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giovedì 17 Aprile 2025

IRES al 20% per investimenti in tecnologia

Risparmiare sulle tasse investendo in tecnologia oggi è possibile. Con la Legge di Bilancio 2025 arriva una misura fiscale che potrebbe cambiare la pianificazione di molte imprese italiane: l’IRES ridotta al 20% per chi investe in beni strumentali tecnologicamente avanzati e assume personale a tempo indeterminato. Una novità che rappresenta non solo un’opportunità di risparmio fiscale immediato, ma anche uno stimolo concreto alla digitalizzazione, all’innovazione e all’occupazione stabile.

Ma attenzione: l’agevolazione è accessibile solo a precise condizioni. Non tutte le imprese potranno beneficiarne e sono previste rigide regole, vincoli temporali e cause di decadenza.

In questo articolo analizziamo nel dettaglio come funziona l’aliquota IRES al 20%, chi può accedervi, quali investimenti sono validi, e come evitare di perdere l’agevolazione.

Introduzione

Nel panorama della fiscalità italiana, la Legge di Bilancio 2025 porta una novità che potrebbe segnare un punto di svolta per le imprese italiane: una riduzione dell’IRES al 20% per chi investe in beni strumentali tecnologici.

Si tratta di un incentivo fiscale altamente strategico, pensato per stimolare l’innovazione e la competitività delle imprese, in particolare quelle che scelgono di orientare i propri capitali verso la digitalizzazione e la transizione 4.0. Attualmente l’IRES, l’Imposta sul Reddito delle Società, ha un’aliquota ordinaria del 24%.

La riduzione al 20% rappresenta quindi un vantaggio fiscale immediato e concreto, soprattutto per le aziende più dinamiche, capaci di cogliere le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica.

Questa misura si inserisce nel solco di una più ampia strategia del Governo volta a sostenere la crescita economica e ad attrarre investimenti privati in settori chiave come l’automazione, l’intelligenza artificiale, la robotica, il cloud computing e la cybersecurity.

I benefici previsti non sono solo fiscali, ma anche economici e produttivi: le imprese che approfitteranno di questa riduzione potranno rafforzare il proprio posizionamento competitivo, aumentare l’efficienza operativa e stimolare l’occupazione qualificata.

Aliquota IRES ridotta al 20%

La misura introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 non è strutturale, ma limitata nel tempo: la riduzione dell’aliquota IRES al 20% si applicherà esclusivamente per il periodo d’imposta 2025. È una finestra temporale che offre un’occasione concreta per pianificare investimenti in modo strategico.

Il beneficio si rivolge a specifici soggetti passivi IRES che effettuano investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati, rientranti tra quelli elencati nell’Allegato A della Legge 232/2016, ossia i beni materiali funzionali alla trasformazione digitale dei processi produttivi (macchinari interconnessi, sistemi automatizzati, sensori intelligenti, ecc.).

L’aliquota agevolata sostituisce l’ordinaria del 24% ma, attenzione: l’accesso a questo beneficio è subordinato al rispetto di precise condizioni. Non tutte le imprese potranno accedervi indiscriminatamente, ed è previsto un meccanismo di esclusione e decadenza. Ad esempio, non potranno beneficiare dell’agevolazione le imprese che si trovano in stato di liquidazione, fallimento o concordato preventivo.

Inoltre, il mancato rispetto delle condizioni poste dalla normativa – come l’effettiva messa in funzione dei beni tecnologici entro i termini previsti – comporta la perdita del beneficio e l’applicazione dell’aliquota ordinaria.

Queste restrizioni rendono cruciale per le imprese una pianificazione accurata, anche con il supporto di un consulente fiscale, per evitare di incorrere in errori o perdere l’opportunità di risparmio.

