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Come annullare le cartelle esattoriali commercialista esperto

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Come annullare le cartelle esattoriali

Valeria Ceccarelli - Data di Pubblicazione: 16/10/2024 - 4320 visualizzazioni.
Come annullare le cartelle esattoriali

Le cartelle esattoriali sono strumenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per comunicare ai contribuenti debiti fiscali da saldare. Tuttavia, può capitare che queste cartelle siano illegittime o che presentino errori.

Quando È Possibile Annullare una Cartella Esattoriale?

Esistono diverse motivazioni per cui un contribuente può richiedere l’annullamento di una cartella esattoriale, tra cui:

  • Errori Materiali: Se la cartella contiene errori di calcolo o di trascrizione.
  • Decadenza dei Termini: Se l’atto è stato emesso oltre i termini di prescrizione.
  • Irregolarità Procedurali: Se non sono stati rispettati i procedimenti di notifica.
  • Sussistenza di Giustificazioni: Se il debito è stato già saldato o se ci sono motivi di esonero.

Procedure per Richiedere l’Annullamento

Passo 1: Verifica della Cartella

Prima di procedere con la richiesta di annullamento, è fondamentale verificare la cartella esattoriale. Controlla attentamente:

  • I dati identificativi
  • Le somme richieste
  • La data di notifica
  • La motivazione del debito

Passo 2: Raccolta della Documentazione

Raccogli tutta la documentazione necessaria per supportare la tua richiesta di annullamento. Questo potrebbe includere:

  • Ricevute di pagamento
  • Documenti che attestano errori materiali
  • Comunicazioni precedenti con l’Agenzia delle Entrate

Passo 3: Presentazione della Richiesta di Annullamento

La richiesta di annullamento deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Ci sono diversi modi per farlo:

  • Modulo di Richiesta: Puoi utilizzare un modulo specifico per la richiesta di annullamento. Assicurati di compilare il modulo con tutte le informazioni richieste.
  • Via Pec o Raccomandata: Invia la richiesta tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) o raccomandata A/R per avere una prova di invio.

Tempi di Risposta e Follow-Up

Dopo aver presentato la richiesta, l’Agenzia delle Entrate ha un termine di 60 giorni per fornire una risposta. Se non ricevi alcuna comunicazione entro questo termine, la tua richiesta è considerata accettata.

È consigliabile effettuare un follow-up, specialmente se hai presentato la richiesta in prossimità di scadenze di pagamento. Puoi contattare l’ufficio competente o utilizzare il servizio online dell’Agenzia per verificare lo stato della tua richiesta.

Ricorso al Giudice

Se l’Agenzia delle Entrate-Riscossione rigetta la tua richiesta di annullamento, hai la possibilità di presentare ricorso. Il ricorso deve essere presentato:

  • Entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di diniego.
  • Presso il tribunale competente, con l’assistenza di un legale esperto in materia fiscale.

Prevenzione: Come Evitare Futuri Problemi

Per prevenire l’emissione di cartelle esattoriali illegittime, è importante:

  • Mantenere una corretta tenuta della contabilità.
  • Pagare tempestivamente le imposte dovute.
  • Conservare tutta la documentazione fiscale.

Conclusioni

L’annullamento delle cartelle esattoriali è un diritto dei contribuenti, ma richiede attenzione e conoscenza delle procedure corrette. È fondamentale agire tempestivamente e in modo informato per tutelare i propri diritti. Se hai dubbi o difficoltà, considerare l’assistenza di un professionista esperto in materia fiscale può rivelarsi estremamente utile

Cartelle esattoriali prescritte

Cartelle esattoriali prescritte

Cartelle esattoriali prescritte

la rilevanza del sollecito di pagamento.

 

Premessa.

Preliminarmente, occorre osservare che per interrompere la prescrizione è necessario un atto con cui il creditore indichi precisamente il credito a cui fa riferimento, l’importo e la relativa causale (ossia, la fonte da cui proviene detto credito). Ciò al fine di consentire al debitore di individuare immediatamente l’origine del proprio obbligo e verificare la fondatezza della pretesa.

Che valore ha il sollecito di pagamento per una cartella

Che cosa accade quando a inviare la diffida è il fisco? Di recente la Suprema Corte di Cassazione, con Ordinanza n. 25226/2023, ha risposto a una interessante domanda: che valore ha il sollecito di pagamento per una cartella in prescrizione? Può cioè interrompere tale termine di prescrizione e farlo decorrere nuovamente da capo? La questione deve essere prudentemente analizzata tenendo preliminarmente conto di alcune questioni fondamentali: quando si prescrive una cartella esattoriale? Come opera la prescrizione e come farla valere? Dopodiché: come deve essere il sollecito di pagamento per interrompere la prescrizione di una cartella di pagamento?

