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lunedì 13 Gennaio 2025
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Ferie per i titolari di Partita IVA: come gestire il registratore telematico in modalità “Fuori Servizio”

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Con l’arrivo dell’estate, molti titolari di partita IVA decidono di chiudere i loro esercizi commerciali per qualche settimana di ferie. Prima di partire, è utile impostare il registratore telematico su “fuori servizio“. Anche se non è un obbligo, questa operazione informa l’Agenzia delle Entrate del motivo della sospensione dei dati, prevenendo segnalazioni di anomalie. Questa procedura è necessaria solo per chiusure superiori ai 12 giorni.

 

Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 18 gennaio 2023, n. 15943, descrive le regole per disattivare temporaneamente il registratore telematico.

Se la chiusura dell’attività supera i 12 giorni o se non si conosce in anticipo la durata dell’interruzione, bisogna inviare un evento di tipo “fuori servizio” (codice 608) per notificare l’inizio del periodo di inattività.

Il registratore tornerà operativo alla prima trasmissione successiva.

 

Come specificato anche nella risposta all’interpello n. 247/2022, la modalità “fuori servizio” permette all’Amministrazione di comprendere il motivo di eventuali mancate o tardive trasmissioni dei dati.

 

Per chi chiude meno di una settimana, non è necessario eseguire alcuna procedura.

Le specifiche tecniche aggiornate, versione 11.1, confermano che in caso di chiusure settimanali, domenicali, ferie o altre interruzioni non causate da malfunzionamenti tecnici, il registratore telematico invierà un file unico con i dati del periodo di inattività, indicando un importo zero, alla riapertura.

 

In breve:

  • Per chiusure inferiori a 12 giorni, non ci sono anomalie per l’Agenzia delle Entrate.
  • Per chiusure superiori a 12 giorni, l’Agenzia richiederà chiarimenti via PEC. L’esercente dovrà spiegare il motivo della mancata trasmissione, che sarà coperta dal flusso di dati “zero” inviato dal registratore alla riapertura.

 

La comunicazione dell’inattività può avvenire in due modi

  1. Attraverso il sito web dell’Agenzia delle Entrate, nella sezione “Area Gestore ed Esercente”, selezionando “Procedure di Emergenza” e poi “Dispositivo Fuori Servizio”.

 

  1. Utilizzando una funzionalità specifica del registratore telematico per impostarlo su “Fuori Servizio – codice 608”. Questa funzione è obbligatoria per i registratori approvati dal 30 giugno 2023. Per i modelli precedenti, è possibile aggiornare il software per adeguarsi alle nuove specifiche tecniche.

Registrazione fattura pranzo dipendenti

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La registrazione delle fatture relative ai pranzi dei dipendenti può essere un compito complesso per le aziende, in quanto richiede la considerazione di diversi aspetti fiscali e normativi. In questo articolo, forniremo una guida completa su come registrare correttamente le fatture pranzo dei dipendenti, illustrando i requisiti, le procedure e le problematiche più comuni.

Quando è obbligatorio registrare le fatture pranzo

L’obbligo di registrare le fatture relative ai pranzi dei dipendenti dipende da diverse variabili, tra cui:

  • Tipologia di erogazione:
    • Rimborso spese: se il dipendente paga anticipatamente il pranzo e poi viene rimborsato dall’azienda, è obbligatoria la registrazione della fattura.
    • Servizio mensa: se l’azienda eroga direttamente il servizio di mensa ai propri dipendenti, non è obbligatoria la registrazione delle fatture, a meno che non si tratti di un servizio fornito da un fornitore esterno.
    • Ticket restaurant: se l’azienda utilizza i ticket restaurant, la registrazione delle fatture relative all’acquisto dei ticket non è obbligatoria, ma è consigliabile conservarle per eventuali controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.

 

  • Finalità del pranzo:
    • Pranzi di lavoro: se i pranzi sono consumati in occasione di incontri di lavoro con clienti o fornitori, le fatture relative possono essere considerate spese di rappresentanza e quindi essere deducibili ai fini fiscali, a determinate condizioni.
    • Pranzi non di lavoro: se i pranzi non sono strettamente connessi all’attività lavorativa, le fatture relative non sono deducibili ai fini fiscali.

