Il finanziamento al socio da parte della società è un tema di grande rilevanza nel diritto societario e nella gestione aziendale. Si tratta di una pratica attraverso cui una società concede somme di denaro a uno o più soci, generando implicazioni fiscali, contabili e giuridiche che meritano un’attenta analisi.
Sommario
In questo articolo esamineremo la disciplina normativa, le tipologie di finanziamento, i rischi fiscali e le opportunità offerte da questa operazione, fornendo un quadro chiaro e aggiornato.
Cos’è il finanziamento al socio
Il finanziamento al socio si verifica quando una società eroga somme di denaro a un suo socio, a titolo di prestito, con o senza interessi. Questa operazione può essere regolata da un contratto specifico e può avere una durata variabile.
Si distingue dal versamento in conto capitale o versamento a fondo perduto, che invece rappresentano conferimenti definitivi a favore della società. Nel caso del finanziamento, invece, vi è l’obbligo per il socio di restituire l’importo ricevuto, spesso con una determinata scadenza e modalità di rimborso.
Le principali tipologie di finanziamento al socio
I finanziamenti ai soci possono essere suddivisi in:
- Finanziamenti fruttiferi: il socio deve restituire la somma ricevuta con l’aggiunta di interessi.
- Finanziamenti infruttiferi: il socio deve restituire l’importo senza alcun interesse.
- Finanziamenti diretti: la società concede direttamente il denaro al socio.
- Finanziamenti indiretti: la società si fa garante per il socio presso terzi, ottenendo un prestito per suo conto.
Normativa di riferimento
La disciplina del finanziamento ai soci è regolata dal Codice Civile e dalla normativa fiscale. In particolare, l’art. 2467 c.c. stabilisce importanti limiti e condizioni affinché il finanziamento sia considerato valido e non sia riqualificato come capitale proprio.
Il principio della postergazione
Uno degli aspetti più rilevanti è il principio di postergazione del rimborso, previsto dall’art. 2467 c.c., che afferma che il socio non può ottenere la restituzione del finanziamento prima che siano stati soddisfatti tutti gli altri creditori della società. Questo principio è volto a proteggere i creditori della società da situazioni in cui i soci possano abusare della loro posizione per rientrare dei finanziamenti prima degli altri soggetti coinvolti.
Vincoli previsti per le SRL
Per le società a responsabilità limitata (SRL), la normativa prevede che il finanziamento dei soci sia soggetto a limiti precisi, soprattutto nei casi in cui la società si trovi in difficoltà finanziaria. Se la società è in una condizione di sottocapitalizzazione e riceve finanziamenti dai soci, questi vengono considerati come strumenti di capitale di rischio e il loro rimborso viene subordinato rispetto ai creditori.
Aspetti fiscali
Quando una società concede un finanziamento a un socio, la normativa fiscale prevede specifici obblighi e potenziali rischi di riqualificazione dell’operazione. La distinzione principale è tra finanziamento fruttifero (con interessi) e finanziamento infruttifero (senza interessi), poiché il trattamento fiscale varia notevolmente.
Trattamento fiscale degli interessi sui finanziamenti ai soci
Il trattamento fiscale degli interessi dipende dalla tipologia di finanziamento:
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Finanziamento fruttifero:
- Gli interessi pagati dal socio alla società costituiscono reddito imponibile per la società e devono essere dichiarati nel bilancio.
- La società deve applicare una ritenuta d’acconto del 26% sugli interessi incassati, in base all’art. 26 del D.P.R. 600/1973. Questa ritenuta è a titolo di imposta se il socio è una persona fisica, mentre è a titolo di acconto se il socio è una società o un professionista.
- Il socio, nella sua dichiarazione dei redditi, può dedurre gli interessi passivi solo se il finanziamento è stato contratto per finalità economiche documentabili.
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Finanziamento infruttifero:
- Non ci sono interessi da tassare, quindi la società non genera redditi imponibili dall’operazione.
- Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate potrebbe contestare l’operazione se ritiene che il finanziamento sia in realtà una distribuzione occulta di utili.
Se il finanziamento è infruttifero e la società ha liquidità derivante da utili non distribuiti, l’Agenzia delle Entrate potrebbe sostenere che il socio sta ricevendo un beneficio economico non tassato e riqualificare l’operazione come un dividendo non dichiarato.