Una misura ponte

La riduzione dell’IRES al 20% introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 si inserisce in un contesto più ampio di revisione del sistema fiscale, anticipando in parte i principi contenuti nella legge delega n. 111 del 2023. Tale riforma, all’articolo 6, comma 1, lettera a), prevede infatti la possibilità di ridurre l’imposizione sui redditi societari quando gli utili vengono reinvestiti, in particolare per finalità considerate “qualificate”: innovazione tecnologica, assunzioni stabili, e partecipazione dei lavoratori agli utili.

In attesa dell’attuazione organica di questi principi, il legislatore ha introdotto per il solo periodo d’imposta 2025 una misura temporanea e sperimentale, che offre un’aliquota IRES ridotta al 20% in luogo dell’ordinaria del 24%, a favore di società ed enti che esercitano attività commerciali (anche non residenti) e che rispettano precise condizioni cumulative. Questo approccio “ponte” permette alle imprese di prepararsi in anticipo a una fiscalità premiale orientata alla produttività e alla responsabilità sociale.

Requisiti per accedere alla nuova IRES

Per poter beneficiare dell’IRES agevolata al 20% nel 2025, le imprese devono soddisfare una serie di condizioni cumulative, tutte finalizzate a garantire l’effettivo reinvestimento degli utili e la creazione di valore sul territorio nazionale. I requisiti sono suddivisi in ambiti ben precisi: gestione degli utili, destinazione degli investimenti, incremento occupazionale e stabilità produttiva.

1. Accantonamento utili

Le imprese devono accantonare almeno l’80% degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 in una riserva vincolata. Questo vincolo serve a impedire la distribuzione degli utili e a garantirne l’effettiva destinazione a scopi produttivi.

2. Destinazione degli investimenti

Almeno il 30% della riserva accantonata – e comunque non meno del 24% degli utili 2023, per un importo minimo di 20.000 euro – deve essere investito in beni strumentali nuovi, acquistati anche tramite leasing, destinati a strutture produttive ubicate in Italia. I beni devono rientrare:

  • negli Allegati A e B della Legge n. 232/2016 (beni materiali e immateriali per la Transizione 4.0);

  • oppure nell’articolo 38 del DL 19/2024 (Transizione 5.0).

Gli investimenti devono essere effettuati tra l’entrata in vigore della legge e la scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al 2025.

IRES al 20% per investimenti in tecnologia-Commercialista.it

Incremento occupazionale

Oltre agli obblighi legati all’accantonamento e all’investimento degli utili, le imprese che desiderano accedere all’IRES ridotta al 20% devono rispettare una serie di requisiti occupazionali, a conferma della volontà del legislatore di legare la fiscalità premiale alla stabilità del lavoro e alla crescita dell’occupazione qualificata.

1. Mantenimento dell’organico

Nel periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2024 – quindi, nel 2025 per la maggior parte dei soggetti – il numero di unità lavorative annue (ULA) non deve risultare inferiore alla media del triennio precedente. Questo parametro garantisce che l’impresa non benefici dell’agevolazione riducendo nel frattempo il personale.

2. Nuove assunzioni

La norma impone anche un incremento dell’occupazione stabile: devono essere effettuate nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato per un numero pari ad almeno l’1% dei dipendenti mediamente occupati nell’anno precedente (ovvero il 2024), e comunque non inferiore a una nuova assunzione. Questa clausola obbliga le imprese a contribuire attivamente al mercato del lavoro.

3. Assenza di Cassa Integrazione

Infine, l’impresa non deve aver fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG) nell’esercizio 2024 o in quello successivo. Fa eccezione solo la CIG ordinaria motivata da eventi transitori non imputabili all’azienda o ai dipendenti (ad esempio, intemperie stagionali).

L’inserimento di questi vincoli dimostra come la riduzione dell’IRES sia strettamente legata non solo a logiche di investimento, ma anche alla responsabilità sociale dell’impresa.

Cause di decadenza dall’IRES agevolata

La Legge di Bilancio 2025 stabilisce in modo molto chiaro che l’accesso all’aliquota IRES agevolata al 20% comporta anche obblighi di mantenimento delle condizioni per un certo periodo di tempo. Qualora queste condizioni vengano meno, l’impresa decade dal beneficio, con effetti retroattivi.