 

Come registrare le fatture pranzo

La registrazione delle fatture pranzo dei dipendenti deve seguire le regole generali per la registrazione delle fatture. In particolare, è necessario:

  • Numerare le fatture: assegnare un numero progressivo a ciascuna fattura.
  • Registrare le fatture nel libro giornale: annotare le fatture nel libro giornale, indicando la data, il numero di fattura, il fornitore, l’importo e l’IVA.
  • Conservare le fatture: conservare le fatture originali per almeno 10 anni.

 

Documentazione necessaria

Oltre alla fattura, è importante conservare la documentazione che attesta la connessione tra il pranzo e l’attività lavorativa. Tale documentazione può includere:

  • Note spese: compilate dai dipendenti, con indicazione della data, del luogo, dei partecipanti e del motivo del pranzo.
  • Ordini del giorno: delle riunioni di lavoro con clienti o fornitori.
  • Email: che documentano la comunicazione relativa all’incontro di lavoro.

 

Problematiche comuni

Alcune delle problematiche più comuni relative alla registrazione delle fatture pranzo dei dipendenti includono:

  • Distinzione tra pranzi di lavoro e pranzi non di lavoro: può essere difficile stabilire se un pranzo è da considerarsi di lavoro o meno. In caso di dubbi, è consigliabile consultare un professionista fiscale.
  • Mancanza di documentazione: la mancanza di documentazione che attesti la connessione tra il pranzo e l’attività lavorativa può comportare l’indeducibilità della spesa ai fini fiscali.
  • Errori nella registrazione delle fatture: errori nella numerazione, nella registrazione nel libro giornale o nella conservazione delle fatture possono comportare sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

 

Consigli

Per evitare problematiche e semplificare la gestione delle fatture pranzo dei dipendenti, è consigliabile:

  • Definire una policy aziendale chiara: che stabilisca i criteri per il rimborso dei pranzi di lavoro e la documentazione necessaria.
  • Utilizzare un software di gestione delle fatture: che automatizzi il processo di registrazione e consenta di conservare le fatture in modo sicuro.
  • Consultare un professionista fiscale: per ricevere assistenza in materia di deducibilità delle spese per pranzi di lavoro e per la corretta registrazione delle fatture.

 

Conclusioni

La registrazione delle fatture pranzo dei dipendenti richiede una corretta gestione per evitare errori e sanzioni.

Seguendo le indicazioni fornite in questa guida e adottando le opportune misure cautelative, le aziende possono registrare le fatture in modo conforme alle normative vigenti e semplificare la gestione amministrativa.

Royalty: tutto quello che c’è da sapere

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Le royalty sono delle canoni periodici che vengono pagati dal licenziatario al licenziante per lo sfruttamento di un bene immateriale, come un brevetto, un marchio, un diritto d’autore o un know-how. In parole semplici, rappresentano un compenso per il diritto di utilizzare un’invenzione, una creazione intellettuale o un altro bene immateriale.

Come funzionano le royalty?

Le royalty vengono generalmente calcolate come una percentuale sulle vendite dei prodotti o dei servizi che incorporano il bene immateriale licenziato. Possono essere fisse o variabili, a seconda degli accordi tra le parti.

Esempio

Un’azienda farmaceutica sviluppa un nuovo farmaco e lo brevetta.

Successivamente, concede in licenza il brevetto a un’altra azienda che lo produce e lo vende. L’azienda farmaceutica riceverà una royalty su ogni unità del farmaco venduto.

Tipi di royalty

Esistono diversi tipi di royalty, tra cui:

  • Royalty sulle vendite: la percentuale più comune, calcolata sulle vendite dei prodotti o servizi che incorporano il bene immateriale licenziato.
  • Royalty minime garantite: un importo fisso minimo che il licenziatario deve pagare al licenziante, indipendentemente dalle vendite.
  • Royalty progressivc: una percentuale che aumenta in base alle vendite o ai profitti del licenziatario.
  • Royalty incrociate: royalties pagate per l’utilizzo di più beni immateriali.

 

Vantaggi e svantaggi delle royalty

Vantaggi per il licenziante:

  • Fonte di reddito passivo: le royalty possono generare un flusso di cassa costante per il licenziante, anche se non è direttamente coinvolto nella produzione o nella vendita dei prodotti o servizi.
  • Protezione della proprietà intellettuale: le royalty possono aiutare a proteggere la proprietà intellettuale del licenziante, impedendo l’utilizzo non autorizzato del bene immateriale.