Rischi fiscali
L’Agenzia delle Entrate può intervenire in diversi casi per riqualificare il finanziamento ai soci e applicare una tassazione più elevata. Ecco i tre scenari più comuni:
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Riqualificazione come distribuzione di utili
- Se la società ha generato utili, ma invece di distribuirli ai soci decide di concedere loro un prestito infruttifero, l’Agenzia delle Entrate potrebbe ritenere che si tratti di una distribuzione di utili camuffata, su cui il socio avrebbe dovuto pagare l’IRPEF o l’IRES.
- Questo rischio è maggiore quando il socio non ha un reale obbligo di restituzione della somma ricevuta.
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Contestazione del tasso di interesse
- Se la società applica un tasso di interesse troppo basso rispetto a quello di mercato, l’Agenzia potrebbe rettificare l’operazione e pretendere che la società dichiari un reddito maggiore.
- Al contrario, se il tasso è troppo alto, potrebbe essere considerato un meccanismo per trasferire redditi tra soci e società in modo artificiale.
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Riqualificazione come operazione elusiva
- Se il finanziamento ai soci è utilizzato come strumento per ridurre il carico fiscale, ad esempio per evitare la tassazione su dividendi o plusvalenze, l’Agenzia delle Entrate potrebbe applicare l’articolo 37-bis del D.P.R. 600/1973 sulla normativa anti-elusione.
- Questo accade, per esempio, se la società concede prestiti ai soci e poi li “dimentica” senza mai recuperarli.
La Cassazione (sentenza n. 10648/2018) ha confermato che un finanziamento ai soci può essere considerato elusivo se manca una reale volontà di restituzione.
Come evitare problemi fiscali con i finanziamenti ai soci
Per prevenire contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, è consigliabile adottare alcune best practice nella gestione dei finanziamenti ai soci:
Formalizzare il prestito con un contratto scritto
- Il contratto deve specificare l’importo, la durata, le modalità di restituzione e il tasso di interesse applicato.
- Deve essere firmato da entrambe le parti e conservato insieme alla documentazione contabile della società.
Evitare finanziamenti infruttiferi prolungati
- Se possibile, è meglio applicare un tasso di interesse in linea con il mercato per evitare il rischio di riqualificazione come distribuzione di utili.
- Un tasso congruo può essere quello di riferimento della BCE maggiorato di uno spread ragionevole (es. BCE + 1-2%).
Documentare la restituzione delle somme
- È importante che il socio restituisca effettivamente il finanziamento ricevuto, con pagamenti tracciabili.
- Se il prestito non viene rimborsato entro i termini, potrebbe essere considerato un “versamento in conto capitale” non dichiarato.
Evitare prestiti quando la società è in difficoltà finanziaria
- Se la società ha problemi economici, è meglio non concedere finanziamenti ai soci, perché potrebbero essere riqualificati come conferimenti di capitale mascherati.
- In alternativa, si può valutare un aumento di capitale anziché un finanziamento diretto.
Analizzare l’impatto fiscale prima di concedere il prestito
- Prima di concedere un finanziamento ai soci, è utile fare una valutazione fiscale con un commercialista, per capire se l’operazione potrebbe essere contestata dall’Agenzia delle Entrate.
In conclusione: cosa ricordare sulla fiscalità dei finanziamenti ai soci?
- Se il finanziamento è fruttifero, gli interessi devono essere dichiarati dalla società e sono soggetti a ritenuta del 26%.
- Se il finanziamento è infruttifero, deve essere ben documentato per evitare che venga riqualificato come distribuzione di utili.
- Il tasso di interesse deve essere congruo rispetto al mercato per non incorrere in contestazioni.
- I rimborsi devono essere effettuati secondo il contratto, altrimenti il prestito potrebbe essere considerato un conferimento di capitale mascherato.
Requisiti e condizioni
Prima di concedere un finanziamento a un socio, la società deve considerare alcuni aspetti fondamentali:
Disponibilità finanziaria
- La società deve verificare di avere liquidità sufficiente per concedere il prestito senza compromettere la gestione aziendale.
- Se la società è in difficoltà economica, il finanziamento potrebbe essere considerato un’operazione anomala e contestabile.
