Un dipinto nostalgico, di un tempo andato, ormai lontano. Laconi con questa opera ci vuole
raccontare la realtà contadina degli anni ’40 e ’50, tempo in cui si respirava la grande passione che le persone di campagna ci mettevano nel loro lavoro.
Tecnica: Acrilico su tela
Dimensioni: 19,6 x 53
Profondità: 3,7 cm
Ubicazione: Piazza Michelangelo 18, Cagliari, Sardegna
Un dipinto nostalgico, di un tempo andato, ormai lontano. Laconi con questa opera ci vuole raccontare la realtà contadina degli anni ’40 e ’50, tempo in cui si respirava la grande passione che le persone di campagna ci mettevano nel loro lavoro. Mani sporche di terra e consumate dal lungo lavoro, teste scaldate, poi divenute bollenti per la loro esposizione continua al sole. Vestiti, sempre quelli, al massimo un solo abito ( o due nella migliore delle ipotesi) per le cerimonie e i giorni di festa, per il resto solo abiti semplici e usurati. E’ un’opera, non solo come ho già detto, di ricordo dei vecchi tempi, ma anche di celebrazione degli stessi, delle tecniche usate precedentemente, del lavoro attento e meticoloso della mano esperta di contadini e contadine; in onore delle bellissime persone che lavoravano nei campi.
Questa è una classica scena campestre, che avviene in estate, appunto un periodo dedicato all’agricoltura e la produzione agricola. Ovviamente ho voluto rappresentare questa scena perché mi piace: è calda, gioiosa, luminosa, che richiama molto l’estate. E’ sempre una festa quando la produzione va a buon fine.
Perciò è un richiamo ai tempi passati? A quando il lavoro nei campi era un lavoro di mani, di sudore, di corpo?
Certo, è un richiamo al tempo che fu, perché adesso è tutto meccanizzato; qui siamo ancora negli anni ’40/’50, dove si falciava il grano a mani o con la falce appunto, poi c’è il cavallo con l’aratro. E’ quindi giusto non dimenticare neanche questo, perché questo è storia.