologie innovative: è stato favorito l’utilizzo di tecnologie innovative, come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data, per migliorare l’efficacia dei sistemi di tracciamento dei flussi finanziari.

 

Conclusione

La tracciabilità dei flussi finanziari è un elemento fondamentale per la lotta all’evasione fiscale, al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Grazie all’impegno congiunto di governi, operatori finanziari e cittadini, è possibile costruire un sistema finanziario più trasparente e sicuro.

Redditometro 2024: guida completa e aggiornata

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Redditometro 2024,Controlli fiscali,Documentazione giustificativa

Il Redditometro è uno strumento di controllo fiscale utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per individuare i contribuenti che, pur avendo una capacità di spesa non congrua con il reddito dichiarato, non pagano le tasse correttamente.

In questa guida completa e aggiornata al 2024, illustreremo il funzionamento del Redditometro, i criteri di selezione dei contribuenti, le verifiche effettuate dall’Agenzia delle Entrate e le possibili conseguenze per chi non risponde correttamente alle richieste di chiarimenti.

Come funziona il Redditometro

L’Agenzia delle Entrate incrocia i dati presenti nel proprio archivio con quelli provenienti da fonti esterne, come banche, società di carte di credito, enti locali e gestori di servizi pubblici.

In particolare, vengono analizzate le spese sostenute dai contribuenti, tra cui:

  • Acquisti di beni immobili: l’Agenzia delle Entrate verifica se il contribuente ha acquistato immobili negli ultimi anni e se il prezzo di acquisto è congruo con il reddito dichiarato.
  • Acquisti di autoveicoli: l’Agenzia delle Entrate verifica se il contribuente ha acquistato autoveicoli negli ultimi anni e se il costo dell’autoveicolo è congruo con il reddico dichiarato.
  • Spese con carta di credito: l’Agenzia delle Entrate verifica le spese effettuate con carta di credito dal contribuente, come viaggi, ristoranti e alberghi.
  • Canoni di locazione: l’Agenzia delle Entrate verifica se il contribuente paga canoni di locazione elevati rispetto al reddito dichiarato.
  • Utenze domestiche: l’Agenzia delle Entrate verifica l’ammontare delle utenze domestiche del contribuente, come luce, gas e acqua.

 

Criteri di selezione dei contribuenti

L’Agenzia delle Entrate seleziona i contribuenti da sottoporre a controllo con il Redditometro sulla base di una serie di criteri, tra cui:

  • Elevata discrepanza tra reddito dichiarato e capacità di spesa: se la capacità di spesa del contribuente è significativamente superiore al reddito dichiarato, l’Agenzia delle Entrate lo seleziona per un controllo con il Redditometro.
  • Acquisti di beni di lusso: se il contribuente ha acquistato beni di lusso, come auto di grossa cilindrata o immobili di pregio, l’Agenzia delle Entrate lo seleziona per un controllo con il Redditometro.
  • Frequenti viaggi all’estero: se il contribuente effettua frequenti viaggi all’estero, l’Agenzia delle Entrate lo seleziona per un controllo con il Redditometro.
  • Posesso di barche o yacht: se il contribuente possiede barche o yacht, l’Agenzia delle Entrate lo seleziona per un controllo con il Redditometro.

 

Verifiche effettuate dall’Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle Entrate, una volta selezionato il contribuente, invia una comunicazione in cui richiede di fornire chiarimenti sulle spese sostenute. Il contribuente è tenuto a rispondere alla comunicazione entro il termine indicato, fornendo all’Agenzia delle Entrate la documentazione che giustifica le spese.

L’Agenzia delle Entrate può incrociare i dati forniti dal contribuente con quelli in proprio possesso e con quelli provenienti da altre fonti. Se dalle verifiche emerge che il contribuente non ha dichiarato correttamente i propri redditi, l’Agenzia delle Entrate può avviare un accertamento fiscale e contestare le maggiori imposte dovute, oltre alle sanzioni.