Decisione formale
- Nelle SRL, il finanziamento ai soci può essere deciso dagli amministratori, ma è consigliabile una delibera dell’assemblea per maggiore trasparenza.
- Nelle SPA, se il finanziamento supera determinate soglie, può essere necessaria l’approvazione del consiglio di amministrazione.
Finalità del finanziamento
- La società può concedere un finanziamento per vari motivi, ad esempio per supportare temporaneamente un socio in difficoltà o per agevolare investimenti strategici.
- È importante che ci sia una giustificazione economica valida per evitare contestazioni fiscali.
Redazione di un contratto di finanziamento
- È consigliabile stipulare un contratto scritto, specificando:
- L’importo concesso.
- La durata e la scadenza del rimborso.
- Il tasso di interesse (se applicato).
- Le modalità di pagamento e restituzione.
Senza un contratto chiaro, il finanziamento potrebbe essere riqualificato come un’operazione elusiva dall’Agenzia delle Entrate.
Esempi pratici
Per comprendere meglio il funzionamento del finanziamento ai soci e i vantaggi fiscali che può offrire, analizziamo alcuni casi pratici con le relative implicazioni fiscali e soluzioni per ottimizzare l’operazione.
Esempio 1: Finanziamento infruttifero in una SRL
Situazione
Marco è socio unico di una SRL e ha bisogno di 30.000€ per un investimento personale. La società ha liquidità disponibile e decide di concedergli un finanziamento infruttifero, ovvero senza interessi.
Rischi fiscali
- L’Agenzia delle Entrate potrebbe considerare il prestito una distribuzione di utili occulta, poiché la società cede denaro al socio senza un corrispettivo economico.
- Se il prestito non viene restituito nei tempi previsti, potrebbe essere riqualificato come dividendo e quindi soggetto a tassazione IRPEF per il socio.
Soluzione per evitare problemi fiscali
- Stipulare un contratto scritto, specificando chiaramente l’importo, la durata e le modalità di restituzione.
- Dimostrare la reale restituzione del prestito con pagamenti tracciabili.
- Evitare che la società abbia utili non distribuiti, per non incorrere in una possibile riqualificazione dell’operazione.
Vantaggi fiscali
- Nessun impatto fiscale immediato per il socio, in quanto non percepisce interessi tassabili.
- La società non genera redditi imponibili derivanti dal finanziamento.
Esempio 2: Finanziamento fruttifero con vantaggi fiscali
Situazione
Una SPA concede un finanziamento di 100.000€ a uno dei suoi soci con un tasso di interesse del 3% annuo.
Aspetti fiscali
- La società deve applicare la ritenuta d’acconto del 26% sugli interessi incassati.
- Gli interessi percepiti dalla società rappresentano un reddito imponibile, su cui pagherà l’IRES (24%) e l’IRAP (3,9%).
- Il socio, se è una persona fisica, pagherà la ritenuta del 26% sugli interessi.
Soluzione per ottimizzare la fiscalità
- Applicare un tasso di interesse congruo, in linea con il tasso di mercato, per evitare contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
- Utilizzare il finanziamento per ridurre l’impatto fiscale: se la società ha molte spese deducibili, gli interessi attivi generati dal finanziamento avranno un impatto fiscale ridotto.
Vantaggi fiscali
- La società genera un reddito finanziario che può essere compensato con altre spese deducibili, riducendo il carico fiscale complessivo.
- Il socio, invece di percepire utili con una tassazione più alta, ottiene liquidità con una fiscalità più favorevole.
Esempio 3: Finanziamento ai soci in una SRL sottocapitalizzata
Situazione
Un socio presta 200.000€ alla propria SRL in difficoltà finanziaria, per permetterle di continuare l’attività.
Problema fiscale e legale
- Secondo l’art. 2467 del Codice Civile, in caso di liquidazione o fallimento, il rimborso al socio sarà postergato rispetto agli altri creditori.
- Se la società fallisce, il socio potrebbe non riottenere mai i soldi prestati.
Soluzione per proteggere il socio
- Invece di un finanziamento, il socio può effettuare un aumento di capitale o un versamento in conto futuro aumento di capitale, che offre maggiore stabilità.
