Tra le misure emergenziali adottate per sostenere le imprese durante la pandemia, una delle più significative – e al tempo stesso più controverse – è stata la possibilità di sospendere gli ammortamenti nei bilanci dal 2020 al 2023. Una scelta che ha permesso a migliaia di aziende italiane di limitare le perdite contabili, rafforzare temporaneamente il patrimonio netto e mostrare bilanci più “solidali” in un periodo di grande incertezza. Ma, come tutte le deroghe straordinarie, anche questa ha avuto un costo: quello che si presenta ora, nel 2024.
Sommario
Con la fine della deroga e il ritorno alla normalità contabile, le imprese che hanno beneficiato della sospensione devono oggi affrontare una serie di effetti tecnici, fiscali e finanziari che incidono in modo diretto sul bilancio 2024 e su quelli a venire. Dalla rivalutazione dei piani di ammortamento alla liberazione delle riserve indisponibili, dal riassorbimento delle imposte differite alla revisione del risultato d’esercizio, il bilancio di quest’anno rischia di subire forti impatti, anche in termini di redditività apparente e rating bancario.
Come prepararsi correttamente a questo passaggio? Quali sono le azioni da intraprendere per limitare gli effetti negativi e tutelare l’equilibrio aziendale? In questo articolo analizziamo tutto quello che c’è da sapere sulla sospensione degli ammortamenti, i riferimenti normativi aggiornati e le migliori strategie operative e fiscali per affrontare con consapevolezza il bilancio 2024.
La sospensione degli ammortamenti
Nel pieno della crisi economico-sanitaria del 2020, il Legislatore è intervenuto con una misura straordinaria per sostenere la tenuta contabile delle imprese italiane: la possibilità di non rilevare, nel bilancio civilistico, le quote di ammortamento delle immobilizzazioni materiali e immateriali relative all’esercizio in corso al 15 agosto 2020. Un intervento previsto dall’art. 60, comma 7-bis, del Decreto Legge 104/2020 (cd. Decreto Agosto), convertito con modificazioni dalla Legge 126/2020.
Questa facoltà – perché tale era, non un obbligo – ha generato numerosi dibattiti in dottrina, tra perplessità applicative e interrogativi sull’effettiva utilità della deroga rispetto ai principi di rappresentazione veritiera e corretta del bilancio. Tuttavia, nel contesto emergenziale in cui è nata, la misura ha rappresentato un’ancora di salvezza per molte aziende, soprattutto nei settori più colpiti dalle chiusure e dalla contrazione della domanda.
La deroga è stata poi prorogata per l’esercizio 2021, e successivamente anche per il 2022, giustificata dal perdurare della crisi economica internazionale aggravata dal conflitto bellico in Ucraina. Infine, l’art. 3, comma 8, del Decreto Milleproroghe (DL 198/2022, convertito in Legge 14/2023) ha esteso l’applicabilità della norma anche ai bilanci 2023, limitatamente ai soggetti che non redigono il bilancio secondo i principi contabili internazionali (IAS/IFRS). La proroga non ha introdotto novità sostanziali, ma si è limitata a replicare la disciplina originaria.
Obblighi, vincoli e implicazioni fiscali
Nel periodo 2020-2023, le imprese hanno potuto decidere se sospendere totalmente o parzialmente la rilevazione delle quote di ammortamento delle immobilizzazioni materiali e immateriali, mantenendo inalterato il valore contabile di iscrizione dei cespiti, come risultante dall’ultimo bilancio approvato. Questa libertà di scelta ha rappresentato un’opportunità importante ma, al tempo stesso, ha comportato precisi obblighi informativi e patrimoniali.
In particolare, i soggetti che hanno optato per la sospensione hanno dovuto:
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Costituire una riserva indisponibile di utili, di importo pari agli ammortamenti non rilevati. In assenza di utili dell’esercizio, la riserva doveva essere alimentata attingendo da altre riserve patrimoniali disponibili; se anche queste risultavano insufficienti, si sarebbe dovuto attendere la formazione di utili futuri per integrare la riserva;
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Fornire un’informativa dettagliata in Nota integrativa, oppure in calce allo Stato patrimoniale per le microimprese, indicando: l’ammontare degli ammortamenti sospesi, le motivazioni della scelta, l’importo della riserva indisponibile e l’impatto della decisione sul risultato d’esercizio.
