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mercoledì 26 Febbraio 2025
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La Holding: un pilastro strategico per l’ottimizzazione aziendale

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Nell’attuale panorama economico e fiscale, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie è una priorità per le aziende di qualsiasi dimensione.

Una soluzione sempre più adottata per raggiungere questo obiettivo è la costituzione di una holding.

Ma quali sono i benefici reali di questa scelta? Questo articolo esplora i vantaggi derivanti dalla creazione di una holding, esaminando aspetti fiscali, economici e strategici per fornire agli imprenditori una guida dettagliata su questa importante decisione.

 

Vantaggi Fiscali: Un Risparmio Sostanziale

Uno dei principali motivi per costituire una holding è l’ottimizzazione del carico fiscale. Le holding beneficiano di regimi fiscali favorevoli, grazie alla possibilità di consolidare i bilanci delle società controllate. Questo permette di compensare i profitti di una società con le perdite di un’altra, riducendo l’imposizione fiscale complessiva.

Inoltre, molte giurisdizioni offrono significative agevolazioni fiscali, come l’esenzione o la riduzione delle tasse sui dividendi ricevuti dalle partecipate.

Un altro aspetto cruciale è la possibilità di pianificare trasferimenti di risorse all’interno del gruppo con minori costi fiscali.

Questo può essere realizzato attraverso strumenti come i prezzi di trasferimento o accordi di finanziamento tra le società del gruppo. Se gestiti correttamente, questi strumenti possono portare a una notevole riduzione del carico fiscale, migliorando la liquidità e la capacità di investimento del gruppo.

 

Vantaggi Economici e Finanziari: Rafforzare la Struttura del Gruppo

Oltre ai vantaggi fiscali, la costituzione di una holding offre significativi benefici economici e finanziari. La centralizzazione delle funzioni finanziarie all’interno della holding consente una gestione più efficiente delle risorse, ottimizzando gli investimenti e migliorando l’accesso ai mercati finanziari.

Questo rende la holding uno strumento prezioso per facilitare operazioni di acquisizione, fusione o cessione di partecipazioni, aumentando la flessibilità strategica e la capacità di adattamento alle dinamiche di mercato.

Inoltre, una holding ben strutturata può risultare più attraente per gli investitori esterni, grazie alla sua chiarezza organizzativa e alla trasparenza finanziaria. Questo può facilitare la raccolta di capitali, migliorando ulteriormente la solidità finanziaria del gruppo. Infine, la costituzione di una holding contribuisce a una migliore allocazione del rischio, isolando le attività operative dalle eventuali passività e proteggendo così gli asset strategici.

 

Vantaggi Strategici e Operativi: Una Visione Unitaria per il Successo

Dal punto di vista strategico e operativo, la holding offre una serie di vantaggi significativi. Una delle principali è la centralizzazione delle decisioni strategiche, che garantisce una visione coesa e unitaria della direzione aziendale.

Questo è particolarmente importante in contesti economici complessi e in continua evoluzione, dove la rapidità di adattamento può fare la differenza tra successo e fallimento.

La holding funge anche da veicolo per proteggere i beni aziendali, permettendo la segregazione degli asset in società dedicate e riducendo così l’esposizione a rischi operativi.

Inoltre, facilita l’implementazione di strategie di diversificazione, permettendo di esplorare nuovi mercati con un impatto minimo sulle operazioni principali dell’impresa.

Questa flessibilità strategica migliora la resilienza del gruppo, permettendo di mitigare le fluttuazioni economiche attraverso una gestione diversificata delle attività.

Infine, la centralizzazione delle funzioni amministrative e di supporto, come IT, risorse umane e finanza, può generare significative economie di scala, riducendo i costi operativi e migliorando l’efficienza complessiva del gruppo.

 

Conclusioni: La Holding come Strumento di Crescita e Stabilizzazione

Costituire una holding è una decisione strategica cruciale per gli imprenditori che mirano a ottimizzare la gestione delle risorse aziendali. I benefici offerti sono molteplici e spaziano dal risparmio fiscale alla maggiore efficienza operativa, dalla protezione degli asset aziendali alla flessibilità nella gestione del rischio. Tuttavia, è essenziale affrontare questa scelta con una chiara comprensione delle implicazioni legali, fiscali e operative, e con una visione precisa degli obiettivi aziendali.

In sintesi, una holding può rappresentare una leva strategica di grande valore per la crescita e la stabilità finanziaria di un’azienda, purché venga gestita con competenza e attenzione. Il successo dipende dalla capacità di integrare efficacemente questa struttura nella propria strategia di business, sfruttando al meglio le opportunità che offre.