Conseguenze per chi non risponde alle richieste di chiarimenti

Il contribuente che non risponde alle richieste di chiarimenti dell’Agenzia delle Entrate entro il termine indicato, o che fornisce documentazione non idonea a giustificare le spese sostenute, può subire le seguenti conseguenze:

  • Accertamento fiscale: l’Agenzia delle Entrate può avviare un accertamento fiscale per contestare i maggiori redditi non dichiarati e le relative imposte dovute.
  • Sanzioni: l’Agenzia delle Entrate può applicare le sanzioni previste per la mancata o irregolare presentazione della documentazione e per l’omessa o insufficiente dichiarazione dei redditi.
  • Iscrizione all’elenco dei contribuenti infedeli: l’Agenzia delle Entrate può iscrivere il contribuente all’elenco dei contribuenti infedeli, con conseguenze negative per l’accesso al credito e ad altri benefici.

 

Consigli per evitare il Redditometro

Per evitare di essere selezionati per un controllo con il Redditometro e incorrere nelle relative sanzioni, è consigliabile seguire alcuni consigli:

  • Dichiarare correttamente i propri redditi: è fondamentale dichiarare tutti i redditi percepiti, anche quelli derivanti da attività non ufficiali o da lavoro nero.
  • Conservare la documentazione che giustifica le spese: è importante conservare la documentazione che giustifica le spese sostenute, come fatture, scontrini e ricevute.
  • Evitare di effettuare pagamenti in contanti per importi elevati: i pagamenti in contanti per importi elevati possono attirare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate.
  • Utilizzare carte di credito prepagate per le spese online: l’utilizzo di carte di credito prepagate per le spese online può garantire una maggiore riservatezza.
  • Non ostentare il proprio tenore di vita: è consigliabile evitare di ostentare il proprio tenore di vita sui social network o attraverso acquisti di beni di lusso eccessivi.

 

In caso di dubbi

In caso di dubbi su come compilare la dichiarazione dei redditi o su come giustificare le proprie spese, è consigliabile consultare un professionista, come un commercialista o un consulente fiscale.

Conclusione

Il Redditometro è uno strumento di controllo fiscale importante per contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, è importante per i contribuenti essere informati sul suo funzionamento e adottare le opportune cautele per evitare di incorrere in sanzioni.

Guida fiscale agli enti locali: tassazione, tributi e adempimenti

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Gli enti locali, in quanto soggetti giuridici, sono tenuti ad assolvere una serie di obblighi fiscali, previsti da diverse normative. In questa guida, forniremo una panoramica completa della fiscalità degli enti locali, illustrando i principali tributi a cui sono sottoposti, gli adempimenti fiscali da effettuare e le novità introdotte nel 2024.

Tassazione degli enti locali

Gli enti locali sono soggetti a diverse tipologie di imposte, tra cui:

  • IRPEF: imposta sul reddito delle persone fisiche, applicata ai redditi derivanti da attività commerciali esercitate dall’ente locale.
  • IRES: imposta sul reddito delle società, applicata ai redditi derivanti da attività commerciali esercitate da società partecipate dagli enti locali.
  • IMU: imposta municipale unica, applicata ai beni immobili di proprietà degli enti locali.
  • TASI: tassa sui servizi indivisibili, applicata a fronte dei servizi indivisibili resi dall’ente locale.
  • IRAP: imposta regionale sulle attività produttive, applicata al valore aggiunto delle attività produttive esercitate dall’ente locale.
  • Addizionali IRPEF e IRES: addizionali applicate all’IRPEF e all’IRES per finanziare i servizi locali.

 

Tributi locali

Oltre alle imposte statali, gli enti locali possono istituire tributi propri, quali:

  • Tassa di soggiorno: tassa applicata ai turisti che soggiornano nel territorio dell’ente locale.
  • Tassa di occupazione del suolo pubblico: tassa applicata per l’occupazione del suolo pubblico da parte di mezzi di trasporto o manufatti.
  • Tassa per l’utilizzo degli impianti sportivi: tassa applicata per l’utilizzo degli impianti sportivi di proprietà dell’ente locale.

 

Adempimenti fiscali

Gli enti locali sono tenuti ad effettuare una serie di adempimenti fiscali, tra cui:

  • Presentazione della dichiarazione dei redditi: gli enti locali devono presentare la dichiarazione dei redditi annualmente, entro i termini previsti dalla legge.
  • Pagamento delle imposte: gli enti locali devono versare le imposte dovute entro i termini previsti dai relativi scadenzari.
  • Presentazione delle dichiarazioni periodiche: gli enti locali devono presentare periodicamente all’Agenzia delle Entrate una serie di dichiarazioni, tra cui la dichiarazione IVA e la dichiarazione IRAP.
  • Comunicazione dei dati rilevanti ai fini fiscali: gli enti locali devono comunicare all’Agenzia delle Entrate una serie di dati rilevanti ai fini fiscali, tra cui i dati relativi ai propri dipendenti e ai propri fornitori.

