-4 C
Rome
domenica 12 Gennaio 2025
Home Blog Page 28

La Cassazione conferma l’uso del metodo “analitico-induttivo” anche in presenza di contabilità inattendibile

0
Corte di Cassazione,Ricorso Agenzia delle Entrate,Metodo analitico-induttivo

La Corte di Cassazione ha recentemente sancito che, anche quando la contabilità di una società risulta complessivamente inattendibile, l’Amministrazione finanziaria può avvalersi del metodo di accertamento “analitico-induttivo”. Questa decisione, espressa nelle sentenze n. 16498 e 16528 del 13 giugno 2024, sottolinea la flessibilità dell’ufficio nell’utilizzo dei metodi di accertamento fiscale, confermando che non è obbligato a ricorrere esclusivamente al metodo “induttivo puro”.

 

Metodi di Accertamento Fiscale: Un Panorama Completo

Il Testo Unico sull’Accertamento (DPR n. 600/1973) stabilisce le principali modalità di accertamento a disposizione del Fisco. Questi metodi sono:

  • Accertamento Analitico: Consente la rettifica delle singole componenti reddituali, attive e passive, ricalcolando le voci che compongono il reddito.
  • Accertamento Sintetico: Si basa sull’analisi delle spese sostenute dal contribuente durante il periodo d’imposta.
  • Accertamento Analitico-Induttivo: Utilizza presunzioni qualificate (gravità, precisione, e concordanza) per determinare il reddito.
  • Accertamento Induttivo-Puro: Permette di rideterminare il reddito senza considerare le risultanze contabili, applicabile solo in presenza di gravi violazioni previste dalla normativa.

 

Il Caso in Esame

Le sentenze della Corte di Cassazione riguardano una Srl che era stata oggetto di accertamenti fiscali da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’agenzia aveva accertato irregolarità relative a:

  • Emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (attività di “cartiera”).
  • Vendita di rottami con ricavi non contabilizzati.

Per l’accertamento, l’ufficio aveva applicato il metodo analitico-induttivo, come previsto dall’articolo 39, comma 1, lettera d) del DPR n. 600/1973. Tuttavia, la Commissione Tributaria Provinciale (Ctp) di Napoli e la Commissione Tributaria Regionale (Ctr) della Campania avevano sostenuto che l’Amministrazione finanziaria avrebbe dovuto usare il metodo “induttivo puro” a causa dell’inattendibilità della contabilità della società.

 

La Decisione della Corte di Cassazione

Contrariamente alle precedenti decisioni di merito, la Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in presenza di contabilità inattendibile, l’ufficio può optare per il metodo analitico-induttivo. Questo approccio deve comunque rispettare i criteri di ragionevolezza e il parametro costituzionale della capacità contributiva, come già stabilito in precedenti sentenze (Cass. n. 1506 del 2017; Cass. n. 19191 del 2019).

In particolare, la Corte ha ritenuto che, anche se la contabilità della società era considerata inattendibile per le vendite, era legittimo per l’Agenzia delle Entrate utilizzare i dati relativi agli acquisti e alle rimanenze. Di conseguenza, il ricorso dell’Agenzia è stato accolto, confermando la validità del metodo analitico-induttivo utilizzato.

Questa pronuncia ribadisce la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di adottare metodi di accertamento flessibili, anche quando emergono problematiche nella contabilità dell’impresa, a condizione che il reddito sia ricostruito in modo giustificabile e conforme alle normative fiscali vigenti.

Nuove Normative sulla Tassazione delle Entità Ibride e Imposte Rilevanti

0
Tassazione,Entità ibrida

La recente normativa richiede un’analisi dettagliata dei casi in cui una società è considerata fiscalmente “opaca” nel proprio paese di residenza, ma “trasparente” nel paese della controllante.

In alcuni casi, le imposte pagate da certe entità possono essere attribuite ad altre società del gruppo. Un esempio tipico è l’entità ibrida, che può essere considerata non trasparente nel paese di origine ma trasparente in quello della controllante. Per garantire una corretta tassazione, le imposte pagate dalla controllante devono essere attribuite all’entità ibrida per il reddito corrispondente.

 

Imposizione Globale e Imposte Rilevanti

Nel contesto dell’imposizione minima globale, l’attribuzione delle “imposte rilevanti” può variare tra le regole GloBE e la legislazione nazionale sull’imposta minima. Generalmente, le imposte considerate per il calcolo dell’imposizione effettiva, chiamate “covered taxes” o “imposte rilevanti”, sono quelle pagate dalla singola impresa nella propria giurisdizione. Tuttavia, ci sono eccezioni che si applicano a seconda delle giurisdizioni coinvolte.

Le entità ibride sono soggette a regolamentazioni diverse a seconda che siano considerate “opache” o “trasparenti” in vari stati. Le entità ibride possono essere “dirette” (opache nel paese di localizzazione e trasparenti nel paese della controllante) o “inverse” (trasparenti nel paese di localizzazione e opache nel paese della controllante). Queste asimmetrie possono causare problemi di deduzione doppia o mancata inclusione, come previsto dal decreto legislativo n. 142/2018.

Le regole GloBE, specificate negli articoli 10.2.1 a 10.2.5, forniscono dettagli su come trattare le entità ibride. In particolare, l’articolo 10.2.5 definisce un’entità ibrida come quella trattata come un soggetto d’imposta nella giurisdizione in cui è localizzata, ma considerata trasparente nel paese del suo proprietario. Anche l’articolo 31 comma 4 del decreto legislativo n. 209 fornisce una definizione simile.

 

Imposizione Minima Nazionale

In Italia, l’articolo 18, comma 1, lettera b) del decreto legislativo n. 209 del 2023 stabilisce che le imposte rilevanti pagate da una controllante estera non sono considerate nel calcolo dell’aliquota d’imposizione effettiva per le entità locali qualificate come ibride. Questo approccio riflette le linee guida delle Administrative Guidance di luglio 2023, che attribuiscono priorità al prelievo dell’imposta integrativa in Italia.

 

Esempio Pratico

Consideriamo la società ACo, parte del gruppo multinazionale MNE, con sede nello Stato A e controllante la società italiana ItaCo. ItaCo è fiscalmente trasparente nel paese di ACo e, nello Stato A, i dividendi di ItaCo sono inclusi nel reddito imponibile di ACo, ma sono esenti da imposte grazie alla normativa dello Stato A.