- Se il finanziamento è l’unica opzione, meglio prevedere un tasso di interesse e una scadenza ben definita per dimostrare la natura reale del prestito.
Vantaggi fiscali
- Se il finanziamento è fruttifero, la società potrà dedurre gli interessi passivi pagati al socio, riducendo il proprio reddito imponibile.
- Il socio avrà un ritorno economico sugli interessi ricevuti, con una tassazione inferiore rispetto ai dividendi.
Esempio 4: Finanziamento indiretto con intervento della banca
Situazione
Una SRL vuole concedere un finanziamento al socio, ma per motivi di liquidità decide di fare da garante per il socio presso una banca, che eroga il prestito.
Aspetti fiscali e vantaggi
- La società non eroga direttamente il denaro, quindi non c’è alcun rischio di contestazioni fiscali sul prestito.
- Il socio riceve il finanziamento senza dover giustificare un prelievo di liquidità dalla società.
- La società può ottenere benefici fiscali sulla garanzia prestata, se contabilizzata correttamente.
Rischi
- Se il socio non rimborsa il prestito alla banca, la società potrebbe dover intervenire con il pagamento.
- Se l’operazione non è giustificata da una ragione economica valida, l’Agenzia delle Entrate potrebbe contestarla.
Soluzione per evitare problemi
- Predisporre un contratto di garanzia ben strutturato tra la società e la banca.
- Dimostrare che il finanziamento ha una finalità economica concreta, ad esempio un investimento legato all’attività della società.
Abbiamo visto che il finanziamento ai soci può essere uno strumento utile, ma deve essere gestito con attenzione per ottenere benefici fiscali e ridurre il rischio di contestazioni.
Quando conviene un finanziamento infruttifero?
- Se la società ha liquidità in eccesso e vuole concedere un prestito senza interessi al socio.
- Se il prestito è di breve durata e viene restituito rapidamente, evitando il rischio di riqualificazione fiscale.
Quando conviene un finanziamento fruttifero?
- Se la società vuole generare reddito finanziario, compensabile con altre spese deducibili.
- Se il socio preferisce pagare interessi anziché ricevere utili, che sarebbero tassati di più.
Quando è meglio evitare il finanziamento ai soci?
- Se la società ha problemi di liquidità o è in difficoltà finanziaria.
- Se il prestito è senza interessi e prolungato nel tempo, poiché potrebbe essere riqualificato come dividendo.
Prima di concedere un finanziamento ai soci, è sempre meglio consultare un commercialista esperto, per scegliere la soluzione fiscalmente più vantaggiosa e sicura.
Considerazioni finali
Il finanziamento ai soci da parte della società è uno strumento utile e flessibile, ma deve essere gestito con attenzione per evitare rischi fiscali e legali. Abbiamo visto che esistono diverse tipologie di finanziamenti (fruttiferi, infruttiferi, diretti e indiretti) e che ogni scelta ha implicazioni contabili e fiscali specifiche.
Per trarre il massimo vantaggio fiscale e ridurre il rischio di contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, è fondamentale seguire alcune buone pratiche:
- Redigere un contratto chiaro e dettagliato, specificando l’importo, la durata, il tasso di interesse e le modalità di rimborso.
- Applicare un tasso di interesse congruo per evitare la riqualificazione del finanziamento come distribuzione di utili occulta.
- Evitare finanziamenti infruttiferi prolungati, soprattutto se la società ha utili accantonati.
- Dimostrare la reale volontà di rimborso, utilizzando bonifici tracciabili e rispettando le scadenze previste.
- Evitare finanziamenti in caso di crisi aziendale, perché potrebbero essere considerati conferimenti di capitale mascherati e postergati rispetto ai creditori.
Se ben strutturato, il finanziamento ai soci può offrire vantaggi fiscali significativi, come la possibilità per la società di generare redditi finanziari compensabili con altre spese deducibili e per il socio di ricevere liquidità senza dover affrontare un’immediata tassazione su dividendi o altre distribuzioni di utili.
Tuttavia, vista la complessità della normativa e i rischi di contestazione, è sempre consigliabile consultare un commercialista esperto prima di procedere con un’operazione di finanziamento ai soci. Una corretta pianificazione fiscale e legale può fare la differenza tra un’operazione vantaggiosa e una potenzialmente rischiosa.