 

Novità 2024

Con l’entrata in vigore di alcune novità normative, a partire dal 2024 la fiscalità degli enti locali cambia in alcuni aspetti:

  • Riduzione dell’aliquota IRES: l’aliquota IRES per gli enti locali viene ridotta dal 24,5% al 23,5%.
  • Aumento della franchigia per l’IMU: la franchigia per l’IMU sugli immobili di proprietà degli enti locali viene aumentata da 500 metri quadrati a 600 metri quadrati.
  • Introduzione di una nuova addizionale IRPEF: viene introdotta una nuova addizionale IRPEF a carico degli enti locali, destinata al finanziamento dei servizi sociali.

 

Conclusioni

La fiscalità degli enti locali è un tema complesso e in continua evoluzione. È importante per gli enti locali rimanere aggiornati sulle ultime novità normative e adempiere correttamente agli obblighi fiscali previsti dalla legge. In caso di dubbi, è consigliabile consultare un professionista per ricevere assistenza fiscale qualificata.

Guida fiscale alla cedolare secca: come applicarla e quando conviene

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Cedolare secca

La cedolare secca è un regime fiscale alternativo all’IRPEF che si applica ai redditi derivanti dalla locazione di immobili. Si tratta di un regime fiscale agevolato che prevede l’applicazione di un’imposta unica e sostitutiva, con aliquote che variano a seconda del tipo di immobile locato. In questo articolo, forniremo una guida completa alla cedolare secca, illustrando come applicarla, quando conviene e quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto al regime ordinario IRPEF.

Come applicare la cedolare secca

Per applicare la cedolare secca, è necessario presentare la dichiarazione dei redditi entro il termine previsto, indicando i redditi derivanti dagli immobili locati nel regime cedolare secca. Nella dichiarazione, è necessario compilare il quadro RB dedicato ai redditi da locazione, specificando l’aliquota applicata e il calcolo dell’imposta dovuta.

Quando conviene la cedolare secca

La cedolare secca conviene in generale quando il canone di locazione è basso o medio, in quanto l’imposta sostitutiva applicata è inferiore all’imposta IRPEF che si dovrebbe applicare in regime ordinario. In particolare, la cedolare secca conviene:

  • Per i proprietari di immobili che hanno altri redditi di lavoro o da impresa: in questo caso, l’applicazione della cedolare secca può comportare un risparmio fiscale significativo, in quanto l’imposta sostitutiva è applicata separatamente dal reddito complessivo ai fini IRPEF.
  • Per i proprietari di immobili che non hanno altre spese deducibili: in questo caso, la cedolare secca offre un vantaggio rispetto al regime ordinario IRPEF, in quanto non è necessario detrarre le spese sostenute per l’immobile (ad esempio, spese di manutenzione, interessi sul mutuo) per il calcolo del reddito imponibile.
  • Per i proprietari di immobili che desiderano una tassazione più semplice e trasparente: la cedolare secca prevede un’imposta unica e sostitutiva, con un calcolo semplice e trasparente, che evita la necessità di complesse verifiche fiscali.

 

Vantaggi della cedolare secca

I principali vantaggi della cedolare secca sono:

  • Imposta unica e sostitutiva: l’imposta applicata in regime cedolare secca è unica e sostitutiva dell’IRPEF, delle addizionali locali e dell’imposta di bollo.
  • Calcolo semplice e trasparente: il calcolo dell’imposta dovuta in regime cedolare secca è semplice e trasparente, in quanto l’imposta è applicata direttamente sul canone di locazione senza bisogno di dedurre le spese.
  • Tassazione separata dal reddito complessivo: l’imposta cedolare secca è applicata separatamente dal reddito complessivo ai fini IRPEF, il che può comportare un risparmio fiscale per i proprietari di immobili che hanno altri redditi.
  • Esenzione dall’imposta di registro e dall’imposta di bollo per i contratti di locazione di durata inferiore a un anno: in regime cedolare secca, i contratti di locazione di durata inferiore a un anno sono esenti dall’imposta di registro e dall’imposta di bollo.