Incentivi per la Digitalizzazione e la Transizione Green delle Imprese: Via alle Prenotazioni del Credito d’Imposta “Transizione 5.0”

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A partire dalle ore 12 del 7 agosto 2024, le imprese possono prenotare il credito d’imposta “Transizione 5.0”, destinato a supportare la digitalizzazione e la transizione ecologica. Questo bonus è rivolto a tutte le aziende che pianificano investimenti innovativi nel biennio 2024-2025, e si concentra su progetti che migliorano l’efficienza energetica.

Apertura della Piattaforma Informatica per le Prenotazioni

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato un decreto direttoriale il 6 agosto 2024, che sancisce l’apertura della piattaforma informatica per l’invio delle comunicazioni necessarie alla prenotazione del credito d’imposta. Come specificato dal decreto interministeriale del 24 luglio 2024, questa misura è parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), ed è volta a favorire la transizione tecnologica delle imprese italiane.

Requisiti e Benefici del Credito d’Imposta

Il credito d’imposta premia le imprese che, tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2025, realizzano investimenti in progetti di innovazione che garantiscono una riduzione dei consumi energetici. Gli obiettivi da raggiungere sono una diminuzione dei consumi energetici della struttura produttiva di almeno il 3%, oppure una riduzione del 5% nei processi specifici coinvolti dall’investimento.

L’incentivo mira a sostenere le “transizioni gemelle”—digitale e green—delle imprese, e prevede una dotazione finanziaria di 6,3 miliardi di euro. Gli investimenti devono essere destinati a beni materiali e immateriali che promuovono la transizione tecnologica secondo il modello “Industria 4.0”. Tra questi beni rientrano, ad esempio, i software e le piattaforme per il monitoraggio e la gestione dell’energia, compresi i sistemi di intelligenza artificiale che ottimizzano l’efficienza energetica attraverso l’uso di sensori IoT.

Progetti e Spese Ammissibili

Tra i progetti agevolabili rientrano anche gli investimenti in beni materiali nuovi, strumentali all’esercizio d’impresa, volti all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinate all’autoconsumo. Questi investimenti includono anche gli impianti per lo stoccaggio dell’energia prodotta e le spese per la formazione del personale, necessarie a sostenere la transizione digitale dei processi produttivi. Questi costi sono ammissibili fino al 10% dell’investimento totale e con un limite massimo di 300 mila euro.

Il recente decreto ha inoltre ampliato la gamma di investimenti ammessi, includendo anche quelli a distanza finalizzati all’autoproduzione di energia rinnovabile.

Beneficiari e Importo dell’Incentivo

Possono beneficiare dell’agevolazione tutte le imprese residenti in Italia, indipendentemente dalla loro dimensione, settore economico, o regime fiscale.

Tuttavia, sono esclusi i soggetti in difficoltà finanziaria o quelli che non rispettano le normative sulla sicurezza e i contributi previdenziali.

Il credito d’imposta è calcolato in base alla quota di investimento e alla riduzione dei consumi energetici ottenuta. L’investimento minimo per accedere all’agevolazione è fissato a 2,5 milioni di euro.

Procedura per Richiedere l’Incentivo

Per accedere al credito d’imposta, le imprese devono seguire una procedura specifica. Prima di tutto, devono inviare una comunicazione preventiva tramite la Piattaforma Informatica “Transizione 5.0”, disponibile sul sito del Gse, corredata da una certificazione ex ante che attesti la riduzione prevista dei consumi energetici. Successivamente, entro 30 giorni dalla conferma della prenotazione, deve essere inviata una comunicazione che attesti l’effettuazione degli ordini, con un pagamento anticipato pari almeno al 20% del costo dei beni agevolabili.

Al termine del progetto, le imprese devono trasmettere una comunicazione di completamento, accompagnata dalla certificazione ex post, per confermare la realizzazione degli investimenti. Il credito d’imposta riconosciuto potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione, tramite il modello F24, entro il 31 dicembre 2025.

Eventuali crediti non utilizzati entro questa data potranno essere riportati e compensati in cinque quote annuali di pari importo.

Supporto e Assistenza

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha reso disponibile un servizio di supporto tecnico per l’accesso alla procedura informatica. Le richieste possono essere inviate tramite il servizio “Transizione 5.0”.

Le operazioni straordinarie e il vantaggio fiscale: quando può essere considerato indebito?