Nel 2024, ACo riporta dividendi per 13, esenti da imposta locale. ItaCo ha un utile ante imposte di 100, con un’imposta dovuta di 5 grazie ad agevolazioni fiscali, risultando in un’aliquota effettiva del 5%.

Per il gruppo MNE, l’aliquota di imposizione integrativa è calcolata come 15% – 5% = 10%. Pertanto, l’imposta minima nazionale è pari a 10 (10% di 100), mentre l’IRES è di 5.

Nello Stato A, grazie alla trasparenza fiscale, ACo include l’utile di ItaCo nel proprio reddito e paga un’imposta sulle società del 25%, risultando in imposte rilevanti di 25. Dopo aver applicato un credito per le imposte estere di 15, ACo pagherà 10.

Ai fini della determinazione dell’imposta minima nazionale italiana, le imposte rilevanti di 10 non possono essere incluse nel calcolo dell’aliquota effettiva per l’imposta minima nazionale dello Stato A, che risulta pari a 0. Di conseguenza, l’imposta minima nazionale equivalente sarà di 1,95 (13 x [15% – 0%]).

In assenza dell’imposta minima nazionale italiana, le imposte di 10 sarebbero state allocate a ItaCo per determinare l’aliquota effettiva secondo l’articolo 31 comma 4 del decreto legislativo n. 209 del 2023.

Guida Completa alla Riduzione del Canone di Locazione

0
Riduzione Canone di Locazione,Procedura di Riduzione Affitti,Modello Addendum Locazione

La riduzione del canone di locazione è una misura che può offrire un significativo sollievo economico sia per i locatori che per i conduttori. Questa procedura, regolata da specifiche normative, può essere applicata in vari contesti e per diverse ragioni, dalle difficoltà economiche alla volontà di adeguare i contratti alle condizioni di mercato.

 

Introduzione alla Riduzione del Canone di Locazione

La riduzione del canone di locazione è la pratica che consente di abbattere l’importo del canone concordato tra locatore e conduttore. Questa opzione può essere richiesta per motivi di difficoltà economiche da parte del conduttore, per adeguamenti contrattuali o per altri motivi legittimi previsti dalla legge o dai contratti di locazione.

 

Normativa di Riferimento

2.1 Legge n. 431/1998

La Legge 9 dicembre 1998, n. 431, regolamenta le locazioni di immobili ad uso abitativo e stabilisce le modalità per la revisione del canone di locazione. Questa legge prevede che le parti possano concordare modifiche al canone, incluse riduzioni, in base agli accordi tra locatore e conduttore.

2.2 Decreto-Legge n. 34/2020

Il Decreto-Legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto Decreto Rilancio) ha introdotto misure straordinarie per le locazioni, inclusa la possibilità di ridurre i canoni per i periodi di emergenza. Sebbene fosse specifico per la pandemia di COVID-19, ha creato un precedente per future modifiche al canone in situazioni eccezionali.

 

Motivazioni per la Riduzione del Canone

3.1 Difficoltà Economiche del Conduttore

Se il conduttore sta affrontando difficoltà economiche gravi, può richiedere una riduzione del canone di locazione. Questo è particolarmente rilevante in tempi di crisi economica o emergenze sanitarie.

3.2 Adeguamento ai Prezzi di Mercato

In alcuni casi, il canone di locazione può essere ridotto per allinearlo ai prezzi di mercato attuali. Questo è particolarmente comune in mercati immobiliari volatili.

3.3 Negoziazione Contrattuale

Le parti possono decidere di ridurre il canone come parte di una rinegoziazione contrattuale per mantenere la relazione contrattuale e evitare conflitti legali.

 

Procedura per la Riduzione del Canone di Locazione

4.1 Accordo Tra Parti

Il primo passo per la riduzione del canone di locazione è raggiungere un accordo tra il locatore e il conduttore. Entrambe le parti devono essere d’accordo sulla modifica del canone e sui nuovi termini del contratto.

4.2 Redazione di un Addendum al Contratto

Una volta raggiunto l’accordo, è necessario redigere un addendum al contratto di locazione esistente. Questo documento deve includere:

  • La nuova somma del canone di locazione.
  • La durata della riduzione del canone (temporanea o permanente).
  • Le motivazioni per la riduzione.

4.3 Registrazione dell’Addendum

L’addendum al contratto di locazione deve essere registrato presso l’Agenzia delle Entrate, come previsto dalla legge per garantire la sua validità legale. La registrazione può essere effettuata online tramite il servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate.

 

Modello per la Riduzione del Canone di Locazione

5.1 Modello di Addendum

Ecco un esempio di modello di addendum per la riduzione del canone di locazione:


ADDENDUM AL CONTRATTO DI LOCAZIONE

Tra:

  • [Nome Locatore], residente in [Indirizzo Locatore]
  • [Nome Conduttore], residente in [Indirizzo Conduttore]

Premesso che:

  • Le parti hanno stipulato un contratto di locazione datato [Data del Contratto Originario], relativo all’immobile sito in [Indirizzo dell’Immobile].
  • Le parti desiderano modificare il canone di locazione per [Motivazione della Riduzione].

Si conviene quanto segue:

  1. Riduzione del Canone di Locazione:
    • Il canone di locazione mensile sarà ridotto da [Importo Precedente] a [Nuovo Importo] a partire dal [Data di Inizio della Riduzione].
  2. Durata della Riduzione:
    • La riduzione del canone avrà effetto dal [Data di Inizio] fino al [Data di Fine o Condizione di Fine].
  3. Registrazione dell’Addendum:
    • Il presente addendum sarà registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro [Termine per la Registrazione].
  4. Altre Disposizioni:
    • Tutte le altre condizioni del contratto di locazione originario rimangono invariate e pienamente valide.

Fatto e sottoscritto il [Data],

Per il Locatore:
[Nome e Firma]

Per il Conduttore:
[Nome e Firma]


5.2 Registrazione Online

La registrazione dell’addendum può essere effettuata tramite il portale online dell’Agenzia delle Entrate utilizzando il Modello RLI. È necessario compilare le sezioni relative al contratto di locazione e allegare l’addendum firmato.