 

Svantaggi della cedolare secca

I principali svantaggi della cedolare secca sono:

  • Imposta non deducibile: l’imposta cedolare secca non è deducibile ai fini del calcolo dell’IRPEF, il che significa che non può essere detratta dalle altre imposte dovute.
  • Impossibilità di detrarre le spese: in regime cedolare secca non è possibile detrarre le spese sostenute per l’immobile (ad esempio, spese di manutenzione, interessi sul mutuo) per il calcolo del reddito imponibile.
  • Aliquota non sempre vantaggiosa: l’aliquota della cedolare secca può non essere sempre vantaggiosa, in particolare per i proprietari di immobili con canoni di locazione elevati.

Regione Puglia: Investimento agevolato per creazione di Casa Funeraria (Titolo II Capo 3 Reg. Regionale 17/2014)

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Casa funeraria

La regione Puglia, attraverso il “Titolo II Capo 3” della Legge Regionale 17/2014, offre un’importante opportunità di finanziamento per le piccole e medie imprese (PMI).

Questo strumento è concepito per favorire gli investimenti produttivi, stimolare la crescita economica locale e promuovere l’occupazione. Tra le varie iniziative che possono beneficiare di questi fondi, la creazione di una casa funeraria rappresenta un’opzione di particolare rilevanza.

Le case funerarie svolgono un ruolo fondamentale nel fornire servizi essenziali alle comunità durante i momenti più difficili, offrendo supporto e assistenza alle famiglie colpite da un lutto. Avviare una casa funeraria non solo risponde a una domanda concreta, ma rappresenta anche un’opportunità imprenditoriale significativa, in grado di combinare aspetti economici e sociali.

A quanto ammontano gli investimenti e le agevolazioni del Titolo II capo 3?

L’aiuto sarà erogato in forma di contributo in conto Impianti determinato sul montante degli Interessi di un finanziamento concesso da un Soggetto Finanziatore.

Il contributo viene riconosciuto in misura pari all’Interest Rate Swap (Euribor 6 mesi versus tasso fisso) denaro, in euro a 10 anni {10Y/6M), pubblicato sul quotidiano “Il Sole 24 Ore” il giorno della stipula del finanziamento da parte del Soggetto Finanziatore, maggiorato di uno spread.

Al momento la misura dello spread è pari al 5% (500 punti base); tale valore viene aggiornato di anno in anno.

Il contributo in conto impianti calcolato sul montante degli interessi comprenderà l’eventuale preammortamento:

  • Per una durata massima di 12 mesi per i finanziamenti destinati all’acquisto di macchinari e di attrezzature;
  • Per una durata massima di 24 mesi per i finanziamenti destinati all’ampliamento dello stabilimento.

Qualunque sia la maggior durata del contratto di finanziamento, il contributo in conto impianti determinato sul montante degli Interessi sarà calcolato con riferimento ad una durata massima del finanziamento (al netto dell’eventuale periodo di preammortamento) di:

  • sette anni per i finanziamenti destinati alla creazione, all’ampliamento e/o all’ammodernamento dello stabilimento;
  • cinque anni per i finanziamenti destinati all’acquisto di macchinari, attrezzature, brevetti e licenze.

Le agevolazioni saranno calcolate, indipendentemente dall’ammontare del progetto ammissibile, su un importo finanziato massimo di:

− 4.000.000 di euro in caso di soggetti proponenti di medie dimensioni;

− 2.000.000 di euro in caso di soggetti proponenti di micro e piccole dimensioni.

Le imprese in possesso del rating di legalità (articolo 5-ter del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni della legge 24 maggio 2012, n. 27) beneficiano di un’ulteriore sovvenzione diretta che è pari al 5% dell’importo dell’investimento per le piccole imprese ed al 2,50% dell’investimento per le medie imprese, in entrambi i casi con un tetto massimo pari ad euro 100.000,00. Alla data di invio telematica della domanda da parte del Soggetto Finanziatore, le imprese devono già possedere il rating di legalità o avere inoltrato apposita richiesta all’Autorità Garante della concorrenza e del mercato.

Le imprese che hanno conseguito il rating di legalità, l’importo massimo del contributo aggiuntivo in conto impianti è elevato a 1.300.000 euro per le medie e a 800.000 euro per le piccole imprese.