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Operazioni straordinarie

Le operazioni straordinarie aziendali possono generare vantaggi fiscali, ma è fondamentale che queste operazioni siano supportate da ragioni economiche valide e non siano esclusivamente finalizzate all’ottenimento di benefici fiscali.

In caso contrario, il vantaggio fiscale può essere considerato “indebito”.

Categorie di Operazioni Straordinarie

Le operazioni straordinarie si dividono principalmente in due categorie: quelle che riguardano i beni e quelle che riguardano i soggetti.

Le prime comportano il trasferimento di beni aziendali da un soggetto giuridico a un altro, come accade nella cessione o nel conferimento di un’azienda.

Le seconde, come la fusione, ridefiniscono i rapporti partecipativi tra i soci senza un diretto trasferimento di beni.

Queste operazioni sono regolate da una normativa fiscale che distingue tra operazioni neutrali, realizzative e a realizzo controllato. Le operazioni realizzative, come la cessione di un’azienda, generano effetti fiscali rilevanti per entrambe le parti coinvolte, mentre quelle neutrali, come fusioni e scissioni, non comportano effetti reddituali.

La Cessione Indiretta d’Azienda: Fasi e Implicazioni Fiscali

Un esempio di operazione straordinaria è la cessione indiretta d’azienda, che si articola in più fasi: la costituzione di una società veicolo (newco), il conferimento dell’azienda a questa società, e la successiva cessione delle partecipazioni. Questo tipo di operazione può beneficiare del regime di participation exemption (Pex), che prevede l’esenzione dal reddito imponibile del 95% delle plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate.

Il vantaggio fiscale ottenuto da una cessione indiretta potrebbe però risultare indebito se l’operazione è priva di sostanza economica o di motivazioni extra fiscali significative. Questo aspetto è stato chiarito dalla normativa vigente e da interpretazioni giurisprudenziali recenti, che sottolineano come la semplice finalità di ottenere benefici fiscali non sia sufficiente a giustificare l’operazione.

Il Ruolo dell’Imposta di Registro e la Questione dell’Abuso

Un altro elemento da considerare nella cessione indiretta riguarda l’imposta di registro.

La cessione diretta di un’azienda è soggetta a imposta proporzionale, mentre la cessione indiretta, attraverso la vendita di quote, è tassata in misura fissa. Anche il conferimento di un’azienda segue una tassazione in misura fissa.

Il rischio di configurare l’operazione come abusiva, ai fini delle imposte dirette e di registro, è stato mitigato dalla normativa che esclude l’elusività della cessione indiretta d’azienda, purché non seguita da ulteriori passaggi che alterino significativamente la natura dell’operazione.

Conclusioni

Le operazioni straordinarie, come la cessione indiretta d’azienda, devono essere attentamente valutate per evitare che il vantaggio fiscale ottenuto venga considerato indebito. La normativa attuale fornisce strumenti per distinguere tra operazioni legittime e potenzialmente abusive, assicurando che le operazioni di riorganizzazione aziendale possano avvenire senza indebiti oneri fiscali, purché supportate da valide ragioni economiche.

Legge di bilancio 2025: proroga del Maxi Bonus Assunzioni fino al 130%

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Mentre si avvicina la discussione sulla prossima Legge di Bilancio, il panorama delle misure fiscali per il 2025 inizia a delinearsi con maggiore chiarezza.

Tra le proposte in valutazione, emerge la possibilità di una proroga del maxi bonus assunzioni, che prevede un’agevolazione fino al 130% per le aziende che assumono a tempo indeterminato, in particolare persone appartenenti a categorie svantaggiate.

Verso la Conferma del Maxi Bonus Assunzioni per il 2025

Con l’inizio dei lavori post-pausa estiva, il Governo dovrà affrontare la complessa costruzione della Legge di Bilancio 2025. Tra le misure che potrebbero essere confermate figura il maxi bonus assunzioni, introdotto inizialmente come incentivo transitorio nell’ambito della riforma fiscale del 2024. Questa agevolazione, prevista dall’articolo 4 del decreto legislativo n. 216 del 2023, consente alle imprese di usufruire di una super deduzione fino al 130% sui costi del personale per nuove assunzioni a tempo indeterminato, con un’ulteriore maggiorazione per l’inserimento di lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate.

Le Dichiarazioni di Marco Osnato e l’Incertezza sulla Revisione Fiscale

A sostenere l’ipotesi di una proroga del maxi bonus è stato Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera, che ha lasciato intendere che il Governo potrebbe estendere questa misura anche al 2025. Tuttavia, il contesto più ampio delle agevolazioni fiscali rimane incerto, soprattutto in seguito alle dichiarazioni del viceministro all’Economia e alle Finanze, Maurizio Leo, che a luglio ha annunciato un temporaneo stop alla revisione del sistema tributario, in attesa di nuove risorse.