 

Svantaggi per il licenziante:

  • Perdita di controllo: il licenziante cede parte del controllo sul proprio bene immateriale al licenziatario.
  • Difficoltà di monitoraggio: può essere difficile monitorare le vendite del licenziatario e garantire che le royalty vengano pagate correttamente.

 

Vantaggi per il licenziatario:

  • Accesso a nuove tecnologie o conoscenze: le royalty possono consentire al licenziatario di accedere a nuove tecnologie o conoscenze che altrimenti non sarebbero disponibili.
  • Sviluppo di nuovi prodotti o servizi: le royalty possono aiutare il licenziatario a sviluppare nuovi prodotti o servizi che possono essere competitivi sul mercato.

 

Svantaggi per il licenziatario:

  • Costi aggiuntivi: le royaly possono rappresentare un costo aggiuntivo significativo per il licenziatario.
  • Limitazione della libertà d’azione: il licenziatario potrebbe essere limitato nella sua libertà d’azione per quanto riguarda lo sviluppo e la commercializzazione dei prodotti o servizi che incorporano il bene immateriale licenziato.

 

Aspetti fiscali delle royalty

Le royalty sono generalmente considerate reddito imponibile sia per il licenziante che per il licenziatario. La specifica tassazione varia a seconda del Paese e del regime fiscale applicabile.

Conclusione

Le royalty possono essere un strumento prezioso per generare reddito e proteggere la proprietà intellettuale. Tuttavia, è importante comprendere i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di accordo prima di stipulare un contratto di licenza.

Plusvalenza cessione auto: cosa deve sapere il professionista

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Agevolazione Credito d’imposta Gasolio

La cessione di un’autovettura da parte di un professionista può generare una plusvalenza o una minusvalenza, che impattano sul reddito imponibile e, di conseguenza, sulle imposte da versare.

Come si calcola la plusvalenza o minusvalenza?

La plusvalenza o minusvalenza si ottiene dalla differenza tra:

  • Corrispettivo o indennità percepiti: il prezzo di vendita dell’auto
  • Costo non ammortizzato: il costo originario dell’auto meno gli ammortamenti già dedotti

 

In caso di plusvalenza

  • Solo una parte è imponibile: la plusvalenza è tassata solo al 20%, in quanto si presume che il restante 80% sia già stato consumato dall’uso del bene.
  • L’imponibile varia in base al regime fiscale: per i professionisti che determinano il reddito con il regime forfettario, la plusvalenza è imponibile al 15%.

 

In caso di minusvalenza

  • Non è interamente deducibile: la minusvalenza è deducibile solo per la stessa quota in cui sono stati dedotti gli ammortamenti.

 

Esempio

Un professionista ha acquistato un’auto nel 2020 per 30.000 euro e l’ha ammortizzata per il 50%. Nel 2024 la vende per 25.000 euro.

  • Costo non ammortizzato: 30.000 euro – (30.000 euro x 50%) = 15.000 euro
  • Plusvalenza: 25.000 euro – 15.000 euro = 10.000 euro
  • Imponibile plusvalenza: 10.000 euro x 20% = 2.000 euro
  • Imposte da versare: 2.000 euro x 26% (aliquota IRPEF) = 520 euro

 

Cosa fare per la dichiarazione fiscale

  • Regime forfettario: la plusvalenza o minusvalenza va indicata nel quadro RE del Modello Redditi.
  • Regime ordinario: la plusvalenza o minusvalenza va indicata nel quadro RL del Modello Redditi.

 

Casi particolari

  • Auto beni strumentali: se l’auto è stata usata esclusivamente per l’attività professionale, la plusvalenza o minusvalenza è tassata per intero.
  • Auto beni non strumentali: se l’auto è stata usata anche per fini personali, la plusvalenza o minusvalenza è tassata solo in proporzione all’uso professionale.

Controlli fiscali a palestre e centri sportivi ASD e SSD: cautele e documenti da tenere a portata di mano

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Palestre e centri sportivi, sia ad associazione sportiva dilettantistica (ASD) che a società sportiva dilettantistica (SSD), sono frequentemente oggetto di controlli fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza.

Tali controlli mirano a verificare il rispetto delle normative fiscali e contributive da parte di queste realtà, spesso soggette a regimi fiscali agevolati.