 

Considerazioni Finali

La riduzione del canone di locazione è una procedura utile per adattare le condizioni del contratto alle circostanze attuali e mantenere buoni rapporti tra locatore e conduttore. Seguire le procedure corrette e utilizzare il modello appropriato garantirà che la modifica sia valida e riconosciuta legalmente.

Agevolazioni per le Imprese di Autotrasporto: Nuove Istruzioni e Codice Tributo

0
Agevolazione Credito d’imposta Gasolio

Le imprese di autotrasporto che usufruiscono del credito d’imposta per l’acquisto di gasolio destinato a veicoli di categoria Euro 5 o superiore possono ora consultare l’importo dell’agevolazione concessa tramite il proprio cassetto fiscale. Questo credito è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 (Legge n. 213/2023, Articolo 1, Comma 296) e confermato dalla risoluzione n. 41/E del 24 luglio 2024.

 

Il credito d’imposta è regolato dall’articolo 14, comma 1, lettera a), terzo periodo, del Dl n. 144/2022 (decreto Aiuti-ter), e si applica alle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia che operano nel settore dell’autotrasporto merci conto terzi. L’agevolazione riguarda il gasolio utilizzato per veicoli di categoria Euro 5 o superiore impiegati nell’attività di trasporto.

In seguito all’estensione della legge di Bilancio 2024, l’agevolazione si applica anche alla spesa sostenuta nel luglio 2022, oltre agli acquisti del secondo trimestre 2022. Le modalità di applicazione dell’estensione sono state definite nel decreto direttoriale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) n. 263 del 31 maggio 2024.

Questo decreto stabilisce che il Mit invii all’Agenzia delle Entrate l’elenco delle imprese ammesse e l’importo del credito, comprese eventuali modifiche o revoche.

 

Per utilizzare il credito d’imposta, le imprese devono inserire il codice tributo “7060” nel modello F24. Questo codice è dedicato specificamente al “credito d’imposta per l’acquisto del gasolio a favore delle imprese esercenti le attività di trasporto” come previsto dall’articolo 1, comma 296 della Legge n. 213/2023. La compilazione del modello F24 deve avvenire esclusivamente attraverso i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate. In caso contrario, il versamento sarà rifiutato.

 

Il codice tributo deve essere inserito nella sezione “Erario” del modello F24, nella colonna “importi a credito compensati” per le compensazioni, oppure nella colonna “importi a debito versati” se si tratta di un riversamento dell’agevolazione. È importante specificare l’anno di spesa nel formato “AAAA”, come indicato nel cassetto fiscale.

 

L’Agenzia delle Entrate eseguirà controlli sui modelli F24 per assicurarsi che i contribuenti siano inclusi nell’elenco dei beneficiari fornito dal Mit e che l’importo del credito utilizzato non superi quello autorizzato, tenendo conto anche di eventuali modifiche successive. In caso di discrepanze, il modello F24 verrà scartato.

Nuovo strumento online per la comunicazione di cessazione dell’incarico di depositario delle scritture contabili

0
Cessazione incarico,Depositario scritture contabili,Agenzia delle Entrate

A partire dal 29 luglio 2024, è disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate un nuovo applicativo web dedicato ai professionisti e alle aziende per la comunicazione della cessazione dell’incarico di depositario delle scritture contabili. Questo strumento digitale è stato messo a disposizione in linea con quanto stabilito dal recente provvedimento del 17 aprile 2024, che ha approvato il modello specifico per questa comunicazione.

 

Una Nuova Normativa per la Gestione delle Scritture Contabili

La funzionalità del nuovo servizio si inserisce nel contesto delle disposizioni previste dal comma 3-bis dell’articolo 35 del decreto IVA, introdotto dal decreto “Adempienti”. Questa normativa stabilisce che, in caso di cambiamento del luogo di conservazione delle scritture contabili dovuto alla cessazione dell’incarico del depositario, il professionista può informare direttamente l’Agenzia delle Entrate della fine del suo mandato. Questa comunicazione si rende necessaria soprattutto quando il contribuente titolare delle scritture non comunica all’Agenzia la variazione entro i trenta giorni stabiliti dalla legge.

 

Tempistiche e Procedura di Invio

Il modello di cessazione può essere trasmesso solo a partire dal 31° giorno successivo alla conclusione del rapporto con il cliente, e unicamente dopo che il professionista ha informato il contribuente della sua intenzione di inviare la comunicazione. L’invio deve avvenire tramite la procedura web disponibile all’interno del “Cassetto fiscale” dell’Agenzia delle Entrate, nella sezione “Consultazioni – Anagrafica”.

 

Conferma della Comunicazione e Ricevuta di Acquisizione

Una volta che il modello è stato inviato e verificato dall’Agenzia delle Entrate, il professionista riceverà un’attestazione di trasmissione. Dopo che l’Agenzia avrà accolto la comunicazione, verrà rilasciata una ricevuta di acquisizione che riepiloga tutti i dati comunicati. Entrambi i documenti, la comunicazione e la ricevuta, saranno consultabili sia dal depositario che dal depositante attraverso le rispettive sezioni del “Cassetto fiscale”. A partire dalla data di rilascio dell’attestazione, si presume che il luogo di conservazione delle scritture coincida con il domicilio fiscale del cliente depositante.

Questo nuovo servizio rappresenta un passo avanti nell’automazione e nella semplificazione dei processi burocratici, garantendo maggiore efficienza e trasparenza nella gestione delle scritture contabili.

Proroga dei Versamenti per i Soggetti ISA: Annuncio del MEF

0
Proroga versamenti,Soggetti ISA

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha recentemente annunciato una proroga dei termini per i versamenti dei soggetti ISA (Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale). Questa notizia arriva come un sollievo per molti contribuenti e professionisti del settore, che avranno più tempo per adempiere agli obblighi fiscali senza incorrere in sanzioni.

 

Dettagli della Proroga

La proroga riguarda i versamenti delle imposte sui redditi, IRAP e IVA derivanti dalle dichiarazioni dei redditi e IRAP, la cui scadenza originaria era fissata al 30 giugno. I nuovi termini prevedono una proroga di 30 giorni, permettendo ai contribuenti di effettuare i versamenti entro il 31 luglio senza l’applicazione di interessi o sanzioni aggiuntive. Questo estensione temporale è stata deliberata in risposta alle difficoltà operative segnalate da professionisti e aziende a causa delle complessità amministrative e dei continui aggiornamenti normativi.