La proroga del maxi bonus potrebbe quindi rappresentare un compromesso in attesa di una riforma fiscale più completa e strutturata. Al contempo, le aspettative sono rivolte anche ai risultati che potrebbero emergere dal concordato preventivo biennale, e alla possibile conferma dell’IRPEF a tre aliquote.

Il Maxi Bonus Come Risposta all’Abolizione dell’ACE

Il maxi bonus assunzioni è stato introdotto anche per compensare l’abolizione dell’ACE (Aiuto alla Crescita Economica), una misura che aveva sostenuto molte imprese fino al 2024. Tuttavia, secondo le stime dell’ISTAT, solo il 5,6% delle aziende ha beneficiato del maxi bonus, mentre il 25,3% delle imprese ha subito effetti negativi dalla soppressione dell’ACE.

Nonostante ciò, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha sottolineato che oltre al maxi bonus, il Governo ha previsto altri incentivi per sostenere le imprese, come il credito d’imposta per gli investimenti innovativi e per la transizione ecologica, attraverso i programmi Transizione 4.0 e Transizione 5.0.

Questi crediti d’imposta, del valore di 7,7 miliardi di euro per il 2024 e 8 miliardi per il 2025, insieme ai 6,3 miliardi previsti per Transizione 5.0, mirano a incentivare gli investimenti delle aziende in innovazione e sostenibilità.

Conclusioni

La proroga del maxi bonus assunzioni fino al 130% potrebbe diventare realtà nel 2025, offrendo alle aziende un ulteriore strumento per sostenere l’occupazione, soprattutto in un contesto economico complesso. Tuttavia, la decisione finale dipenderà dai futuri sviluppi della Legge di Bilancio e dalla capacità del Governo di trovare un equilibrio tra le diverse esigenze fiscali e di bilancio.

Incentivi per l’agricoltura: come ottenere fino a 130.000 euro per l’acquisto di trattori e macchine agricole

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Le aziende agricole possono accedere a importanti agevolazioni per modernizzare la propria attività grazie ai nuovi incentivi dedicati alla meccanizzazione e all'innovazione tecnologica. Sono disponibili contributi fino a 130.000 euro per l'acquisto di trattori e attrezzature agricole di ultima generazione.

Le aziende agricole possono accedere a importanti agevolazioni per modernizzare la propria attività grazie ai nuovi incentivi dedicati alla meccanizzazione e all’innovazione tecnologica. Sono disponibili contributi fino a 130.000 euro per l’acquisto di trattori e attrezzature agricole di ultima generazione.

Vediamo nel dettaglio chi può beneficiarne e come richiedere questi fondi.

 

Innovazione Tecnologica: Un Passo Necessario per la Competitività

Nonostante gli sforzi per sostenere il reddito degli agricoltori, i profitti nel settore agricolo rimangono spesso bassi. Questo limite economico frena l’innovazione, un fattore cruciale per migliorare la competitività delle aziende agricole e la qualità della vita degli agricoltori stessi. Per affrontare questa sfida, oltre ai fondi previsti dalla PAC 2023-2027, sono stati introdotti nuovi incentivi per promuovere l’innovazione tecnologica nel settore agricolo.

 

Opportunità di Finanziamento per la Meccanizzazione Agricola

Esistono diverse opportunità di finanziamento per chi desidera investire in trattori e altre attrezzature agricole. Tra queste, spicca il Bonus Agricoltura, che può arrivare fino a 130.000 euro. Questo contributo è destinato a sostenere l’acquisto di macchinari e attrezzature che migliorino la produttività e l’efficienza delle aziende agricole.

 

Fondo per l’Innovazione in Agricoltura: Contributi a Fondo Perduto

Una delle principali fonti di finanziamento per l’acquisto di un trattore è il Fondo per l’Innovazione in Agricoltura erogato da Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). Per il 2024, sono stati stanziati 100 milioni di euro destinati all’acquisto di trattori e macchinari agricoli. Il fondo prevede un contributo a fondo perduto, che può coprire tra il 40% e l’80% del costo delle attrezzature. Questo incentivo è rivolto principalmente alle PMI agricole che investono in tecnologie all’avanguardia, come soluzioni robotiche e sistemi di gestione avanzata delle risorse, con l’obiettivo di aumentare la produttività e ridurre l’uso di sostanze chimiche.