Per evitare sanzioni e facilitare i controlli, è fondamentale per le ASD e SSD adottare alcune cautele e tenere a portata di mano i documenti richiesti.

Cautele da osservare

  • Iscrizione al Registro Coni: Assicurarsi di essere correttamente iscritti al Registro Coni e di mantenere aggiornata la propria posizione.
  • Tenere una regolare contabilità: Adottare un sistema di contabilità ordinato e completo, registrando tutte le entrate e le uscite con la relativa documentazione giustificativa.
  • Conservare i documenti: Conservare per almeno 10 anni i documenti fiscali e contabili, quali fatture, ricevute, scontrini fiscali, libri contabili, ecc.
  • Rilasciare regolarmente le ricevute: Emettere ricevute fiscali per tutte le quote associative e i corrispettivi incassati, indicando correttamente la causale del pagamento.
  • Rispettare gli obblighi di comunicazione: Assolvere correttamente gli obblighi di comunicazione previsti dalla normativa fiscale, come la presentazione del Modello EAS per le ASD che svolgono attività commerciale.

 

Documenti da tenere a portata di mano

  • Atto costitutivo e statuto: I documenti che definiscono l’assetto societario e le finalità dell’ente.
  • Codice fiscale: Il codice fiscale dell’ASD o SSD.
  • Iscrizione al Registro Coni: La copia dell’iscrizione al Registro Coni.
  • Libri contabili: I libri contabili obbligatori per legge, aggiornati con regolarità.
  • Documentazione bancaria: Estratti conto bancari e rendiconto della gestione economica.
  • Documentazione relativa alle quote associative: Registri delle quote associative incassate e relative ricevute fiscali.
  • Documentazione relativa ai corrispettivi: Fatture, ricevute e altra documentazione giustificativa per i corrispettivi incassati.
  • Documentazione relativa alle spese: Fatture, ricevute e altra documentazione giustificativa per le spese sostenute.
  • Contratti di lavoro: Copie dei contratti di lavoro dei dipendenti, se presenti.

 

In caso di controllo fiscale

  • Mostrare collaborazione: Accogliere gli ufficiali addetti al controllo con cortesia e collaborazione, fornendo loro libero accesso ai locali e ai documenti richiesti.
  • Facilitare le verifiche: Fornire tutte le informazioni e i documenti richiesti in modo chiaro e completo.
  • Conservare la calma: Mantenere un atteggiamento collaborativo e sereno, evitando inutili discussioni o contestazioni.

 

In aggiunta alle cautele e ai documenti sopra elencati, è consigliabile consultare un professionista esperto in materia fiscale e sportiva per ricevere una consulenza personalizzata e garantirsi il massimo rispetto degli obblighi normativi.

Seguendo queste semplici linee guida, le ASD e SSD possono ridurre significativamente il rischio di incorrere in sanzioni durante i controlli fiscali.

Ricordarsi che la trasparenza e la collaborazione sono le armi migliori per tutelare la propria posizione e dimostrare il corretto operato dell’ente.

Acquisto immobile: leasing o mutuo? La scelta vantaggiosa nel 2024

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L’acquisto di un immobile rappresenta un investimento importante e la decisione tra leasing e mutuo può generare dubbi. Entrambi gli strumenti presentano caratteristiche e vantaggi differenti, adatti a esigenze e contesti specifici. Analizziamo nel dettaglio le opzioni, considerando gli scenari attuali del 2024.

Leasing

  • Vantaggi:

    • Minore esborso iniziale: Il leasing richiede un anticipo generalmente più basso rispetto al mutuo, facilitando l’accesso all’acquisto anche con disponibilità finanziarie limitate.
    • Flessibilità: Al termine del contratto, l’immobile può essere riscattato, restituito o rinnovato il contratto, offrendo diverse opzioni al cliente.
    • Deducibilità fiscale: I canoni di leasing sono deducibili fiscalmente per le imprese, rappresentando un vantaggio per le attività commerciali.
  • Svantaggi:

    • Non si diviene proprietari: Al termine del contratto, l’immobile non appartiene al locatario, a differenza del mutuo che porta alla piena proprietà.
    • Canoni più elevati: In generale, le rate del leasing tendono ad essere più alte rispetto alle rate del mutuo, soprattutto nella fase iniziale del contratto.
    • Minore personalizzazione: Il leasing potrebbe limitare la libertà di personalizzare l’immobile, subordinandola alle condizioni contrattuali.