Quando si prescrive una cartella esattoriale?

Secondo la Suprema Corte di Cassazione, bisogna far riferimento ai termini previsti per le singole imposte o sanzioni. In particolare:
  • si prescrivono in 10 anni: le cartelle esattoriali per le imposte dovute allo Stato come Irpef, Iva, Ires, imposta di bollo, imposta di registro, canone Rai, contributi dovuti alle Camere di Commercio, imposta sulle donazioni o sulle successioni;
  • si prescrivono in 5 anni: le cartelle esattoriali per imposte dovute alle Regioni, Province e Comuni come l’Imu, la Tari, la Tosap; le multe stradali e tutte le sanzioni amministrative; i contributi previdenziali dovuti all’Inps e i contributi assistenziali dovuti all’Inail;
  • si prescrivono in 3 anni: i bolli auto arretrati.

Da quando decorre la prescrizione?

Il termine di prescrizione di una cartella esattoriale inizia a decorrere dal giorno successivo al suo ricevimento, ossia da quando il portalettere consegna il plico al contribuente. Se questi non è a casa, il termine decorre dal ritiro alle poste. Ma se l’atto non viene ritirato, il termine decorre dopo 10 giorni dall’invio della seconda raccomandata informativa. La prescrizione si forma in automatico, per il semplice decorso dei termini che abbiamo indicato sopra. Non è quindi necessario avviare alcuna attività ulteriore.

Come liberarsi di una cartella prescritta?

Una volta intervenuta la prescrizione, la cartella non deve essere più pagata. Tuttavia, il contribuente non può far “cancellare” la cartella precedentemente notificatagli in quanto i termini per far ricorso sono ormai decorsi. Egli quindi deve impugnare l’eventuale successivo atto che l’Esattore gli invierà deducendo, in quella sede, l’intervenuta prescrizione. Sicché, se l’Agente per la riscossione dovesse notificare un sollecito di pagamento o un preavviso di ipoteca o di fermo, oppure dovesse avviare un pignoramento, il contribuente può proporre ricorso e ottenerne l’annullamento per intervenuta prescrizione. Così si libererà da ogni pretesa di pagamento nei suoi confronti.

Che cosa interrompe la prescrizione di una cartella esattoriale?

In generale, il sollecito di pagamento inviato tramite PEC o raccomandata a.r. può interrompere la prescrizione se contiene (come abbiamo detto ad inizio articolo) tutti gli estremi del credito fatto valere. Se però il creditore è l’Agente per la Riscossione Esattoriale (come Agenzia Entrate Riscossione), il sollecito di pagamento si chiama intimazione di pagamento. In sostanza, l’intimazione di pagamento è un atto che ripropone fedelmente il contenuto della cartella esattoriale e che rinnova l’invito a pagare avvertendo la parte che il pagamento di quanto dovuto entro 5 giorni consente di evitare conseguenze peggiori come il pignoramento.

Quando il sollecito non interrompe la prescrizione?

Secondo la Cassazione, non può un semplice sollecito di pagamento interrompere la prescrizione di una cartella esattoriale. È necessario che tale sollecito rivesta la forma della “intimazione di pagamento”. Questo perché solo gli atti tipici del procedimento per l’accertamento della violazione hanno la funzione di far valere il diritto dell’amministrazione alla riscossione. Invece, le lettere raccomandate contenenti semplici solleciti di pagamento non interrompono la prescrizione. La Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente avverso la cartella esattoriale di pagamento con la quale l’amministrazione intimava il pagamento di oltre 26 mila euro a titolo di sanzione, per avere indebitamente percepito aiuti comunitari, notificata dopo oltre cinque anni dalla violazione.

Il principio di diritto.

In tema di sanzioni amministrative, ogni atto tipico del procedimento previsto dalla legge per l’accertamento della violazione e per l’irrogazione della sanzione ha la funzione di far valere il diritto dell’amministrazione alla riscossione della pena pecuniaria ed è quindi idoneo a costituire in mora il debitore ai sensi dell’articolo 2943 c.c. e ad interrompere la prescrizione ma ciò sempre se e dal momento in cui l’atto sia stato notificato o, comunque, portato a conoscenza del soggetto sanzionato a mezzo ruolo, tale non potendo avere tale effetto le lettere raccomandate contenenti meri solleciti di pagamento.

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