 

Piano di Transizione 4.0 e 5.0: Agevolazioni Fiscali per l’Innovazione

Per il 2024, sono ancora disponibili i fondi del Piano di Transizione 4.0, che offre un credito d’imposta pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto di macchine agricole. Sebbene il credito sia ridotto rispetto al 40% del 2023, rimane comunque un’opportunità importante per le aziende agricole.

Inoltre, il nuovo Piano di Transizione 5.0 prevede un credito d’imposta fino al 45% per gli investimenti in macchinari interconnessi, con un particolare focus sull’efficientamento energetico.

 

Bando Isi Inail: Fino a 130.000 Euro per la Sicurezza e l’Efficienza

Un ulteriore strumento di supporto è il Bando Isi Inail, che mette a disposizione 90 milioni di euro per il 2024. Questo bando finanzia l’acquisto di trattori e attrezzature che migliorano la sicurezza sul lavoro e riducono le emissioni inquinanti.

Il contributo può coprire fino al 65% della spesa, con un massimo di 130.000 euro per singolo acquisto.

Le somme sono accreditate direttamente sul conto corrente delle aziende beneficiarie e non devono essere restituite. Tuttavia, è importante presentare la domanda in tempi rapidi, poiché i fondi sono assegnati in base all’ordine di presentazione.

 

Altri Strumenti di Finanziamento: La Nuova Sabatini

Infine, tra le opportunità di finanziamento c’è anche la Nuova Sabatini, che offre una garanzia fino all’80% dell’importo richiesto per l’acquisto di macchinari.

Sebbene questo strumento non sia altrettanto vantaggioso rispetto agli altri contributi, rappresenta comunque una valida opzione per le aziende agricole che necessitano di un sostegno finanziario.

In sintesi, le aziende agricole hanno a disposizione numerosi strumenti per modernizzare la propria attività e migliorare la produttività attraverso l’innovazione tecnologica.

Questi incentivi rappresentano un’opportunità preziosa per affrontare le sfide del settore e rimanere competitive sul mercato.

Prepararsi alle scadenze autunnali: modello 770/2024

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Con il termine delle ferie estive, è il momento di rivolgere l’attenzione alle imminenti scadenze autunnali. Tra queste, la presentazione del Modello 770/2024 riveste particolare importanza, richiedendo un’attenta preparazione.

 

Scadenze e Regole del Modello 770/2024

Le linee guida per il Modello 770/2024, come per altri dichiarativi, sono state stabilite a febbraio. In particolare, il modello è stato approvato dall’Agenzia delle Entrate con i Provvedimenti n. 68511 del 28 febbraio e n. 61647 del 26 febbraio, i quali definiscono le specifiche tecniche e le istruzioni per la compilazione. La scadenza per la presentazione del Modello 770/2024 è fissata al 31 ottobre 2024.

 

Utilizzo del Modello 770/2024

Il Modello 770/2024 è destinato a comunicare i dati relativi alle ritenute operate nel corso dell’anno fiscale 2023 e i relativi versamenti. Inoltre, consente di dichiarare le ritenute applicate su dividendi, proventi da partecipazioni, redditi di capitale e operazioni di natura finanziaria. Oltre a questi, il modello include anche le compensazioni effettuate, i crediti d’imposta utilizzati, e le somme liquidate a seguito di pignoramento presso terzi.

Il Modello 770/2024 è composto da un frontespizio e dai quadri SF, SG, SH, SI, SK, SL, SM, SO, SP, SQ, SS, DI, ST, SV, SX, e SY. Per inviarlo, è necessario che il sostituto d’imposta abbia precedentemente trasmesso la Certificazione Unica entro i termini previsti (16 marzo 2024), e, se richiesto, la Certificazione degli utili.

 

Modalità di Invio e Conferma di Ricezione

La dichiarazione deve essere presentata esclusivamente per via telematica entro il 31 ottobre 2024, come stabilito dall’art. 4 del D.P.R. 22 luglio 1998, n. 322. L’invio può essere effettuato:

  • Direttamente dal sostituto d’imposta;
  • Tramite un intermediario abilitato;
  • Da altri soggetti incaricati, nel caso delle Amministrazioni dello Stato;
  • Attraverso società appartenenti al gruppo.

La dichiarazione si considera presentata nel momento in cui l’Agenzia delle Entrate riceve i dati, e la prova della presentazione è data dalla comunicazione di avvenuto ricevimento, rilasciata sempre per via telematica.