A supporto delle imprese, l’OIC ha pubblicato il documento interpretativo OIC 9, contenente le modalità operative e contabili da seguire.
Sul piano fiscale, la norma ha lasciato libertà di dedurre comunque gli ammortamenti sospesi ai fini IRES e IRAP. In tal caso, tuttavia, era necessario operare una variazione in diminuzione in dichiarazione dei redditi, generando un disallineamento tra valore civilistico e fiscale, con conseguente obbligo di rilevare imposte differite passive. Un tema tecnico che richiede attenzione, soprattutto nella prospettiva del riallineamento a fine vita utile del bene.
Infine, sin dalle prime applicazioni nel 2020, non sono mancati dubbi sull’aderenza al principio di veridicità del bilancio: estendere la sospensione a tutti i beni e a tutti i contribuenti, senza distinzione tra settori colpiti o meno dalla crisi, ha sollevato più di una critica in dottrina, critica che si è accentuata con le successive proroghe fino al 2023.
Bilancio 2024
La possibilità di sospendere gli ammortamenti si è conclusa con i bilanci 2023: per l’esercizio 2024, la deroga non è stata prorogata. Tuttavia, le imprese che in uno o più esercizi tra il 2020 e il 2023 hanno scelto di sospendere le quote di ammortamento, dovranno ora gestire gli effetti contabili e fiscali di quella scelta, che si rifletteranno non solo sul bilancio 2024, ma anche su quelli successivi.
Gli impatti principali sono tre:
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la rideterminazione delle quote di ammortamento;
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la liberazione della riserva indisponibile;
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il riassorbimento delle imposte differite.
1. Rideterminazione dell’ammortamento
Secondo quanto previsto dal documento interpretativo OIC 9, occorre verificare se la vita utile del bene è stata modificata. In tal caso, la nuova quota di ammortamento sarà ottenuta dividendo il valore netto contabile per la nuova vita utile residua. In base alle scelte passate (sospensione totale o parziale) e alla revisione della vita utile, la nuova quota potrà risultare maggiore, minore o uguale rispetto a quella ante-deroga.
2. Liberazione della riserva indisponibile
La riserva di utili costituita in bilancio a fronte della sospensione degli ammortamenti può essere liberata:
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progressivamente, con la ripresa dell’ammortamento;
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in un’unica soluzione, in caso di cessione del bene.
Tale liberazione avviene in sede di approvazione del bilancio, al momento della destinazione degli utili.
3. Riassorbimento della fiscalità differita
Le imposte differite passive, rilevate in passato a fronte della deduzione fiscale di quote non iscritte a bilancio, vengono riassorbite:
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o durante il nuovo piano di ammortamento;
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o in caso di alienazione del bene.
Infine, pur non essendo obbligatorio, è opportuno che l’impresa dia evidenza in Nota integrativa degli effetti contabili e patrimoniali della sospensione, con un dettaglio sulle nuove quote, sull’utilizzo della deroga e sulla movimentazione delle riserve. Questo approccio aumenta la trasparenza e rafforza la credibilità del bilancio agli occhi di terzi (banche, investitori, revisori).
Impatti economici, finanziari e fiscali
Con la ripresa della normale imputazione degli ammortamenti nel bilancio 2024, le imprese si trovano a dover riportare nei conti economici costi che negli anni passati erano stati “sospesi”, con effetti potenzialmente significativi sulla redditività e sui principali indicatori economico-finanziari.
A livello economico, l’aumento delle quote di ammortamento può comportare una riduzione dell’utile d’esercizio, specialmente per le aziende che avevano beneficiato di sospensioni totali e ora si trovano a dover accelerare il processo di ammortamento residuo. Questo impatta direttamente:
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sulla capacità di distribuzione degli utili;
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sulla remunerazione degli azionisti o soci;
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sulla capacità di autofinanziamento dell’impresa.
Sul piano finanziario, la situazione può aggravarsi se si considera che una minore redditività contabile può influenzare negativamente il rating bancario e quindi l’accesso al credito. Alcuni indicatori patrimoniali e finanziari – come il ROE, il ROI e l’EBITDA – potrebbero peggiorare, almeno nel breve termine, rendendo necessario un adeguato supporto informativo nella Nota integrativa e nel dialogo con stakeholder esterni.