Per gli investimenti in nuovi macchinari ed attrezzature potrà essere erogato un contributo aggiuntivo:  trattasi di una premialità pari al pari al 30% per le medie imprese e pari al 35% per le piccole imprese nell’eventualità di realizzazione di un investimento per la realizzazione di un “impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile” (comprensivo delle spese relative alla diagnosi energetica nella misura non superiore all’1,5% del costo dell’impianto di produzione di energia da fonte rinnovabile, per un ammontare complessivo non superiore a € 10.000,00).

I soggetti proponenti che realizzano interventi in opere murarie necessari al recupero di immobili esistenti e non utilizzati (come definiti al comma 23 del precedente art. 4), ove acquisibili e restaurabili, beneficiano di una ulteriore sovvenzione diretta del 10%. Tale 10% di ulteriore sovvenzione sarà calcolato esclusivamente con riferimento alle spese necessarie all’eventuale acquisto e al recupero dei predetti immobili, così come definiti al comma 23 del precedente art. 4.

In presenza di un eventuale ESL aiuto di cui al finanziamento del rischio, in forma di garanzia, controgaranzia e cogaranzia, il quale si somma all’aiuto di cui al presente Avviso fino a concorrenza del massimale, l’ammontare massimo della sovvenzione complessiva viene aumentato di 10 punti percentuali (45%) per le medie imprese e di 15 punti percentuali (60%) per le piccole imprese

Chi può richiedere l’agevolazione?                

Possono richiedere l’agevolazione:

  • microimprese (impresa che occupa meno di 10 persone, realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di euro);
  • imprese di piccole dimensioni (impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio non superiori a 10 milioni di euro);
  • imprese di medie dimensioni: che occupa meno di 250 persone, realizza un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro oppure il totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di euro;
  • liberi professionisti, in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attività economica, secondo l’art. 12, legge 22 maggio 2017, n. 81.

Quali attività si possono realizzare con l’aiuto del Titolo II capo 3?

Con il Titolo II capo 3 si possono realizzare investimenti in unità locali ubicate/da ubicare nel territorio della Regione Puglia e riguardanti Progetti di investimento di importo non inferiori a € 30.000,00 per:

  • la creazione di una nuova unità produttiva;
  • l’ampliamento di una unità produttiva esistente;
  • diversificazione della produzione di uno stabilimento esistente per ottenere prodotti mai fabbricati precedentemente;
  • il cambiamento fondamentale del processo di produzione complessivo di un’unità produttiva esistente

Sono ammissibili gli investimenti riguardanti:

  • imprese artigiane, costituite anche in forma cooperativa o consortile, iscritte negli albi di cui alla legge 443/85 (legge quadro sull’artigianato);
  • imprese che realizzano programmi di investimento nel settore del commercio:
    • esercizi commerciali di vendita al dettaglio ed all’ingrosso classificati esercizi di vicinato (esercizi con superficie di vendita non superiore a 250 mq);
    • esercizi commerciali di vendita al dettaglio ed all’ingrosso classificati M1. Medie strutture di livello locale con superficie di vendita da 251 a 600 mq (LR n. 11/2003);
    • esercizi commerciali di vendita al dettaglio ed all’ingrosso classificati M2. Medie strutture di livello locale con superficie di vendita da 601 a 1.500 mq (LR n. 11/2003);
    • esercizi commerciali di vendita al dettaglio ed all’ingrosso classificati M3. medie strutture attrattive con superficie di vendita da 1501 a 2500 mq (LR n. 11/2003);
    • servizi di ristorazione di cui al gruppo “56” della “Classificazione delle Attività economiche ATECO 2007”, ad eccezione delle categorie “56.10.4” e “56.10.5”;
    • attività di commercio elettronico; per commercio elettronico si intende l’attività commerciale – ovvero quella di acquisto di merci in nome e per conto proprio e la loro rivendita – svolta tramite la rete internet, mediante l’utilizzo di un portale o sito web (e-commerce).
  • imprese che realizzano investimenti in alcune attività economiche delle seguenti divisioni della “Classificazione delle Attività economiche ATECO 2007:
    • sezione “C”: imprese, non iscritte negli albi di cui alla legge 443/85, che realizzano investimenti riguardanti il settore delle attività manifatturiere;
    • sezione “E”: settore fornitura di acqua, reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento;
    • sezione “F”: settore delle costruzioni;
    • sezione “J”: settore dei servizi di comunicazione ed informazione;
    • sezione “Q”: sanità e assistenza sociale;
    • sezione “R”: settore Attività artistiche, di intrattenimento e divertimento.
  • Liberi professionisti che svolgono le attività disciplinate da apposite leggi professionali o quelle regolamentate dalla legge n. 4 del 14 gennaio 2013 (“disposizioni in materia di professioni non organizzate”), che realizzano attività in uno dei settori previsti di cui all’allegato 1.

