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venerdì 6 Dicembre 2024

Fashion e Moda. Marchio collettivo e Patent Box, un’accoppiata vincente per sfondare nel settore: l’ esempio pratico per misurare i benefici fiscali dell’opzione

Il marchio collettivo e il settore fashion si sposano perfettamente nello scenario di un mercato differenziato e di qualità. Trattasi di un Brand, disciplinato dagli art 11 CPI e 2570 cc, che attesta la qualità e l’affidabilità di un prodotto realizzato e venduto nel rispetto di elevati standards produttivi, secondo criteri selezionati e garantiti di di eccellenza, soprattutto per il settore tessile. Guardiamo più da vicino quali sono i vantaggi di questo straordinario marchio e le agevolazioni fiscali ottenibili attraverso l’analisi di un caso pratico.

Marchio collettivo nel mondo del “Fashion”

Il marchio collettivo e il settore fashion si sposano perfettamente nello scenario di un mercato differenziato e di qualità. Trattasi di un Brand, disciplinato dagli art 11 CPI e 2570 cc, che attesta la qualità e l’affidabilità di un prodotto realizzato e venduto nel rispetto di elevati standards produttivi, secondo criteri selezionati e garantiti di di eccellenza, soprattutto per il settore tessile.

Il vantaggio che un’azienda di moda può trarre dall’utilizzo di marchi collettivi, riguarda in particolare il fatto che questi rappresentano un efficace strumento di commercializzazione congiunta di prodotti provenienti da gruppi di imprese che singolarmente incontrerebbero difficoltà nell’affermazione dei propri prodotti sul mercato.

Il marchio collettivo consente di perseguire i seguenti obiettivi:

valorizzare l’immagine del prodotto e del marchio;

garantire un maggior valore aggiunto ai produttori aderenti;

garantire ai consumatori che i prodotti appartengono ad una determinata area di produzione e che posseggano determinate caratteristiche qualitative;

ottenere profitti esponenzialmente elevati ;

godere di fortissime agevolazioni fiscali se si investe in ricerca e innovazione (Patent Box)

NB Il marchio collettivo dunque, non contraddistingue il prodotto di un singolo imprenditore ma ne garantisce caratteristiche eterogenee quali l’origine, la qualità e la natura. La differenza principale rispetto ai marchi d’impresa o “individuali è quella per la quale i marchi collettivi creano una dissociazione fra titolarità (che resta in capo al licenziante) ed utilizzazione (che spetta ai commercianti o produttori licenziatari del marchio).

Gli imprenditori e gli enti privati o pubblici che intendono registrare marchio collettivo, devono predisporre un regolamento d’uso del marchio ed eventuale disciplinare di produzione attinenti rispettivamente alle regole di utilizzo e di lavorazione del prodotto, che vanno rispettate dagli aderenti al fine di ottenere il rilascio di un “certificato di conformità”, senza il quale non sarebbe possibile ottenere il diritto all’uso del marchio collettivo.

Nel settore fashion, un tipico esempio di marchio collettivo è Seri. Co, gestito dal Centro Tessile Serico.

Marchio collettivo nella moda e Patent Box: l’esempio pratico

Il caso

Un’azienda di moda “Alfa” commercializza capi di abbigliamento attraverso un marchio collettivo ottenuto in licenza dal consorzio “X”.

Quesito

Quali benefits l’azienda Alfa trarrebbe nel suo business se decidesse di optare per l’agevolazione fiscale del Patent Box?

Cosa fare

Occorre in primo luogo individuare i beni immateriali opzionabili con il Patent Box attraverso un’analisi dell’attività aziendale.

NB Nel dettaglio, sarà necessario scorporare i redditi derivanti dall’utilizzo del marchio da quelli non collegati allo stesso. Per tale rilevazione è necessario ed utile che l’azienda sia dotata di un sistema di contabilità analitica o industriale.

Verifica che il bene rientri nell’agevolazione fiscale

Nel caso in esame, il brand “indossato” dai capi di abbigliamento venduti, rappresenta un bene immateriale che corrisponde ad un bene opzionabile ex art 1 L. 190/2014 in quanto:

è un marchio collettivo;

l’azienda ha ottenuto il diritto all’utilizzazione economica dello stesso attraverso il contratto di licenza stipulato con il consorzio che ne resta titolare;

il marchio ha contribuito alla formazione del reddito;

l’azienda Alfa ha investito in attività di ricerca e sviluppo del marchio e cioè:

attività di comunicazione e promozione (attraverso fiere, sponsorizzazioni, ecc. );

spese effettuate per la sua registrazione e il suo mantenimento;

spese effettuate per tutelare e difendere il marchio dai tentativi di imitazione in Italia e all’estero.

Inquadramento del tipo di utilizzo : diretto o indiretto?

L’azienda di moda, titolare del diritto allo sfruttamento economico del bene immateriale sebbene non proprietaria dello stesso ,valorizza il proprio brand tramite un tipo di utilizzo diretto, in quanto il reddito che realizza è il risultato della vendita di prodotti in cui è incorporato il valore del marchio ottenuto in licenza.

Ruling

L’utilizzo diretto rende obbligatoria la procedura di ruling, cioè quell’attività svolta in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate che consente di calcolare i benefici del Patent Box per in caso specifico e determinare con esattezza del reddito agevolabile

Soluzione

Ponendo il caso che il reddito agevolabile (il quale corrisponde al contributo economico) definito a seguito della procedura di ruling fosse pari a € 10. 000. 000 e che l’azienda abbia provveduto autonomamente alla alle spese di ricerca e e innovazione, con un nexus ratio pari a 1, l’applicazione del Patent Box le consentirebbe di conseguire un risparmio fiscale del 50% detassando in totale € 5. 000. 000, con un risparmio “spalmato” in 5 anni per un totale di € 25. 000. 000

Se operate nel settore moda e volete registrare il vostro marchio collettivo, oppure chiederne uno in licenza, pianificare con successo la vostra progettualità d’impresa e godere degli straordinari bonus fiscali del Patent Box,

non esitate a contattarci al numero verde 800. 19. 27. 52!

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