 

Mutuo

  • Vantaggi:

    • Diventare proprietari: Il mutuo permette di acquisire la piena proprietà dell’immobile al termine del pagamento del debito.
    • Maggiore stabilità: Le rate del mutuo sono generalmente fisse per un lungo periodo, garantendo stabilità di spesa nel tempo.
    • Possibilità di personalizzazione: Essendo proprietari, si ha la libertà di apportare modifiche e personalizzazioni all’immobile senza restrizioni.
  • Svantaggi:

    • Maggiore esborso iniziale: Il mutuo richiede un anticipo più alto rispetto al leasing, potendo rappresentare un ostacolo per chi ha disponibilità finanziarie limitate.
    • Minore flessibilità: Una volta stipulato il contratto, il mutuo comporta un impegno finanziario a lungo termine con minore flessibilità rispetto al leasing.
    • Non deducibile fiscalmente: I costi del mutuo non sono deducibili fiscalmente per le imprese, a differenza dei canoni di leasing.

 

Quale opzione scegliere?

La scelta tra leasing e mutuo dipende da diversi fattori, tra cui:

  • Disponibilità finanziarie iniziali: Se si dispone di un capitale limitato, il leasing potrebbe essere più accessibile.
  • Esigenze di flessibilità: Se si desidera mantenere flessibilità al termine del contratto, il leasing offre più opzioni.
  • Obiettivi a lungo termine: Se l’obiettivo è la piena proprietà dell’immobile, il mutuo rappresenta la scelta ideale.
  • Profilo fiscale: Se si è un’impresa, la deducibilità fiscale dei canoni di leasing può essere un vantaggio considerevole.

 

Considerazioni aggiuntive per il 2024

  • Aumento dei tassi di interesse: Nel 2024, si assiste a un generale aumento dei tassi di interesse, che potrebbe incidere sulle rate di mutuo e leasing. È importante valutare le condizioni attuali del mercato e le previsioni per il futuro.
  • Bonus edilizi: In Italia, sono disponibili diversi bonus edilizi che possono ridurre i costi di acquisto o ristrutturazione di un immobile. È importante verificare quali bonus sono applicabili e come possono influenzare la scelta tra leasing e mutuo.

In definitiva, la scelta tra leasing e mutuo deve essere ponderata attentamente, considerando le proprie esigenze, capacità finanziarie e obiettivi a lungo termine.

Perché il rating di legalità conviene alle imprese?

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rating di legalità

Il rating di legalità è uno strumento ideato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per certificare il rispetto della legalità da parte delle imprese. Si tratta di una valutazione sintetica che tiene conto di diversi indicatori, tra cui l’assenza di pendenze con l’erario, la regolarità contributiva, il rispetto degli obblighi in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e la prevenzione della corruzione.

Ottenere un rating di legalità comporta numerosi vantaggi per le imprese:

Migliore reputazione e immagine

Un rating di legalità alto dimostra che l’impresa è affidabile e rispettosa delle regole, il che può accrescere la fiducia di clienti, fornitori, partner e investitori. Questo può tradursi in un maggiore accesso al credito, a condizioni più favorevoli, e in una maggiore facilità nel reperire nuovi clienti e partner.

Agevolazioni negli appalti pubblici

Le imprese con un rating di legalità alto possono beneficiare di maggiori punteggi nelle gare d’appalto pubbliche, ottenendo quindi una maggiore possibilità di aggiudicarsi i contratti. Inoltre, possono accedere a procedure semplificate e a termini di pagamento più brevi.

Riduzioni di oneri e garanzie

Per le imprese con un rating di legalità alto sono previsti oneri amministrativi ridotti e minori garanzie in sede di rilascio di autorizzazioni e concessioni. Questo può comportare un risparmio di tempo e denaro.

Accesso a finanziamenti agevolati

Le imprese con un rating di legalità alto possono accedere a finanziamenti agevolati a tassi di interesse più bassi e con condizioni più favorevoli. Questo può essere un importante vantaggio per le imprese che necessitano di liquidità per investire o per crescere.

Vantaggi fiscali

In alcune Regioni italiane, le imprese con un rating di legalità alto possono beneficiare di agevolazioni fiscali, come ad esempio riduzioni dell’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) o dell’imposta di bollo.