Quali sono le spese ammissibili?

Sono ammissibili le spese per:

  1. acquisto del suolo aziendale e sue sistemazioni entro il limite del 5% dell’importo dell’investimento in attivi materiali;
  2. spese per opere murarie e assimilabili relative a interventi di ampliamento o di riqualificazione di immobili esistenti nonché quelle relative a nuova costruzione solo nei casi in cui l’impresa dimostri che l’assenza di agevolazione su tali spese, in ragione delle caratteristiche tecnologiche e localizzative dell’iniziativa, ne inficerebbe la redditività e le opportunità di innovazione e sviluppo;
  3. acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie, nuovi di fabbrica, ivi compresi quelli necessari all’attività di rappresentanza, nonché i mezzi mobili strettamente necessari al ciclo di produzione o per il trasporto in conservazione condizionata dei prodotti, purché dimensionati all’effettiva produzione, identificabili singolarmente ed a servizio esclusivo dell’unità produttiva oggetto delle agevolazioni. Per il settore dei trasporti sono escluse le spese relative all’acquisto di materiale di trasporto e l’acquisto di automezzi è ammissibile esclusivamente nel caso di imprese di trasporto
  • persone;
  1. Investimenti finalizzati al miglioramento delle misure di prevenzione dei rischi, salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;
  2. spese di progettazione ingegneristica e di direzione lavori nei limiti del 5% delle spese di cui alla lettera b);
  3. sono ammissibili anche le spese per l’acquisto di programmi informatici commisurati alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa ed i trasferimenti di tecnologia mediante l’acquisto di diritti di brevetto e licenze, connessi alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa.

Come presentare domanda di agevolazione?

Le domande possono essere inoltrate unicamente da un Soggetto Finanziatore (Banca o Confidi Vigilato) accreditato o un Confidi (iscritto nell’Elenco ex art. 112 TUB tenuto dall’Organismo Confidi Minori oppure iscritto nell’albo unico di cui all’art. 106 del TUB) in via telematica attraverso la procedura on line “Titolo II capo 3” messa a disposizione nella pagina dedicata all’Avviso presente su www.sistema.puglia.it (sul sito sistema.puglia è presente un utility con l’elenco dei soggetti accreditati).

L’invio della domanda di agevolazione e della documentazione relativa sarà effettuato dal Soggetto Finanziatore solo successivamente alla deliberazione di concessione del finanziamento.

Il Soggetto Finanziatore deve deliberare il finanziamento bancario ed inviare telematicamente la domanda entro 6 mesi dalla data di ricevimento della stessa da parte dell’impresa proponente, pena la decadenza della domanda di aiuto dell’impresa e la eliminazione della posizione telematica dalla procedura.

Il Soggetto Finanziatore o il Confidi, al fine di censire telematicamente la domanda di aiuti nella piattaforma telematica (con contestuale generazione del codice pratica), deve procedere obbligatoriamente alla compilazione di tutte le informazioni previste per la generazione della domanda di agevolazione (Allegato C), come da modulo di domanda allegato al presente Avviso. Tale allegato generato telematicamente, deve essere firmato digitalmente dal legale rappresentante dell’impresa proponente o dal libero professionista.

Il Soggetto Finanziatore inserisce nella procedura telematica l’attestazione della presentazione domanda (Allegato D) sottoscritta con firma digitale.

A seguito di presentazione della domanda presso un Soggetto Finanziatore, ottenuto il codice pratica, il Soggetto Proponente si deve obbligatoriamente registrare al portale raggiungibile nella pagina dedicata all’Avviso presente su www.sistema.puglia.it, eseguire la procedura di attivazione profilo e, successivamente, accreditarsi per la specifica pratica. Una volta accreditata il Soggetto proponente potrà operare sulla propria pratica ed effettuare l’upload di tutta la documentazione utile al completamento delle verifiche istruttorie, eventualmente richiesta da Puglia Sviluppo SPA.