 

Beneficiari della Proroga

I beneficiari della proroga includono tutti i soggetti che applicano gli ISA nelle loro dichiarazioni fiscali. Gli ISA sono strumenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate per valutare la conformità fiscale e l’affidabilità dei contribuenti. Sono rivolti a una vasta gamma di attività economiche e professionali, e l’applicazione degli ISA può comportare vantaggi quali la riduzione dei controlli fiscali e l’accesso a regimi premiali.

 

Modalità di Versamento

Il versamento delle imposte prorogate può essere effettuato tramite il modello F24, utilizzando le modalità telematiche messe a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. I contribuenti possono avvalersi dei servizi online offerti, come Fisconline o Entratel, oppure utilizzare il servizio di home banking del proprio istituto di credito. Per coloro che non possiedono partita IVA, è possibile effettuare il pagamento anche tramite il modello F24 cartaceo presso banche, Poste Italiane e agenti della riscossione.

 

Implicazioni della Proroga

La decisione di prorogare i termini di versamento consente ai contribuenti di avere più tempo per organizzare le proprie finanze e adempiere agli obblighi fiscali in modo corretto. Questo intervento del MEF è stato accolto positivamente da professionisti del settore e associazioni di categoria, che hanno apprezzato la flessibilità concessa in un periodo di particolare incertezza economica.

 

Conclusioni

La proroga dei versamenti per i soggetti ISA rappresenta una misura significativa per supportare i contribuenti nella gestione degli adempimenti fiscali. È consigliabile che i contribuenti e i professionisti del settore fiscale restino aggiornati sulle comunicazioni ufficiali del MEF e dell’Agenzia delle Entrate per essere informati su ulteriori sviluppi o modifiche normative.

Transfer Pricing e Normativa BEPS

0
Transfer Pricing,Prezzi di trasferimento,Normativa BEPS,Base Erosion and Profit,Shifting

Il transfer pricing e la normativa BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) sono due temi cruciali nella fiscalità internazionale, particolarmente rilevanti per le multinazionali e per i sistemi fiscali globali. Questi concetti riguardano le pratiche di trasferimento dei profitti tra le filiali di una stessa impresa e le strategie per contrastare l’erodibilità della base imponibile e il trasferimento dei profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione. Questo articolo fornirà una panoramica approfondita su questi temi, prendendo spunto dalle informazioni disponibili su Fiscooggi.it.

 

Introduzione al Transfer Pricing

Il transfer pricing, o “prezzi di trasferimento”, si riferisce ai prezzi applicati nelle transazioni tra società appartenenti a uno stesso gruppo multinazionale. Questi prezzi possono influenzare significativamente la distribuzione dei profitti e dei costi tra le entità del gruppo, e quindi l’allocazione dei redditi e delle imposte.

Definizione e Importanza

Il transfer pricing è essenziale per garantire che le transazioni intercompany siano valutate in modo equo e che i profitti siano tassati nel paese in cui vengono effettivamente generati. La pratica corretta di transfer pricing aiuta a prevenire l’erosione della base imponibile e a evitare pratiche di pianificazione fiscale aggressiva.

Regolamentazione e Normativa

Le normative sul transfer pricing sono progettate per garantire che i prezzi di trasferimento siano determinati in base al principio di arm’s length (o “prezzo di mercato”), che stabilisce che i prezzi tra le entità correlate dovrebbero essere gli stessi di quelli che verrebbero applicati tra imprese indipendenti in condizioni di mercato normali.

Il principio dell’arm’s length è stato formalizzato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e integrato in diverse legislazioni nazionali, inclusa quella italiana. In Italia, il transfer pricing è regolato principalmente dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) e dalle direttive dell’Agenzia delle Entrate.

 

Normativa BEPS: Base Erosion and Profit Shifting

Il progetto BEPS è stato avviato dall’OCSE per contrastare le pratiche di pianificazione fiscale aggressiva che minano la capacità dei governi di raccogliere le imposte. Le pratiche BEPS si riferiscono alla manipolazione delle regole fiscali per spostare i profitti da giurisdizioni ad alta tassazione a quelle a bassa tassazione, erodendo così la base imponibile dei paesi con tassazione più elevata.

Obiettivi del Progetto BEPS

Il progetto BEPS mira a:

  • Contrastare l’erodibilità della base imponibile: Ridurre la possibilità per le imprese di ridurre artificialmente la base imponibile attraverso tecniche di pianificazione fiscale aggressiva.
  • Evitare il trasferimento dei profitti: Contrastare il trasferimento dei profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione senza una sostanziale attività economica.
  • Garantire la trasparenza: Migliorare la trasparenza fiscale e il scambio di informazioni tra le autorità fiscali dei vari paesi.

Le 15 Azioni BEPS

Il progetto BEPS comprende 15 azioni specifiche che affrontano vari aspetti delle pratiche fiscali dannose. Alcune delle azioni principali includono:

  • Azioni 1-4: Affrontano le sfide del commercio elettronico e il trattamento delle imprese digitali, che possono sfuggire alle normative fiscali tradizionali.
  • Azioni 5-7: Si concentrano sulla neutralizzazione degli effetti delle regole fiscali preferenziali e sui trattamenti fiscali speciali che potrebbero favorire il trasferimento dei profitti.
  • Azioni 8-10: Mirano a migliorare il trasferimento dei prezzi e la documentazione richiesta per assicurare che le transazioni tra imprese siano effettuate a condizioni di mercato.
  • Azioni 11-15: Trattano il miglioramento della trasparenza, lo scambio di informazioni tra amministrazioni fiscali e la gestione dei trattati fiscali internazionali.

 

Transfer Pricing e Normativa BEPS in Italia

Applicazione del Transfer Pricing in Italia

In Italia, la normativa sul transfer pricing si allinea agli standard internazionali stabiliti dall’OCSE. Il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) fornisce le basi per la determinazione dei prezzi di trasferimento e per la documentazione necessaria a dimostrare che le transazioni tra le entità correlate sono effettuate a condizioni di mercato.