Maggiore tranquillità e sicurezza

Con un rating di legalità alto, le imprese hanno la tranquillità di operare nel rispetto delle regole e di minimizzare il rischio di sanzioni o contestazioni da parte delle autorità. Questo può portare a un maggiore senso di sicurezza e a una gestione aziendale più serena.

In conclusione, il rating di legalità rappresenta uno strumento volontario che può apportare numerosi vantaggi alle imprese, sia in termini di immagine e reputazione che di concrete agevolazioni economiche e operative.

Ottenere un rating di legalità alto è un investimento che può ripagare ampiamente nel medio e lungo periodo.

Sassari: Bando Voucher Digitali I4.0

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Il nuovo bando è un’occasione imperdibile per le Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI) di tutti i settori economici! La Camera di Commercio di Sassari promuove la diffusione della cultura e delle pratiche digitali, offrendo un sostegno economico concreto per le iniziative di digitalizzazione e per progetti orientati alla sostenibilità ambientale.

 

Obiettivi Specifici

Questo bando è pensato per:

  • Favorire la collaborazione tra MPMI e esperti in tecnologie I4.0: Incentivare progetti che introducano nuovi modelli di business digitali e green.
  • Promuovere l’uso di nuove competenze e tecnologie digitali: Supportare la strategia del Piano Transizione 4.0, offrendo servizi e soluzioni innovative alle imprese.

 

Soggetti Beneficiari

Le agevolazioni sono destinate alle imprese che soddisfano i seguenti requisiti:

  • Essere una Micro, Piccola o Media Impresa.
  • Avere sede legale nella circoscrizione della Camera di Commercio di Sassari.
  • Essere attive e regolarmente iscritte al Registro delle Imprese.
  • Essere in regola con il pagamento del diritto annuale per gli anni 2021, 2022 e 2023.
  • Non essere in stato di fallimento, liquidazione o altre situazioni equivalenti.
  • Non avere legali rappresentanti, amministratori o soci con cause di divieto, decadenza o sospensione.
  • Non essere soggette a sanzioni interdittive.
  • Non avere forniture in essere con la Camera di Commercio di Sassari.
  • Non aver superato i massimali previsti dal regime “de minimis” negli ultimi tre esercizi.
  • Non aver beneficiato dei voucher Digitali I4.0 negli anni dal 2018 al 2023.
  • Essere in regola con gli obblighi contributivi e le normative sulla salute e sicurezza sul lavoro.

 

Interventi Ammissibili

Il bando finanzia, tramite contributi a fondo perduto (voucher), progetti di innovazione digitale. Gli ambiti tecnologici coperti includono:

  • Robotica avanzata e collaborativa
  • Interfaccia uomo-macchina
  • Manifattura additiva e stampa 3D
  • Prototipazione rapida
  • Internet delle cose e delle macchine
  • Cloud computing, HPC, fog e quantum computing
  • Cyber security e business continuity
  • Big data e analytics
  • Intelligenza artificiale
  • Blockchain
  • Realtà aumentata e virtuale
  • Simulazione e sistemi cyberfisici
  • Integrazione verticale e orizzontale
  • Soluzioni digitali di filiera
  • Gestione e coordinamento dei processi aziendali
  • E-commerce
  • Smart working e telelavoro
  • Automazione del sistema produttivo e di vendita
  • Banda Ultralarga
  • Pagamenti mobile e via Internet
  • Fintech
  • EDI, electronic data interchange
  • Geolocalizzazione
  • In-store customer experience
  • System integration
  • Next Production Revolution (NPR)
  • Digital marketing
  • Transizione ecologica

Sono finanziabili:

  • Servizi di consulenza e formazione relativi alle tecnologie indicate.
  • Acquisto di beni e servizi strumentali, inclusi dispositivi e spese di connessione.

 

Entità e Forma dell’Agevolazione

Le risorse stanziate ammontano a 150.000 euro, distribuite sotto forma di voucher con un importo massimo di 5.000 euro ciascuno. Le spese ammissibili devono essere almeno 3.000 euro (IVA esclusa), coprendo fino al 70% delle spese al netto dell’IVA.

 

Scadenza

Non perdere questa opportunità! Le domande devono essere presentate entro le ore 18:00 del 20/09/2024.

 

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Affitto d’azienda: la deduzione degli ammortamenti spetta all’affittuario?

