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Diritto Penale: illegittimità e disapplicazione dell’ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti con ripristino dello stato dei luoghi

Corte Cassazione, Sezione III Penale, 15 maggio 2007, n. 24724

In tema di gestione dei rifiuti, è illegittima e deve essere disapplicata l’ordinanza sindacale di rimozione dei rifiuti e ripristino dello stato dei luoghi, prevista dall’art.  14, comma terzo, D. Lgs. N. 22 del 1997 (oggi sostituito dall’art.  192, comma terzo, D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152), emessa nei confronti del proprietario dell’area su cui insistono i rifiuti, senza accertare se questi abbia posto in essere una delle condotte incriminate dalla norma (abbandono e/o deposito incontrollato; immissione di rifiuti nelle acque superficiali o sotterranee) ovvero se sia configurabile nei suoi confronti un concorso morale o materiale.

Repubblica italiana in nome del popolo italiano la Corte Suprema di Cassazione sezione terza penale

Composta dagli Ill. Mi Sigg. Ri Magistrati: Dott. LUPO Ernesto – Presidente Dott. ONORATO Pierluigi – Consigliere Dott. MANCINI Franco – Consigliere Dott. PETTI Ciro – Consigliere Dott. SQUASSONI Claudia – Consigliere ha pronunciato la seguente: sentenza sul ricorso proposto da:

1) G. S. , N. IL (OMISSIS);

2) A. V. , N. IL (OMISSIS); 3) AD. VI. , N. IL (OMISSIS); 4) D. V. I. , N. IL (OMISSIS);

  • avverso sentenza del 22/03/2006 corte appello di Palermo; visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;
  • udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott.ssa Squassoni Claudia;
  • udito il Procuratore Generale in persona Dr. Di Popolo Angelo, che ha concluso per il rigetto dei ricorsi.

Svolgimento del processo e motivi della decisione

Con sentenza 9 novembre 2004, il Tribunale di Trapani ha ritenuto G. S. , A. V. , Ad. Vi. , D. V. I. Responsabili – condannandoli alla pena di giustizia – del reato previsto dalD. Lgs. N. 22 del 1997, art.  50, comma 2 per non avere ottemperato alla ordinanza sindacale 29 gennaio 2003 con la quale erano stati diffidati a procedere alla bonifica e ripristino ambientale di un sito di loro proprietà; la decisione è stata confermata dalla Corte di Appello di Palermo in data 22 marzo 2006.

Per giungere a tale conclusione, i Giudici hanno ritenuto accertato che gli imputati fossero comproprietari di una area sulla quale in modo non occasionale erano abbandonati rifiuti eterogenei; hanno osservato, inoltre, che gli appellanti non avevano ottemperato allo onere di allegazione tendente a dimostrare eventuali “ipotesi di exceptio” avente ad oggetto “l’esclusione di ogni forma di partecipazione alla fattispecie configurata”.

Per l’annullamento della sentenza, gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione deducendo violazione di legge, in particolare, rilevando: – che l’abbandono di rifiuti è imputabile a soggetti terzi tanto è vero che G. S. E Ad. Vi. Sono stati assolti dal reato di discarica abusiva, per non avere commesso il fatto, ed Ad. Vi. E D. V. I. Non sono state incriminate e non hanno responsabilità a titolo di dolo o colpa per l’abbandono di rifiuti; – che, in tale contesto, l’ordinanza sindacale perde di legittimità.

Le censure sono meritevoli di accoglimento nei limiti in prosieguo precisati. Il proprietario del suolo non può essere ritenuto responsabile per questa sua qualifica – o per una eventuale condotta di mera connivenza – dello abbandono di rifiuti che altri hanno collocato sul suo terreno in quanto non è riscontrabile una fonte formale dalla quale fare derivare l’obbligo giuridico di impedire l’evento.

In coerenza con tale principio, la giurisprudenza di questa Corte ritiene che il proprietario sia responsabile della contravvenzione di abbandono dei rifiuti (o di discarica abusiva) solo se ha posto in essere la condotta tipica o ha fornito un apporto morale o materiale all’autore del reato.