L’Agenzia delle Entrate ha emesso linee guida specifiche per garantire la conformità con il principio dell’arm’s length e per supportare le imprese nella preparazione della documentazione richiesta.

Implementazione delle Azioni BEPS

L’Italia ha adottato le raccomandazioni del progetto BEPS per combattere l’erosione della base imponibile e il trasferimento dei profitti. Alcuni dei principali sviluppi includono:

  • Revisione dei trattati fiscali: L’Italia ha lavorato per aggiornare i trattati fiscali bilaterali per riflettere le nuove norme BEPS e garantire un trattamento fiscale equo.
  • Integrazione delle norme BEPS nella legislazione nazionale: Le normative italiane sono state aggiornate per includere le linee guida del progetto BEPS, migliorando la trasparenza e il monitoraggio delle transazioni intercompany.
  • Focus sulla documentazione: È stato introdotto un maggiore focus sulla documentazione richiesta per dimostrare la conformità con le normative di transfer pricing e le norme BEPS.

 

Implicazioni per le Imprese e i Contribuenti

Implicazioni per le Multinazionali

Per le multinazionali, la conformità alle normative sul transfer pricing e alle direttive BEPS è essenziale per evitare sanzioni e contestazioni fiscali. Le imprese devono garantire che le loro politiche di transfer pricing siano documentate e giustificate secondo gli standard internazionali e le normative locali.

Adempimenti e Documentazione

Le imprese devono preparare e mantenere una documentazione dettagliata che dimostri la conformità con il principio dell’arm’s length e con le azioni BEPS. Questo include:

  • Analisi comparativa: Analisi delle transazioni intercompany rispetto a transazioni simili tra imprese indipendenti.
  • Reportistica: Documentazione delle politiche di transfer pricing e dei metodi utilizzati per determinare i prezzi di trasferimento.
  • Disclosure obbligatoria: Rispetto agli obblighi di disclosure previsti dalle normative BEPS e dalle leggi fiscali nazionali.

Pianificazione Fiscale e Strategie

Le imprese devono adottare strategie di pianificazione fiscale che siano conformi con le normative BEPS e i principi di transfer pricing, evitando pratiche che potrebbero essere considerate aggressive o elusiva. È fondamentale lavorare a stretto contatto con consulenti fiscali per garantire che le politiche e le pratiche fiscali siano ottimizzate e compliant.

 

Conclusioni

Il transfer pricing e la normativa BEPS rappresentano due aspetti fondamentali nella gestione fiscale internazionale e nella pianificazione delle multinazionali. Il transfer pricing garantisce che i profitti siano allocati equamente tra le entità di un gruppo multinazionale, mentre il progetto BEPS mira a combattere le pratiche fiscali dannose e a garantire una tassazione equa a livello globale.

Gestione separata e contribuzione per i liberi professionisti in Italia

0
Gestione Separata INPS Contribuzione previdenziale Liberi professionisti

La Gestione Separata è un regime previdenziale essenziale per i liberi professionisti e per altre categorie di lavoratori autonomi in Italia. Creato per garantire una copertura previdenziale a coloro che non sono iscritti ad altri enti previdenziali specifici, il sistema della Gestione Separata ha subito vari aggiornamenti e modifiche nel corso degli anni.

Cos’è la Gestione Separata

La Gestione Separata è un fondo previdenziale istituito presso l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) per garantire la copertura previdenziale ai lavoratori autonomi che non rientrano in altre categorie previdenziali specifiche, come i liberi professionisti non iscritti agli ordini professionali e i collaboratori coordinati e continuativi.

Storia e Evoluzione

La Gestione Separata è stata istituita nel 1995 con la legge 335/1995 come parte della riforma previdenziale. È stata introdotta per rispondere alla crescente varietà delle forme di lavoro autonomo e per garantire che anche questi lavoratori potessero beneficiare di una copertura pensionistica e di altri diritti previdenziali.

Beneficiari della Gestione Separata

Sono tenuti ad iscriversi alla Gestione Separata:

  • Liberi professionisti non iscritti ad ordini professionali: Coloro che esercitano attività professionali in modo autonomo senza essere iscritti ad un ente previdenziale specifico.
  • Collaboratori coordinati e continuativi (Co.Co.Co): Lavoratori che prestano attività di collaborazione continuativa, anche se non sono considerati lavoratori subordinati.
  • Altri lavoratori autonomi: Inclusi coloro che non hanno un ente previdenziale proprio.

 

Contribuzione alla Gestione Separata

La contribuzione alla Gestione Separata è un aspetto cruciale per garantire i diritti previdenziali dei liberi professionisti e dei collaboratori. Le regole di contribuzione possono variare e sono soggette a modifiche annuali.

Aliquote Contributive

Le aliquote contributive per la Gestione Separata sono stabilite annualmente e possono essere soggette a variazioni. Attualmente, le principali aliquote sono:

  • 25%: Applicabile ai liberi professionisti non iscritti ad altri enti previdenziali e ai collaboratori coordinati e continuativi, per la parte di reddito eccedente una certa soglia (ad esempio, il reddito annuale di riferimento).
  • 0%: Alcune categorie di reddito potrebbero essere esenti dalla contribuzione se non superano una soglia minima.

Modalità di Calcolo e Versamento

Il calcolo dei contributi si basa sul reddito professionale netto dichiarato dal lavoratore. I contributi devono essere versati in base alla percentuale stabilita sulla base imponibile. Il versamento dei contributi alla Gestione Separata viene effettuato attraverso il modello F24, che consente di pagare le imposte e i contributi previdenziali.

Agevolazioni e Riduzioni

Esistono alcune agevolazioni e riduzioni per i contributi della Gestione Separata, come ad esempio per le nuove attività professionali o per i lavoratori con redditi inferiori a determinate soglie. È importante verificare annualmente le disposizioni fiscali e previdenziali aggiornate per beneficiare di eventuali agevolazioni.

 

Prestazioni e Diritti Previdenziali

La Gestione Separata offre diverse prestazioni e diritti previdenziali ai suoi iscritti, che variano a seconda della contribuzione e delle normative in vigore.

Pensione di Vecchiaia

Gli iscritti alla Gestione Separata possono accedere alla pensione di vecchiaia una volta raggiunti i requisiti minimi di contribuzione e di età. La pensione viene calcolata in base ai contributi versati e alla durata della contribuzione.