1. Distribuzione anticipata degli utili

Una delle principali cause di decadenza è la distribuzione, entro il secondo esercizio successivo al 2024, della quota di utili che era stata accantonata a riserva vincolata. Se ciò accade, l’agevolazione viene revocata e l’impresa sarà tenuta a versare la differenza d’imposta (tra il 24% ordinario e il 20% agevolato), con eventuali sanzioni e interessi.

2. Dismissione o delocalizzazione dei beni

Un’altra ipotesi di decadenza riguarda i beni strumentali acquistati: se questi vengono dismessi, ceduti a terzi, o destinati a finalità estranee all’attività d’impresa (oppure trasferiti stabilmente all’estero), entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello in cui è stato effettuato l’investimento, il beneficio decade. Anche in questo caso si applica il recupero del vantaggio fiscale fruito.

Queste norme anti-abuso hanno una funzione chiara: evitare che l’aliquota ridotta venga sfruttata a fini speculativi e garantire che gli investimenti e le risorse restino al servizio dell’attività produttiva in Italia, con effetti positivi nel medio-lungo periodo.

IRES al 20% per investimenti in tecnologia-Commercialista.it

Chi è escluso dall’IRES agevolata

Nonostante la portata innovativa dell’IRES al 20% per le imprese che investono in tecnologia e occupazione, la Legge di Bilancio 2025 stabilisce con chiarezza che alcune categorie di soggetti sono escluse in modo assoluto dal beneficio, per motivi di coerenza fiscale, rischi di elusione o instabilità economica.

1. Soggetti in liquidazione o in procedura concorsuale

Sono esclusi:

  • le società in liquidazione ordinaria;

  • le imprese sottoposte a procedure concorsuali a carattere liquidatorio (fallimento, liquidazione giudiziale, concordato liquidatorio, ecc.).

La logica è chiara: l’agevolazione è destinata a soggetti attivi, in crescita e con una prospettiva di continuità operativa. Le imprese in fase di chiusura o insolvenza non possono dimostrare la capacità di generare valore nel medio-lungo periodo, e pertanto vengono escluse a priori.

2. Imprese che adottano regimi forfettari o semplificati

Sono inoltre esclusi i soggetti che determinano il proprio reddito imponibile in tutto o in parte con regimi forfettari, quindi:

  • regimi agevolati per le partite IVA (ex Legge 190/2014);

  • eventuali soggetti che applicano metodi presuntivi o semplificati.

In questo caso, l’esclusione deriva da una incompatibilità tecnica: l’agevolazione IRES si applica sul reddito effettivo d’impresa, e non su base forfettaria o semplificata, dove non è possibile verificare puntualmente né l’accantonamento degli utili, né la destinazione degli investimenti.

Queste esclusioni vanno considerate attentamente già in fase di pianificazione fiscale, per evitare errori nella valutazione di accesso al regime agevolato.

Casi particolari

La normativa sull’IRES agevolata al 20% prevede anche specifiche disposizioni per i soggetti che partecipano a regimi fiscali particolari. In questi casi, l’agevolazione non viene persa, ma va gestita in modo differente, secondo regole precise.

1. Consolidato fiscale nazionale o mondiale

Nel caso in cui l’impresa beneficiaria dell’IRES agevolata faccia parte di un gruppo in consolidato fiscale, l’importo agevolabile (cioè il reddito imponibile sul quale applicare l’aliquota ridotta) viene trasferito alla società o ente controllante. Tale importo sarà utilizzabile per abbattere il reddito complessivo del gruppo, fino a concorrenza del reddito eccedente le perdite fiscali riportate in diminuzione. Si tratta di una misura che permette di distribuire in modo efficiente il beneficio fiscale all’interno del gruppo, ottimizzando la tassazione.