 

Obblighi che gravano sul proprietario

Gli obblighi che gravano sul proprietario sono dettati nel Decreto Ronchi dall’art. 14, per le ipotesi di abbandono o deposito incontrollato, e dall’art. 17 per quelle di bonifica dei siti contaminati; una disciplina analoga è reperibile nell’attuale D. Lgs. N. 152 del 2006. L’art. 14 individua il soggetto obbligato alla rimozione ed al ripristino nella persona che ha violato il divieto di abbandono al quale sono affiancati in solido il proprietario del sito (o il titolare di diritti di godimento sulla area) solo se la violazione gli sia imputabile “a titolo di dolo o di colpa”. Anche per l’art. 17, il proprietario non è tenuto a bonificare l’area se non è anche l’inquinatore, mentre l’obbligo grava sempre su chi ha inquinato ed, in sua sostituzione, sulla pubblica autorità. Correlata al divieto di abbandono dei rifiuti ed alla posizione del proprietario “incolpevole”, si pone la ordinanza sindacale di rimozione, smaltimento e ripristino dei luoghi prevista dal D. Lgs. N. 22 del 1997, art.  14, comma 3 (ora D. Lgs. N. 152 del 2006, art.  193, comma 2); essa può essere emanata solo nei confronti dei soggetti che hanno abbandonato i rifiuti e non già nei confronti del proprietario dell’area in quanto tale.

Una ordinanza sindacale che gli imponesse una prestazione non prevista dalla legge sarebbe illegittima, per violazione dell’art. 23 Cost. , con conseguente obbligo del Giudice di disapplicarla (Cass. Sezione 3 ordinanza 825/2007).

Nel caso in esame, gli imputati, destinatari formali della ordinanza sindacale e proprietari del sito ove sono stati reperiti i rifiuti, sostengono di non essere i responsabili della condotta di abbandono e, pertanto, di non avere violato il precetto di cui all’art. 14, comma 3. Spettava agli imputati per evitare di dovere rispondere della inottemperanza dell’ordine sindacale (di cui non avevano chiesto l’annullamento in via amministrativa) di provare l’assenza di loro responsabilità nello abbandono al fine di ottenere la disaplicazione della ordinanza illegittima (per carenza dei presupposti soggettivi).

Onere della accusa era solo quello di provare l’esistenza della ordinanza sindacale (assistita da presunzione di legittimità) e l’inottemperanza dei suoi destinatari (Cass. Sezione 3 sentenza 31003/2002).

La prospettazione difensiva dei ricorrenti, ora al vaglio di legittimità, era già stata sottoposta all’esame dei Giudici di merito che l’hanno disattesa rilevando come gli imputati non avessero ottemperato all’onere probatorio che incombeva loro.

 

Atti processuali

Tale conclusione non tiene conto di una produzione della difesa, allegata agli atti processuali, rappresentata dalla sentenza passata in giudicato 313/2004 con la quale il Tribunale di Trapani ha assolto G. S. E Ad. Vi. Dal reato di discarica abusiva (allocata nello stesso sito oggetto dello abbandono dei rifiuti per cui è processo) con la formula “per non avere commesso il fatto”; le imputate non erano state tratte a giudizio e tale particolare fa ritenere che il Pubblico Ministero le reputasse estranee alla gestione dei rifiuti. Deriva che la Corte territoriale ha trascurato di esaminare una documentazione di particolare significato per verificare la tesi degli imputati e la conseguente possibilità di disapplicare l’atto amministrativo; tale lacuna non può essere colmata direttamente da questa Corte in quanto la sentenza citata deve essere letta e valutata congiuntamente agli altri atti processuali e richiede una disamina che esula dai limiti cognitivi della Cassazione.

 

P. Q. M.

La Corte annulla la sentenza impugnata con rinvio ad altra Sezione della Corte di Appello di Palermo. Così deciso in Roma, il 15 maggio 2007. Depositato in Cancelleria il 22 giugno 2007

 

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Dott. Alessio Ferretti

Tributarista Qualificato Lapet ai sensi della Legge 4/2013, referente di Networkfiscale.com, Commercialista.it, Commercialista.com, amministratore e consigliere in varie società. Dottore Commercialista ODCEC di Roma nr di iscrizione AA12304

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