 

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Contabilità in outsourcing: guida completa e novità 2024

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La gestione della contabilità aziendale può essere un’attività complessa e dispendiosa in termini di tempo e risorse. Per questo motivo, sempre più aziende scelgono di affidare la propria contabilità in outsourcing, a professionisti esterni specializzati nel settore. In questo articolo, forniremo una panoramica completa della contabilità in outsourcing, con particolare attenzione ai benefici, ai costi e alle novità introdotte nel 2024.

Cos’è la contabilità in outsourcing?

La contabilità in outsourcing consiste nell’affidare la gestione della contabilità aziendale a un’azienda esterna specializzata. Ciò significa che l’azienda delega a terzi compiti come la registrazione delle fatture, la tenuta dei libri contabili, la predisposizione delle dichiarazioni fiscali e la gestione degli adempimenti con gli enti previdenziali.

Benefici della contabilità in outsourcing

I benefici della contabilità in outsourcing sono numerosi:

  • Riduzione dei costi: l’esternalizzazione della contabilità può comportare una significativa riduzione dei costi fissi e variabili, in quanto non è necessario assumere e formare personale interno dedicato.
  • Maggiore efficienza: le aziende di outsourcing specializzate dispongono di competenze e tecnologie all’avanguardia, che permettono di gestire la contabilità in modo più efficiente e preciso.
  • Maggiore tranquillità: affidare la contabilità a professionisti esterni libera i titolari e i dipendenti dell’azienda da compiti complessi e spesso noiosi, permettendo loro di concentrarsi su attività più strategiche per la crescita del business.
  • Conformità alle normative: le aziende di outsourcing sono sempre aggiornate sulle ultime novità normative in materia fiscale e contabile, garantendo la conformità dell’azienda a tutti gli obblighi previsti dalla legge.
  • Accesso a competenze specialistiche: le aziende di outsourcing possono offrire competenze specialistiche in materia di contabilità internazionale, fiscalità societaria o revisione contabile, che potrebbero essere difficilmente reperibili all’interno dell’azienda.

 

Costi della contabilità in outsourcing

I costi della contabilità in outsourcing variano in base a diversi fattori, tra cui le dimensioni dell’azienda, il volume delle transazioni, la complessità della contabilità e il livello di servizi richiesti. In generale, i costi possono essere calcolati a forfait, a ore o in base al numero di fatture emesse.

Novità 2024

Con l’entrata in vigore di alcune novità normative, a partire dal 2024 la contabilità in outsourcing diventa ancora più vantaggiosa per le aziende:

  • Aumento della franchigia per la fatturazione elettronica: la franchigia per l’obbligo di emissione e trasmissione delle fatture elettroniche è stata aumentata da 250.000 euro a 800.000 euro. Ciò significa che le aziende con un fatturato inferiore a 800.000 euro non sono obbligate a fatturare elettronicamente, con un conseguente risparmio di costi e di adempimenti burocratici.
  • Introduzione della fatturazione elettronica B2B obbligatoria per tutti: a partire dal 1° gennaio 2024, la fatturazione elettronica B2B diventa obbligatoria per tutte le partite IVA. Ciò significa che tutte le aziende dovranno emettere e trasmettere le fatture elettroniche ai propri fornitori, anche se questi sono esonerati dall’obbligo. L’affidamento della contabilità in outsourcing a un’azienda specializzata può semplificare notevolmente l’adempimento di questo nuovo obbligo.
  • Esteso il regime di esenzione dall’IVA per le prestazioni di servizi rese a distanza: l’esenzione dall’IVA per le prestazioni di servizi rese a distanza da fornitori esteri è stata estesa anche ai servizi resi a favore di consumatori finali. Ciò significa che le aziende che acquistano servizi da fornitori esteri non dovranno applicare l’IVA sugli acquisti, con un conseguente risparmio di costi.

 

Come scegliere un fornitore di servizi di contabilità in outsourcing

  • Costo: è importante richiedere preventivi a diversi fornitori e comparare i costi non solo in termini di prezzo ma anche di servizi inclusi.
  • Tecnologia: è importante verificare che il fornitore utilizzi software di contabilità moderni e affidabili e che sia in grado di garantire la sicurezza dei dati aziendali.
  • Comunicazione: è importante scegliere un fornitore con cui si instauri un buon rapporto di comunicazione e che sia in grado di fornire risposte chiare e tempestive alle domande dell’azienda.

