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mercoledì 22 Gennaio 2025

Il difficile rapporto insegnante – allievo – genitore nella costruzione di un modello educativo

Nel presente contributo preme allo scrivente soffermarsi, traendo spunto da una recente pronuncia  della Suprema Corte di Cassazione, sul delicato rapporto allievo-insegnante nel contesto educativo  scolastico. Di che cosa si tratta? 

Contrariamente al passato, si assiste spesso ad un disconoscimento da parte degli studenti della figura  del docente; tale disconoscimento, portato alle sue estreme conseguenze, degenera in atteggiamenti  decisamente riprovevoli, talvolta irrispettosi, miranti a compromettere la autorevolezza della figura del  docente e lesivi della sua stessa dignità di essere umano.  

A compromettere ulteriormente tale situazione v’è l’atteggiamento dei genitori degli allievi; costoro,  accade oramai con maggiore frequenza, nell’assolvere la loro funzione protettiva, piuttosto che educare  al rispetto, assecondano ed appoggiano l’atteggiamento assunto dal proprio figlio nei confronti del  docente, scagliandosi anch’essi contro lo stesso.  

 

Ciò posto, tenuto conto che non è questa la sede per esprimere valutazioni di carattere generale e  ritenendo non corretto neppure generalizzare la questione giacché certo non proficuo appare, in  qualsivoglia situazione, costruire un elaborato che si basi su pregiudizi oramai diffusi nella generalità dei  consociati, ci si limita ad una mera constatazione dell’esistente. A riguardo, giova richiamare una recente  pronuncia della Corte di Cassazione (sent. n. 9059 del 12 aprile 2018) in cui il Supremo Collegio,  nell’accogliere il ricorso di una maestra vittima di una campagna denigratoria da parte di alcuni genitori,  ha statuito che i genitori non possono denigrare gli insegnanti.  

Nel caso di specie, la docente era stata definita dai genitori, nel corso di una riunione, ‘un mostro’.  La condotta dei genitori si è ‘diacronicamente’ dipanata – afferma il Supremo Collegio – attraverso una  serie di atti diretti a ledere l’onore, il prestigio e la stessa dignità dell’insegnante.  Il giudice civile non può, quindi, ignorare il preoccupante clima di intolleranza e di violenza, non solo  verbale, nel quale vivono oggi coloro a cui è demandato il processo educativo e formativo. La  Cassazione ha ritenuto, dunque, sussistesse un danno, subito dal docente, di cui si è imposto il  risarcimento

È evidente che il caso concreto poc’anzi riportato sia sintomatico di un generale atteggiamento che,  oramai, è assai frequente nella quotidianità dei rapporti docenti-alunni-genitori; pur tuttavia, una  corretta riflessione impone di considerare le pronunce di qualsivoglia giudice circostanziate al singolo  caso concreto sottoposto al suo giudizio, benché restino fermi i principi di carattere generale dallo  stesso giudice di legittimità statuiti.  

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