Pensione di Invalidità

È prevista una pensione di invalidità per coloro che, a causa di malattia o infortunio, non sono più in grado di svolgere attività lavorativa. I requisiti per accedere a questa prestazione includono una determinata durata di contribuzione e un grado di invalidità riconosciuto.

Indennità di Maternità e Malattia

Per le lavoratrici e i lavoratori iscritti alla Gestione Separata sono previste indennità di maternità e malattia, che offrono un sostegno economico in caso di eventi che impediscono l’attività lavorativa. I requisiti e l’importo delle indennità sono regolati dalle normative vigenti.

Altre Prestazioni

La Gestione Separata può offrire altre prestazioni, come indennità di disoccupazione e prestazioni per eventi particolari, in base alla normativa e alle disposizioni specifiche in vigore.

 

Adempimenti Fiscali e Previdenziali

I liberi professionisti e i collaboratori devono gestire correttamente gli adempimenti fiscali e previdenziali relativi alla Gestione Separata per evitare sanzioni e garantire la regolarità della propria posizione previdenziale.

Dichiarazione dei Redditi

I liberi professionisti devono dichiarare i loro redditi attraverso la Dichiarazione dei Redditi (Modello Redditi PF). È essenziale includere il reddito derivante dall’attività professionale e calcolare i contributi previdenziali da versare.

Versamento dei Contributi

Il versamento dei contributi alla Gestione Separata deve avvenire tramite il modello F24, con scadenze trimestrali o annuali, a seconda della modalità di pagamento scelta. È importante rispettare le scadenze per evitare interessi e sanzioni.

Documentazione e Certificazioni

Gli iscritti alla Gestione Separata devono mantenere una documentazione dettagliata riguardante i redditi percepiti e i contributi versati. Inoltre, devono richiedere e conservare le certificazioni di avvenuto pagamento e di contribuzione.

 

Aggiornamenti Normativi e Recenti Modifiche

Le normative relative alla Gestione Separata sono soggette a modifiche e aggiornamenti periodici. È fondamentale per i liberi professionisti e i collaboratori essere aggiornati sulle novità legislative e sulle modifiche alle aliquote contributive.

Modifiche Recenti

Recentemente, sono state introdotte modifiche alle aliquote contributive e ai requisiti di accesso alle prestazioni. Ad esempio, modifiche nelle aliquote contributive possono riflettere le esigenze di bilancio dell’INPS e le politiche economiche del governo.

Consultazione di Fonti Affidabili

Per rimanere aggiornati, è consigliabile consultare fonti affidabili come Fiscooggi.it e Commercialista.it, che offrono aggiornamenti e guide sulle normative previdenziali e fiscali.

 

Conclusioni

La Gestione Separata rappresenta un elemento cruciale del sistema previdenziale italiano per i liberi professionisti e i collaboratori. Garantire una corretta contribuzione e rispettare gli adempimenti fiscali è essenziale per beneficiare delle prestazioni previdenziali e per mantenere la regolarità della propria posizione.

Tassazione dei Redditi da Capitale e Immobili

0
Tassazione redditi da capitale,Tassazione redditi da immobili,Redditi da capitale,Redditi da immobili

Il sistema fiscale italiano presenta una struttura complessa e articolata, soprattutto per quanto riguarda la tassazione dei redditi da capitale e da immobili. Questi tipi di reddito sono soggetti a normative specifiche che possono variare in base a numerosi fattori, tra cui la natura dell’investimento e il tipo di proprietà. Questo articolo esplorerà in dettaglio la tassazione di questi redditi, prendendo spunto dalle informazioni disponibili su Fiscooggi.it, e fornirà una panoramica esaustiva delle normative, delle aliquote fiscali e delle recenti modifiche legislative.

Introduzione alla Tassazione dei Redditi da Capitale e Immobili

La tassazione dei redditi da capitale e immobili è una parte fondamentale del sistema fiscale italiano. Essa riguarda le imposte sui redditi derivanti da investimenti finanziari e dalla proprietà di beni immobiliari. Comprendere questi aspetti è cruciale per i contribuenti che gestiscono tali beni o investimenti, poiché le normative fiscali determinano come questi redditi devono essere dichiarati e tassati.

Redditi da Capitale

I redditi da capitale includono i guadagni derivanti da investimenti finanziari, come interessi su conti bancari, dividendi da azioni, e proventi da obbligazioni. Tali redditi sono soggetti a una tassazione separata rispetto ai redditi da lavoro o da impresa e sono regolati da specifiche disposizioni normative.

Redditi da Immobili

I redditi da immobili si riferiscono ai guadagni ottenuti dalla proprietà di beni immobiliari, che possono includere affitti percepiti o plusvalenze derivanti dalla vendita di immobili. Anche in questo caso, esistono normative specifiche che determinano la tassazione di tali redditi.

Tassazione dei Redditi da Capitale

La tassazione dei redditi da capitale in Italia è regolata principalmente dalle disposizioni del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) e dalle normative specifiche per ogni tipo di investimento.

Tipologie di Redditi da Capitale

Interessi e Dividendi

Gli interessi sui conti bancari e sui depositi postali, così come i dividendi distribuiti da società partecipate, sono considerati redditi da capitale. Questi redditi sono soggetti a una tassazione separata e non concorrono alla formazione del reddito complessivo ai fini dell’IRPEF.

Plusvalenze da Investimenti Finanziari

Le plusvalenze derivanti dalla vendita di strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, e altri investimenti, sono anch’esse tassate separatamente. La tassazione di queste plusvalenze avviene secondo il regime della “tassazione separata”.

Aliquote e Tassazione

Tassazione degli Interessi e Dividendi

Gli interessi e i dividendi sono soggetti a una imposta sostitutiva con aliquota del 26%. Questa aliquota si applica sia agli interessi che ai dividendi, ed è l’unica imposta che i contribuenti devono pagare su questi redditi, semplificando così il processo dichiarativo.

Tassazione delle Plusvalenze

Le plusvalenze realizzate dalla vendita di investimenti finanziari sono anch’esse tassate con un’aliquota del 26%. È importante notare che le plusvalenze sono tassate solo se l’investimento è detenuto per meno di cinque anni. Se l’investimento è detenuto per più di cinque anni, le plusvalenze potrebbero essere esenti da tassazione.