2. Regime di trasparenza fiscale

Per le società che optano per il regime di trasparenza fiscale (tipico delle Srl partecipate da persone fisiche), il beneficio non si applica a livello societario, ma viene attribuito direttamente ai soci, in proporzione alle rispettive quote di partecipazione agli utili. Ogni socio potrà quindi beneficiare, pro quota, dell’aliquota ridotta sul reddito attribuito.

3. Enti non commerciali

Anche gli enti non commerciali possono accedere alla misura, ma solo in riferimento alla quota di reddito derivante da attività d’impresa. Questo significa che la parte di reddito soggetta a IRES e derivante da attività istituzionali o passive non beneficia in alcun modo dell’agevolazione.

Queste regole garantiscono che l’incentivo possa essere applicato anche in contesti strutturati o ibridi, ma nel rispetto della tracciabilità e della coerenza fiscale.

Acconti d’imposta e decreto attuativo

Oltre a definire requisiti, esclusioni e cause di decadenza, la norma che introduce l’IRES agevolata al 20% per il 2025 disciplina anche due aspetti cruciali: il calcolo degli acconti d’imposta per l’anno successivo e la necessità di un decreto attuativo per rendere operativa la misura.

1. Determinazione dell’acconto per il 2026

Ai fini del versamento dell’acconto IRES dovuto per il periodo d’imposta successivo al 2025 (quindi per il 2026), la norma specifica che si dovrà considerare, come imposta del periodo precedente, l’IRES calcolata senza applicare la riduzione al 20%. In pratica, l’acconto dovrà essere calcolato tenendo conto dell’aliquota ordinaria del 24%, e non dell’aliquota agevolata.

Questa disposizione ha un obiettivo preciso: evitare che le imprese riducano eccessivamente l’acconto, basandosi su un’imposta straordinariamente più bassa, e poi si trovino in difficoltà nel 2026 in caso di ritorno all’aliquota ordinaria o mancato rispetto delle condizioni.

2. Il decreto attuativo del MEF

La norma prevede inoltre che sarà un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), di natura regolamentare, a definire nel dettaglio le modalità di attuazione dell’agevolazione. Questo provvedimento sarà fondamentale per chiarire aspetti operativi come:

  • documentazione da predisporre per accedere al beneficio;

  • modalità di verifica del rispetto dei requisiti;

  • comunicazioni e obblighi informativi da parte delle imprese.

In attesa del decreto, è essenziale che le imprese interessate inizino da subito a pianificare in modo preciso gli utili, gli investimenti e l’organico, per non trovarsi impreparate all’apertura della finestra agevolativa.

Considerazioni finali

La riduzione dell’IRES al 20% per il periodo d’imposta 2025 rappresenta una leva fiscale potente per le imprese italiane che intendono investire in tecnologia e sviluppo. In un contesto di transizione digitale e innovazione industriale, questa misura consente non solo un risparmio immediato sulle imposte, ma anche un’opportunità per rafforzare la competitività sul lungo periodo.

Non si tratta, però, di un’agevolazione automatica. I requisiti sono numerosi, tecnici e da soddisfare in maniera puntuale e documentabile: dall’accantonamento vincolato degli utili, agli investimenti in beni strumentali 4.0 e 5.0, fino alle nuove assunzioni e alla stabilità dell’organico. Inoltre, vanno attentamente considerati i rischi di decadenza, le esclusioni soggettive, e i casi particolari legati a regimi di consolidato o trasparenza fiscale.

In questo scenario, la differenza la farà la pianificazione fiscale: analizzare il bilancio 2024, prevedere investimenti coerenti, valutare l’impatto occupazionale e impostare correttamente la gestione degli utili. Rivolgersi a un commercialista esperto diventa una scelta obbligata per non perdere questa opportunità e massimizzare i benefici fiscali in modo pienamente conforme alla normativa.

Il 2025 sarà un anno chiave per innovare, risparmiare e crescere. Chi si prepara adesso, potrà raccogliere i frutti domani.

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