Il sistema telematico rilascia immediatamente un messaggio che conferma la ricezione del file. Successivamente, l’utente riceverà una seconda comunicazione che attesta l’esito dell’elaborazione dei dati, confermando la presentazione della dichiarazione in caso di esito positivo.

 

Approfondimenti Utili

Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, si consiglia di consultare le Circolari del giorno relative alla Certificazione Unica (CU) 2024, disponibili in abbonamento.

Leasing Immobiliare: Regime Fiscale e Opportunità di Deducibilità

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Il leasing immobiliare rappresenta una forma di finanziamento particolarmente vantaggiosa per l’acquisizione o la ristrutturazione di beni immobili.

Grazie a una maggiore flessibilità rispetto ai tradizionali mutui bancari, il leasing consente alle imprese di ottimizzare la propria gestione fiscale e finanziaria. In questo articolo, esploreremo il regime fiscale del leasing immobiliare, con particolare attenzione alle norme di deducibilità dei canoni e alle recenti modifiche legislative.

Cos’è il Leasing Immobiliare?

Il leasing immobiliare è un contratto in cui una banca o un intermediario finanziario acquista un immobile o lo costruisce secondo le indicazioni dell’utilizzatore, il quale ottiene l’uso del bene per un periodo determinato dietro pagamento di canoni periodici. Al termine del contratto, l’utilizzatore ha la facoltà di acquisire la proprietà del bene esercitando un diritto di opzione a un prezzo prestabilito.

Vantaggi del Leasing Immobiliare

Il leasing immobiliare offre numerosi vantaggi, tra cui:

  • Deducibilità Fiscale: I canoni di leasing sono deducibili dal reddito imponibile, purché rispettino determinate condizioni legali.
  • Ammortamento Rapido: Il leasing permette di ammortizzare il bene in un periodo più breve rispetto all’acquisto diretto.
  • Frazionamento dell’IVA: L’IVA viene frazionata nei canoni periodici, riducendo l’impatto sulla liquidità aziendale.
  • Finanziamento Totale: Copertura dell’intero valore del bene, un’opzione spesso non disponibile con un normale finanziamento bancario.
  • Disponibilità Immediata del Bene: L’azienda ottiene immediatamente il bene senza immobilizzare grandi somme di denaro.

Deducibilità dei Canoni di Leasing Immobiliare

Secondo l’art. 102, co. 7 del TUIR, la deducibilità dei canoni di leasing immobiliare è subordinata alla durata del contratto, che non deve essere inferiore a dodici anni.

Questa regola si applica indipendentemente dal periodo di ammortamento del bene.

Se la durata del contratto è inferiore a quella minima fiscale, i canoni possono essere dedotti solo parzialmente durante il periodo contrattuale, con eventuali variazioni in diminuzione al termine del contratto.

Modifiche ai Limiti di Durata Fiscale

Le regole di deducibilità sono state modificate più volte negli anni. Ad esempio:

  • Contratti stipulati fino al 3 dicembre 2005: I canoni erano deducibili per contratti di almeno otto anni.
  • Contratti tra il 4 dicembre 2005 e il 31 dicembre 2007: Deducibilità riconosciuta se la durata del contratto non era inferiore alla metà del periodo di ammortamento fiscale.
  • Contratti dal 1° gennaio 2014: La deducibilità richiede una durata contrattuale minima di 12 anni.

Quota Non Deducibile del Canone

Il comma 7-bis dell’articolo 36 del D.L. n. 223/2006 prevede che la parte del canone riferita al valore dell’area sottostante l’immobile non sia deducibile. La deducibilità è limitata alla quota interessi dei canoni di leasing, soggetta a specifiche limitazioni per la deducibilità degli interessi passivi.

Calcolo della Deducibilità

Per determinare la quota non deducibile, si deve distinguere tra la quota capitale e la quota interessi del canone di leasing. La quota capitale viene ulteriormente suddivisa per individuare la parte riferibile all’area sottostante il fabbricato, che non è deducibile.

Costo Fiscalmente Riconosciuto Post Riscatto Finale

Al termine del contratto di leasing, se l’impresa decide di riscattare il bene, il costo fiscalmente riconosciuto è pari al prezzo di riscatto aumentato della quota di canoni indeducibili pagati durante il contratto.

Conclusioni

Il leasing immobiliare offre alle aziende un’opportunità significativa per gestire in modo efficiente la propria pianificazione fiscale e le strategie di investimento. Tuttavia, è essenziale comprendere a fondo le normative vigenti e le condizioni contrattuali per massimizzare i benefici fiscali.