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L’affitto d’azienda è un contratto con cui una parte (concedente) concede in godimento a un’altra (affittuario) un’azienda o un complesso aziendale per un determinato periodo di tempo e verso un corrispettivo (canone di locazione).

Un aspetto rilevante di questo contratto riguarda il trattamento fiscale dei beni compresi nell’azienda affittata, in particolare per quanto concerne la deduzione degli ammortamenti.

La regola generale

Secondo l’articolo 2561, comma 2, del Codice Civile, gli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria gravano sull’affittuario.

Ciò significa che, in linea generale, l’affittuario ha il diritto di dedurre il costo degli ammortamenti dei beni strumentali e immateriali compresi nell’azienda affittata, nel suo bilancio d’esercizio.

Deroga convenzionale

Tuttavia, le parti del contratto di affitto possono derogare a questa regola generale, stabilendo che la deduzione degli ammortamenti spetti al concedente.

In questo caso, il concedente potrà dedurre il costo degli ammortamenti nel proprio bilancio d’esercizio, mentre l’affittuario non avrà tale diritto.

Condizioni per la deroga

La deroga convenzionale alla deduzione degli ammortamenti da parte dell’affittuario è valida solo se:

  • È espressamente pattuita nel contratto di affitto;
  • Il concedente conserva la proprietà dei beni oggetto dell’ammortamento;
  • L’affittuario si obbliga a restituire i beni in buono stato al termine del contratto.

 

Come determinare l’ammortamento

L’affittuario che ha diritto a dedurre gli ammortamenti dei beni aziendali affittati deve determinare il relativo ammontare facendo riferimento al costo originario dei beni, così come risulta dalla contabilità del concedente.

Per il calcolo dell’ammortamento, l’affittuario può utilizzare i coefficienti di ammortamento stabiliti per il settore di appartenenza dell’azienda affittata.

Normativa di riferimento

La disciplina fiscale relativa alla deduzione degli ammortamenti nell’affitto d’azienda è contenuta nell’articolo 102, comma 8, del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

Società estere in Italia: aspetti giuridici e fiscali

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Le società estere, ovvero quelle costituite secondo l’ordinamento giuridico di un altro Paese, possono operare in Italia in diverse modalità, ognuna con specifiche implicazioni giuridiche e fiscali. In questo articolo, approfondiremo i principali aspetti da considerare per le società estere che intendono svolgere attività in Italia.

Stabili organizzazione in Italia (SO)

Se una società estera svolge in Italia un’attività di organizzazione stabile, è considerata residente fiscalmente in Italia per i redditi prodotti da tale stabile organizzazione. Una stabile organizzazione si configura in diverse fattispecie, tra cui:

  • Una sede fissa di affari.
  • Un dipendente o un agente autorizzato ad agire per conto della società estera.
  • La presenza di un deposito di merci.

In caso di stabile organizzazione, la società estera è soggetta all’imposta sul reddito delle imprese (IRES) e all’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) sui redditi derivanti dall’attività svolta in Italia.

Branch

Le società estere possono aprire in Italia una branch, ovvero una diramazione della casa madre dotata di propria autonomia operativa e gestionale. La branch è considerata un’unità locale della società estera e non una persona giuridica autonoma. I redditi prodotti dalla branch sono imputati direttamente alla società estera, che ne è responsabile ai fini fiscali in Italia.

Società per azioni (S.p.A.) o società a responsabilità limitata (S.r.l.)

Le società estere possono costituire in Italia una società per azioni (S.p.A.) o una società a responsabilità limitata (S.r.l.). In questo caso, la società italiana è una nuova persona giuridica autonoma, con propria responsabilità patrimoniale e distinta da quella della società estera madre. La società italiana è soggetta a IRES e IRAP sui propri redditi.

Trattamento fiscale dei dividendi

I dividendi distribuiti da una società residente in Italia a soci residenti o non residenti in Italia sono assoggettati a una ritenuta d’imposta a titolo d’imposta nella misura del 26%. L’aliquota può essere ridotta o azzerata in base a specifiche convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.

Regime di tassazione controllata (CFC)

Le società estere controllate da società residenti in Italia possono essere soggette al regime di tassazione controllata (CFC). In questo regime, i redditi non distribuiti dalla società estera controllata possono essere tassati in capo alla società residente in Italia, come se fossero stati effettivamente distribuiti.

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