 

Conclusione

La contabilità in outsourcing può essere una valida soluzione per le aziende di tutte le dimensioni che desiderano ridurre i costi, migliorare l’efficienza e la tranquillità nella gestione della propria contabilità. Affidandosi a un fornitore di servizi qualificato e affidabile, le aziende possono concentrarsi sul loro core business, sicure che la propria contabilità sia in buone mani.

Beni della società concessi in uso o godimento ai soci e familiari

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Concedere beni aziendali in uso o godimento ai soci o ai loro familiari è una prassi diffusa in molte società, ma è importante farlo nel rispetto delle normative vigenti per evitare conseguenze fiscali e legali negative. In questo articolo, forniremo una panoramica completa della disciplina in materia, con particolare attenzione alle novità introdotte nel 2024.

Disciplina fiscale

La concessione di beni aziendali ai soci o familiari configura un’operazione di comodato gratuito, che ai fini fiscali rileva come distribuzione indiretta di utili. Ciò significa che il valore del bene concesso viene considerato come reddito imponibile per il socio o familiare che ne beneficia, mentre per la società costituisce un costo deducibile.

Regime fiscale

Il regime fiscale applicabile alla concessione di beni aziendali ai soci o familiari varia in base al valore del bene e al tipo di bene:

  • Beni immobili: per i beni immobili, il reddito imponibile per il socio o familiare è costituito dal valore locativo normale del bene, determinato in base all’estimo catastale e alle caratteristiche dell’immobile.
  • Altri beni: per gli altri beni (ad esempio, autoveicoli, imbarcazioni), il reddido imponibile è costituito dal valore normale del bene, determinato in base al suo prezzo di mercato.

 

Novità 2024

Con la Legge di Bilancio 2024, sono state introdotte alcune novità in materia di beni aziendali concessi in uso o godimento ai soci o familiari:

  • Aumento della franchigia: la franchigia per i beni immobili concessi in uso gratuito è stata aumentata da 500 euro a 1.000 euro. Ciò significa che se il valore locativo normale del bene è inferiore a 1.000 euro, il socio o familiare non è tenuto a pagare le imposte.
  • Riduzione dell’aliquota IRPEF: l’aliquota IRPEF applicabile al reddito derivante dalla concessione di beni aziendali in uso gratuito è stata ridotta dal 26% al 20%.

 

Obblighi di comunicazione

Le società che concedono beni aziendali in uso o godimento ai soci o familiari sono tenute ad adempiere ad alcuni obblighi di comunicazione:

  • Comunicazione all’Agenzia delle Entrate: entro il 31 marzo di ogni anno, le società devono comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai beni concessi in uso gratuito, ai soci o familiari che ne beneficiano e al valore normale dei beni.
  • Documentazione: le società devono conservare adeguata documentazione relativa all’operazione, come il contratto di comodato e le fatture relative alle eventuali spese sostenute per il bene.

 

Casi di esclusione dalla disciplina del comodato gratuito

In alcuni casi, la concessione di beni aziendali ai soci o familiari non configura un’operazione di comodato gratuito ai fini fiscali. Ciò avviene quando:

  • Il bene viene utilizzato per l’esercizio dell’attività d’impresa del socio o familiare.
  • Il socio o familiare corrisponde un canone di locazione alquanto congruo al valore normale del bene.
  • La concessione del bene avviene nell’ambito di un piano di welfare aziendale.

 

Consigli per le società

Per evitare di incorrere in sanzioni o contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, è consigliabile che le società che intendono concedere beni aziendali ai soci o familiari seguano alcuni consigli:

  • Verificare la fattibilità dell’operazione: prima di concedere il bene, è importante verificare se l’operazione è legittima e se non vi sono ostacoli legali o fiscali.
  • Redigere un contratto di comodato: è consigliabile redigere un contratto di comodato scritto che definisca i termini e le condizioni dell’operazione, come la durata del comodato, il valore normale del bene e gli obblighi del socio o familiare.
  • Assicurarsi del rispetto degli obblighi di comunicazione: è importante adempiere correttamente agli obblighi di comunicazione previsti dalla normativa vigente.
  • Conservare la documentazione: è importante conservare la documentazione relativa all’operazione, come il contratto di comodato e le fatture relative alle eventuali spese sostenute per il bene.

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