Dal punto di vista fiscale, la cessazione della deroga porta con sé la fine delle variazioni in diminuzione operate in dichiarazione, e l’inizio del riassorbimento delle imposte differite passive iscritte nei bilanci precedenti. Il disallineamento tra valori fiscali e civilistici, che ha caratterizzato gli esercizi dal 2020 al 2023, inizierà gradualmente a rientrare, ma ciò richiederà un attento monitoraggio da parte degli uffici amministrativi e dei consulenti fiscali, per evitare errori o incongruenze.
In sintesi, il bilancio 2024 rappresenta un punto di svolta: la sospensione degli ammortamenti ha offerto un vantaggio temporaneo, ma ora è il momento di gestirne il ritorno con lungimiranza. Pianificazione, trasparenza e adeguata consulenza saranno le chiavi per non subire passivamente gli effetti di una norma pensata per un contesto emergenziale.
Aspetti fiscali
Uno degli elementi più delicati della sospensione degli ammortamenti è rappresentato dal trattamento fiscale delle quote non imputate civilisticamente. Infatti, la normativa ha previsto che, pur in assenza di rilevazione a conto economico, le imprese potessero dedurre integralmente le quote di ammortamento ai fini IRES e IRAP, generando un disallineamento tra valori civilistici e fiscali.
Tale possibilità, pur vantaggiosa nell’immediato (in quanto ha consentito una riduzione dell’imponibile fiscale), ha avuto come effetto collaterale la necessità di:
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effettuare una variazione in diminuzione nel modello Redditi;
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iscrivere imposte differite passive in bilancio, in ottemperanza al principio della competenza economica e al corretto matching tra componenti positivi e negativi.
Con la ripresa dell’ammortamento nel 2024, questi disallineamenti iniziano gradualmente a riassorbirsi. In pratica, la quota che ora torna a essere rilevata a conto economico non è più fiscalmente deducibile, poiché già dedotta negli esercizi precedenti. Di conseguenza:
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non si opera alcuna variazione in dichiarazione;
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l’impresa dovrà stornare progressivamente le imposte differite passive, seguendo lo stesso ritmo con cui viene contabilizzato il nuovo piano di ammortamento.
Va evidenziato che questo processo di riallineamento richiederà una pianificazione attenta, soprattutto nei casi in cui l’impresa abbia esteso la vita utile del bene: in tal caso, la deduzione fiscale anticipata può protrarsi oltre il piano di ammortamento civilistico, generando effetti distorsivi sulle imposte di esercizio e sul tax rate aziendale.
Considerazioni finali
Il ritorno alla normalità contabile nel 2024, dopo quattro anni di sospensione degli ammortamenti, segna un momento cruciale per moltissime imprese italiane. Se da un lato la deroga introdotta nel 2020 ha rappresentato un sollievo temporaneo, oggi occorre gestirne le conseguenze con competenza e visione strategica, per evitare squilibri nei conti e nel profilo fiscale.
Ogni impresa che ha beneficiato della sospensione, anche solo per un esercizio, dovrà:
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ricalcolare attentamente i nuovi piani di ammortamento, tenendo conto delle disposizioni OIC e della vita utile residua dei beni;
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gestire con precisione la liberazione delle riserve indisponibili, evitando errori nella destinazione degli utili;
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monitorare le imposte differite passive, per garantire un corretto allineamento tra valori civilistici e fiscali;
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valutare gli impatti economici e finanziari, soprattutto in ottica di rapporti con le banche e con investitori esterni.
In un contesto in cui il bilancio assume sempre più una funzione comunicativa – oltre che fiscale – è fondamentale predisporre una Nota integrativa trasparente e analitica, che dia conto delle scelte passate e degli effetti attuali.
Per le imprese più strutturate, può essere utile affiancare il bilancio civilistico con un’analisi per indici e un report gestionale che evidenzi i corretti margini operativi, “ripuliti” dall’impatto contabile della deroga. Questo consente di presentare un’immagine veritiera e affidabile anche agli stakeholder finanziari.
Infine, è consigliabile confrontarsi con il proprio commercialista o CFO per valutare eventuali manovre correttive o compensative (come il riallineamento civilistico-fiscale o l’utilizzo di strumenti di patrimonializzazione) che possano attenuare l’impatto dell’ammortamento “recuperato” sul conto economico 2024.