Regime della Tassazione Separata

La tassazione separata è applicata sui redditi da capitale e su altre categorie di redditi non assimilabili al reddito complessivo. Questo regime prevede che i redditi da capitale siano tassati con un’imposta fissa, senza considerare gli scaglioni di reddito previsti per l’IRPEF.

Normative Recenti e Aggiornamenti

Le normative fiscali sui redditi da capitale possono subire aggiornamenti e modifiche frequenti. Recentemente, sono state introdotte modifiche significative che hanno impattato le aliquote e le modalità di tassazione, come la revisione delle aliquote per le plusvalenze e l’adeguamento delle disposizioni per gli strumenti finanziari.

Tassazione dei Redditi da Immobili

La tassazione dei redditi da immobili riguarda principalmente i guadagni derivanti dall’affitto e dalla vendita di beni immobiliari. Questa tassazione può variare a seconda che il reddito provenga da una locazione abitativa o commerciale, o dalla vendita di un immobile.

Redditi da Locazione

Tassazione degli Affitti

I redditi derivanti dalla locazione di immobili possono essere tassati in due modi principali: con il regime ordinario o con il regime della cedolare secca.

  • Regime Ordinario: Nel regime ordinario, i redditi da locazione sono inclusi nel reddito complessivo e tassati secondo le aliquote progressive dell’IRPEF. È possibile dedurre le spese sostenute per la manutenzione dell’immobile e altre spese specifiche.
  • Cedolare Secca: Il regime della cedolare secca prevede un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali, con aliquote fissate al 21% per i contratti di locazione a canone libero e al 10% per i contratti a canone concordato. Questo regime semplifica la dichiarazione e riduce l’onere fiscale per i proprietari.

Regime della Cedolare Secca

Il regime della cedolare secca rappresenta un’opzione vantaggiosa per molti proprietari, poiché permette di evitare l’IRPEF e le addizionali sui redditi da locazione, semplificando anche il processo dichiarativo. Tuttavia, la scelta della cedolare secca implica la rinuncia alla possibilità di dedurre le spese di gestione dell’immobile.

Redditi da Vendita di Immobili

Tassazione delle Plusvalenze Immobiliari

Le plusvalenze derivanti dalla vendita di beni immobiliari sono soggette a tassazione separata, se l’immobile è stato acquistato e venduto entro cinque anni. Le plusvalenze sono tassate con un’aliquota del 26% sul guadagno realizzato dalla vendita dell’immobile. Se l’immobile è stato detenuto per più di cinque anni, le plusvalenze possono essere esenti da tassazione.

Esenzioni e Agevolazioni

Esistono diverse esenzioni e agevolazioni fiscali per le plusvalenze immobiliari, come l’esenzione per la vendita della prima casa, purché l’immobile sia stato adibito a residenza principale del venditore per almeno metà del tempo di possesso.

Normative Recenti e Aggiornamenti

Le normative sulla tassazione dei redditi da immobili possono cambiare frequentemente, influenzando le aliquote e le esenzioni disponibili. Le recenti modifiche hanno incluso aggiornamenti sulle aliquote per la cedolare secca e le disposizioni per le plusvalenze immobiliari, rendendo importante per i contribuenti rimanere informati sugli ultimi sviluppi.

Confronto tra Redditi da Capitale e Redditi da Immobili

Differenze di Tassazione

  • Redditi da Capitale: Sono tassati separatamente con aliquote fisse del 26% per interessi, dividendi e plusvalenze. La tassazione avviene tramite un’imposta sostitutiva, semplificando il processo dichiarativo.
  • Redditi da Immobili: Possono essere tassati con il regime ordinario o con il regime della cedolare secca per i redditi da locazione, e con un’imposta sulle plusvalenze per le vendite immobiliari. Le aliquote possono variare e le esenzioni sono applicabili a seconda delle condizioni.

Implicazioni Fiscali e Pianificazione

  • Per i Redditi da Capitale: La pianificazione fiscale può riguardare la scelta degli investimenti e la strategia di detenzione, con particolare attenzione alle plusvalenze e agli strumenti finanziari detenuti per periodi prolungati.
  • Per i Redditi da Immobili: La pianificazione fiscale può includere la scelta del regime di tassazione per i redditi da locazione, la gestione delle spese deducibili e le strategie per minimizzare le plusvalenze tassabili.

Considerazioni Finali

La tassazione dei redditi da capitale e immobili è un aspetto cruciale della pianificazione fiscale e della gestione patrimoniale in Italia. Comprendere le normative vigenti, le aliquote fiscali e le possibilità di esenzione o agevolazione può aiutare i contribuenti a ottimizzare la propria posizione fiscale e a prendere decisioni informate sugli investimenti e sulla gestione degli immobili.

Regimi Speciali Fiscali: regime forfettario e regime dei minimi

0
Regime Forfettario,Regime dei Minimi,Tassazione semplificata

Il sistema fiscale italiano, noto per la sua complessità, offre diverse opzioni per le piccole imprese e i professionisti. Due dei regimi speciali più rilevanti sono il regime forfettario e il regime dei minimi. Questi regimi sono progettati per semplificare la tassazione e alleggerire l’onere burocratico per le piccole realtà economiche.

 

Introduzione ai Regimi Speciali Fiscali

Il sistema fiscale italiano è articolato e spesso complesso, con diverse opzioni di tassazione a seconda della dimensione e della tipologia di attività economica. Per agevolare le piccole imprese e i professionisti, sono stati istituiti regimi speciali che offrono una semplificazione delle normative e dei processi amministrativi.

Regime Forfettario

Il regime forfettario è stato introdotto dalla legge 190/2014 e rappresenta una semplificazione significativa rispetto ai regimi fiscali ordinari. È destinato principalmente a piccole imprese e professionisti con ricavi o compensi inferiori a determinati limiti. Il regime forfettario prevede l’applicazione di una percentuale fissa sui ricavi, che determina il reddito imponibile, semplificando così il calcolo delle imposte e riducendo l’onere amministrativo.