Le evoluzioni normative richiedono un aggiornamento costante delle strategie aziendali, rendendo indispensabile la consulenza di esperti fiscali e legali per garantire la conformità e l’efficacia delle operazioni finanziarie.

Incentivi per l’Assunzione di Giovani con Disabilità nel Terzo Settore: Tutto Quello che C’è da Sapere

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Il DPCM del 27 giugno 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 23 agosto 2024, ha finalmente delineato le modalità per accedere ai contributi previsti dal Fondo istituito dall’art. 28 del Decreto Lavoro (DL 48/2023). Questo Fondo è destinato a supportare l’inserimento professionale di giovani under 35 con disabilità, coinvolgendoli nelle attività di enti del Terzo settore, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e ONLUS.

 

Obiettivi e Destinatari del Fondo

Il Fondo è stato creato con l’obiettivo di valorizzare le competenze professionali dei giovani con disabilità, favorendo il loro inserimento nelle attività statutarie e imprenditoriali degli enti del Terzo settore. Tra i destinatari dei contributi figurano enti come le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale e le ONLUS iscritte all’anagrafe specifica.

L’incentivo è rivolto a coloro che assumono giovani disabili under 35 con contratti a tempo indeterminato, oppure trasformano contratti a termine in contratti permanenti, tra il 1° agosto 2020 e il 30 settembre 2024.

 

Dettagli dell’Incentivo Economico

Il contributo economico offerto dal Fondo si compone di due parti: un importo una tantum di 12.000 euro per ogni assunzione o conversione di contratto, e un ulteriore contributo di 1.000 euro mensili fino al 30 settembre 2024. In caso di cessazione anticipata del contratto, il contributo mensile verrà interrotto.

Per le assunzioni effettuate a settembre 2024, è previsto lo stesso trattamento economico, con l’erogazione del contributo una tantum e della quota mensile relativa a quel mese. Il pagamento avverrà in un’unica soluzione entro il 31 dicembre 2024.

Questo incentivo è cumulabile con altre agevolazioni previste per l’assunzione di persone con disabilità, aumentando così il supporto finanziario disponibile per i datori di lavoro.

 

Come Presentare la Domanda

Le domande per accedere a questi contributi devono essere inviate all’INPS tramite il portale telematico dal 2 settembre 2024 fino al 31 ottobre 2024.

Sarà necessario allegare una dichiarazione sostitutiva che includa informazioni come i dati identificativi dell’ente richiedente, il numero di iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore, i dettagli del legale rappresentante e delle persone con disabilità assunte, oltre alla dichiarazione di regolarità contributiva e l’IBAN per l’accredito del contributo.

Una volta valutate le domande, l’INPS pubblicherà l’elenco dei beneficiari sul proprio sito istituzionale.

 

Importanza dell’Iniziativa

Questa iniziativa rappresenta un’importante opportunità per favorire l’integrazione professionale dei giovani con disabilità, offrendo al contempo un sostegno economico significativo agli enti del Terzo settore.

Grazie a queste agevolazioni, si spera di incentivare ulteriormente le assunzioni e la stabilizzazione del lavoro per una categoria spesso svantaggiata nel mercato del lavoro.

Forza maggiore e perdita del Bonus Prima Casa: la Cassazione definisce i limiti applicativi

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La recente ordinanza n. 20557/2024 della Corte di Cassazione ha chiarito i confini entro i quali può essere invocata la forza maggiore in ambito fiscale, con particolare riferimento alla decadenza dalle agevolazioni fiscali.

In particolare, la sentenza si concentra sull’obbligo di rivendere un immobile entro tre anni dall’acquisto per mantenere il beneficio della riduzione dell’imposta di registro all’1%.

Il caso specifico: l’impossibilità di rivendere l’immobile

Il caso preso in esame riguardava un contribuente che non era riuscito a rispettare il termine triennale per la rivendita di un immobile, necessario per mantenere il bonus prima casa. Il contribuente ha invocato la forza maggiore, sostenendo che circostanze esterne e imprevedibili gli avevano impedito di rispettare tale scadenza. Tuttavia, la Corte ha confermato la decadenza dal beneficio, rilevando che le condizioni necessarie per configurare la forza maggiore non erano presenti.

Le caratteristiche della forza maggiore

Secondo la Corte, affinché la forza maggiore possa essere riconosciuta, devono sussistere tre condizioni fondamentali: l’impedimento deve essere imprevedibile, inevitabile, e non imputabile al contribuente.

Solo in presenza di queste caratteristiche l’inadempimento di un obbligo fiscale, come nel caso della rivendita dell’immobile, può evitare la decadenza dal beneficio concesso.

La rilevanza giuridica della forza maggiore

Il concetto di forza maggiore, codificato nell’art. 6 comma 5 del Decreto Legislativo 472/1997, è stato introdotto come causa di non punibilità in ambito tributario.

Oltre a essere applicato nelle sanzioni amministrative, la giurisprudenza ne ha progressivamente ampliato l’applicazione, includendo anche la possibilità di evitarne la decadenza da determinate agevolazioni fiscali, come il bonus prima casa.

Un principio generale: l’impossibilità di adempimento

Dalla giurisprudenza emerge un principio chiaro: quando un obbligo diventa impossibile da adempiere per cause non imputabili al contribuente, non è giusto che questo perda i benefici fiscali associati.

Questo principio, ribadito dalla Cassazione, sottolinea che l’inadempimento dovuto a forza maggiore non deve comportare la decadenza dal beneficio fiscale.

Tuttavia, nel caso specifico esaminato, la Corte ha ritenuto che le circostanze invocate non soddisfacevano i requisiti per la forza maggiore, confermando così la perdita del bonus.

Conclusioni

L’ordinanza n. 20557/2024 della Cassazione si inserisce in un quadro giuridico che vede la forza maggiore come un elemento centrale nella tutela del contribuente. La sentenza riafferma l’importanza di condizioni specifiche e rigorose per l’applicabilità di questo principio, ponendo l’accento sull’imprevedibilità, l’inevitabilità e l’assenza di colpa del contribuente.

Questi elementi devono essere attentamente valutati per determinare se un inadempimento possa essere giustificato e quindi non comportare la perdita di benefici fiscali significativi.

Contributi per asili nido e scuole dell’Infanzia: opportunità per i Commercialisti iscritti alla cassa

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Periodo di Presentazione delle Domande

Dal 1° agosto al 31 ottobre 2024, i commercialisti iscritti alla Cassa Dottori Commercialisti possono presentare la domanda per ottenere un contributo sulle spese sostenute per l’iscrizione e la frequenza di asili nido e scuole dell’infanzia per i propri figli, compresi i minori in affido temporaneo, preadottivo o in collocamento provvisorio.

 

Finalità e Stanziamento del Contributo

Il Consiglio di Amministrazione della Cassa Dottori Commercialisti ha stanziato un fondo di 1.000.000 di euro con l’obiettivo di sostenere i commercialisti nella conciliazione tra attività professionale e impegni familiari.

Questo contributo è destinato a coprire le spese per l’anno educativo 2023/2024, cioè dal 1° settembre 2023 al 31 luglio 2024.

 

Requisiti per l’Accesso al Bonus

Per poter beneficiare del bonus, i commercialisti devono essere iscritti alla Cassa, non percepire pensioni da altri enti (ad eccezione di quelle di invalidità) e aver dichiarato un reddito professionale non superiore a 35.000 euro per l’anno fiscale 2022.

Se entrambi i genitori sono in possesso dei requisiti, la domanda può essere presentata da uno solo di essi.

 

Modalità di Presentazione della Domanda

La richiesta di contributo deve essere inoltrata esclusivamente attraverso il servizio online DAS, disponibile sul sito www.cnpadc.it, entro il termine ultimo del 31 ottobre 2024. Domande inviate con modalità diverse non saranno accettate. È necessario presentare una domanda separata per ciascun figlio per cui si richiede il rimborso.

 

Documentazione Necessaria

Per completare la domanda, occorre allegare:

  • Un documento di identità valido.
  • In caso di minori in affido temporaneo, preadottivo o in collocamento provvisorio, una copia autentica del provvedimento di affidamento o del provvedimento amministrativo dei servizi sociali.
  • Ricevute di pagamento valide fiscalmente, che indichino chiaramente il nome del figlio o del genitore richiedente e facciano riferimento alle spese di iscrizione e frequenza per l’anno educativo 2023/2024.

 

Se le ricevute non riportano tutte le informazioni richieste, è necessario allegare anche un’attestazione di iscrizione e frequenza rilasciata dall’asilo nido o dalla scuola dell’infanzia, che confermi le generalità del richiedente e del figlio.

Questa iniziativa rappresenta un’importante opportunità di supporto per i commercialisti che affrontano le spese legate alla prima infanzia dei propri figli, facilitando al contempo l’equilibrio tra vita lavorativa e familiare.

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