Regime dei Minimi

Il regime dei minimi, introdotto dalla legge 244/2007 e successivamente abrogato e sostituito dal regime forfettario nel 2016, era un regime fiscale semplificato per le microimprese e i professionisti con redditi molto bassi. Sebbene il regime dei minimi non sia più applicabile, è importante comprendere le sue caratteristiche per valutare l’evoluzione normativa che ha portato al regime forfettario.

 

Regime Forfettario

Il regime forfettario è concepito per semplificare la vita fiscale delle piccole imprese e dei professionisti. Ecco una panoramica delle sue caratteristiche principali:

Caratteristiche Principali

  • Soglie di Ricavi e Compensi: Per poter accedere al regime forfettario, i ricavi o compensi annuali non devono superare determinati limiti. Questi limiti sono soggetti a variazioni periodiche e devono essere consultati annualmente per assicurarsi di rimanere conformi. Per esempio, per il 2024, la soglia è fissata a 85.000 euro per le attività di vendita di beni e a 65.000 euro per le prestazioni di servizi.
  • Percentuale Forfettaria: Il reddito imponibile è determinato applicando una percentuale di redditività sui ricavi o compensi. Questa percentuale varia in base alla tipologia di attività. Ad esempio, per le attività professionali, la percentuale è generalmente del 78%, mentre per le attività di vendita è del 40%.
  • Imposta Sostitutiva: Il reddito imponibile determinato è tassato con un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali, con una aliquota che può variare. Attualmente, l’aliquota è del 15%, ma può essere ridotta al 5% per le nuove attività nel primo quinquennio di attività.

Vantaggi del Regime Forfettario

  • Semplificazione Amministrativa: Il regime forfettario riduce significativamente gli adempimenti burocratici. Non è necessario emettere fatture con IVA, né effettuare liquidazioni periodiche o presentare dichiarazioni IVA.
  • Costi Dedotti in Forfettario: Non è necessario tenere la contabilità dettagliata, poiché le spese non sono deducibili singolarmente. Tuttavia, i costi sono implicitamente considerati attraverso la percentuale di redditività applicata.
  • Facilità di Accesso: L’accesso al regime è relativamente semplice, e le condizioni per mantenere il regime sono meno restrittive rispetto ad altri regimi fiscali.

Limitazioni e Obblighi

  • Esclusione di Alcuni Soggetti: Non possono accedere al regime forfettario coloro che partecipano a società di persone o capitali, e coloro che effettuano operazioni tra soggetti passivi IVA se non rispettano i limiti previsti.
  • Esclusione di Determinate Attività: Alcune attività, come quelle in ambito bancario, assicurativo o finanziario, sono escluse dal regime forfettario.

 

Regime dei Minimi

Il regime dei minimi, pur essendo stato abrogato e sostituito dal regime forfettario, ha avuto un’importante influenza sulle politiche fiscali italiane. Analizzare il regime dei minimi fornisce una prospettiva utile sulla transizione normativa.

Caratteristiche del Regime dei Minimi

  • Soglie di Ricavi e Compensi: Il regime dei minimi era accessibile a chi aveva ricavi o compensi annuali inferiori a 30.000 euro. Questo limite era molto più basso rispetto a quello del regime forfettario.
  • Imposta Sostitutiva: Come nel regime forfettario, anche nel regime dei minimi si applicava un’imposta sostitutiva, ma con un’aliquota fissata al 5%.
  • Semplificazione: Il regime dei minimi prevedeva una semplificazione della contabilità, esentando i contribuenti dalla tenuta della contabilità ordinaria e dalla presentazione della dichiarazione IVA.

Transizione al Regime Forfettario

La transizione dal regime dei minimi al regime forfettario è avvenuta in seguito alla legge di stabilità 2016, che ha sostituito il regime dei minimi con il regime forfettario. Questa transizione è stata motivata dal desiderio di unificare e semplificare ulteriormente i regimi fiscali per le piccole imprese.

 

Confronto tra Regime Forfettario e Regime dei Minimi

Aspetti Fiscali e Amministrativi

  • Semplificazione: Entrambi i regimi offrono una semplificazione amministrativa, ma il regime forfettario è più ampio e si applica a una gamma più vasta di attività e di soggetti rispetto al regime dei minimi.
  • Soglie di Ricavi: Il regime forfettario prevede soglie di ricavi più alte rispetto al regime dei minimi, rendendolo accessibile a un numero maggiore di contribuenti.

Vantaggi e Svantaggi

  • Vantaggi del Regime Forfettario: Rispetto al regime dei minimi, il regime forfettario offre vantaggi come limiti di ricavi più elevati e una percentuale di redditività variabile a seconda della tipologia di attività.
  • Vantaggi del Regime dei Minimi: Il regime dei minimi era vantaggioso per le sue basse soglie di entrata e la bassa aliquota dell’imposta sostitutiva, ma era limitato a un numero ristretto di contribuenti e a un arco temporale più breve.

 

Implicazioni Normative e Fiscali Recenti

Le normative fiscali italiane sono in continua evoluzione. Recenti modifiche e aggiornamenti normativi hanno impattato il regime forfettario, apportando cambiamenti nelle soglie di ricavi, nelle percentuali di redditività e nelle aliquote fiscali.

Modifiche Recenti al Regime Forfettario

Le ultime modifiche hanno incluso l’adeguamento delle soglie di ricavi, l’aggiornamento delle percentuali di redditività e modifiche alle aliquote fiscali per migliorare l’accessibilità e la sostenibilità del regime per i contribuenti.

Implicazioni per le Piccole Imprese e i Professionisti

Le modifiche normative hanno avuto un impatto significativo sulle piccole imprese e sui professionisti, sia in termini di semplificazione amministrativa che di oneri fiscali. È fondamentale che i contribuenti rimangano aggiornati sulle ultime normative per garantire la conformità e ottimizzare la propria posizione fiscale.

 

Conclusioni

Il regime forfettario e il regime dei minimi rappresentano due importanti strumenti di semplificazione fiscale per le piccole imprese e i professionisti in Italia. Sebbene il regime dei minimi non sia più in vigore, la sua esistenza ha avuto un impatto significativo sulla legislazione fiscale, contribuendo alla creazione del regime forfettario, che offre una serie di vantaggi in termini di semplificazione e riduzione dell’onere burocratico.

Articoli più letti

Iscriviti

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sul mondo delle normative e legge per il fisco e tributi!

No grazie!