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lunedì 7 Aprile 2025

Criptovalute e Fisco 2025: Plusvalenze, Franchigia da 2.000 € e Aliquota al 33% dal 2026

Nel 2024 l’Italia ha finalmente fatto chiarezza sulla tassazione delle plusvalenze da criptovalute, confermando l’esistenza di una franchigia da 2.000 euro che esenta dalla tassazione i piccoli guadagni. Una precisazione fondamentale arrivata con le istruzioni al Modello Redditi PF 2025, che interessa migliaia di contribuenti e investitori digitali. Ma attenzione: il 2025 segna la fine di questo beneficio e dal 2026 l’aliquota salirà al 33%.

In questo articolo analizziamo tutto ciò che c’è da sapere sulla normativa fiscale attuale e futura, con esempi pratici e strategie legali per ottimizzare la propria dichiarazione. Se investi in criptovalute, non puoi permetterti di ignorare queste novità.

Criptovalute e fisco 2024

Il 2024 si apre con una novità significativa per tutti i contribuenti che operano nel mondo delle criptovalute. Con l’aggiornamento delle istruzioni al Modello Redditi PF 2025, l’Agenzia delle Entrate chiarisce un punto fondamentale: la soglia dei 2.000 euro sulle plusvalenze da cripto attività non è un limite oltre cui scatta l’imposta, bensì una vera e propria franchigia. In altre parole, l’imposta sostitutiva del 26% si applicherà solo sulla parte eccedente i 2.000 euro di plusvalenze, rendendo questa disposizione particolarmente vantaggiosa per chi effettua operazioni contenute o occasionali.

Questa precisazione non è banale, poiché elimina i dubbi interpretativi che avevano accompagnato l’introduzione del nuovo regime fiscale sulle cripto attività stabilito dalla Legge di Bilancio 2023, in vigore dal 1° gennaio 2023. La norma, infatti, aveva già stabilito che i guadagni ottenuti da operazioni in valute virtuali sarebbero stati soggetti a un regime fiscale simile a quello delle rendite finanziarie. Tuttavia, l’esatta natura della soglia dei 2.000 euro era stata oggetto di discussione: franchigia o limite oltre il quale tassare tutto?

Ora, con l’interpretazione fornita nelle istruzioni del Modello Redditi PF 2025, si chiarisce definitivamente che i primi 2.000 euro sono esenti da tassazione, anche se superati. Questo cambiamento può incidere in modo sostanziale sulla pianificazione fiscale dei piccoli investitori e dei trader occasionali.

Normativa fiscale

Il 2023 ha segnato l’ingresso ufficiale delle cripto-attività all’interno del sistema fiscale italiano, con una normativa che ha posto ordine – almeno in parte – al trattamento tributario di asset digitali come le criptovalute.

La base giuridica di riferimento è l’articolo 67, comma 1, lettera c-sexies del TUIR, che definisce come redditi diversi, soggetti a imposta sostitutiva del 26%, “le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante rimborso o cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominate, non inferiori complessivamente a 2.000 euro nel periodo d’imposta”.

Questa disposizione ha introdotto un concetto nuovo per il fisco italiano, quello delle cripto-attività, termine che include non solo le criptovalute più note come Bitcoin o Ethereum, ma anche tutti gli asset digitali basati su tecnologia blockchain, token compresi.

Tuttavia, fin da subito si è generato un dibattito interpretativo sulla corretta applicazione della soglia dei 2.000 euro: si tratta di una franchigia o di una soglia oltre la quale si tassano tutte le plusvalenze?

Il primo chiarimento ufficiale è arrivato con la circolare 30/E del 27 ottobre 2023, in cui, a pagina 47, l’Agenzia delle Entrate definiva la soglia come “una franchigia minima pari a euro 2.000”. Il problema è che nel testo si parlava contemporaneamente sia di “soglia” che di “franchigia”, lasciando spazio a incertezze interpretative.

La distinzione è sostanziale: con una franchigia, si tassa solo la parte che eccede i 2.000 euro; con una soglia, si tasserebbe l’intero importo qualora superasse anche di poco la cifra indicata.

Va sottolineato che questa incertezza riguarda soltanto gli anni fiscali 2023 e 2024, poiché la Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024) ha previsto l’eliminazione della soglia di non imponibilità a partire dal 1° gennaio 2025.

Inoltre, è stato stabilito che dal 2026 l’aliquota dell’imposta sostitutiva salirà dal 26% al 33%, rendendo ancora più importante pianificare per tempo le proprie strategie fiscali.

Cripto e Fisco: cosa cambia nel 2025 - Commercialista.it

Franchigia o soglia?

Uno degli aspetti più dibattuti nel primo anno di applicazione della nuova normativa sulle cripto-attività è stato il significato esatto della soglia dei 2.000 euro prevista dall’art. 67 del TUIR. A un primo sguardo, potrebbe sembrare una semplice questione terminologica, ma la distinzione tra soglia e franchigia comporta conseguenze fiscali molto diverse.

Vediamo la differenza con un esempio. Se i 2.000 euro rappresentassero una soglia, come nel caso delle minusvalenze su titoli azionari o dei redditi da lavoro autonomo occasionale, il superamento anche di un solo euro farebbe scattare la tassazione su tutto l’importo. Quindi, con una plusvalenza di 2.100 euro, il contribuente pagherebbe il 26% sull’intero importo, ovvero 546 euro.

Nel caso invece di franchigia, come confermato ora dalle istruzioni al Modello Redditi PF 2025, l’imposta del 26% si applica solo sulla parte eccedente i 2.000 euro. Utilizzando lo stesso esempio, su una plusvalenza di 2.100 euro, il contribuente verserà il 26% soltanto sui 100 euro eccedenti, ovvero 26 euro. È evidente come il riconoscimento della franchigia sia molto più vantaggioso, soprattutto per i piccoli risparmiatori e per chi opera nel mercato cripto in maniera saltuaria.

Questa differenza è tanto più rilevante se si considera la natura estremamente volatile e frammentata degli investimenti in criptovalute: molti utenti effettuano decine di micro-operazioni durante l’anno, e sapere che solo gli utili superiori ai 2.000 euro saranno tassati aiuta a gestire meglio il portafoglio e a pianificare la propria dichiarazione dei redditi.

Modello Redditi PF 2025

La svolta interpretativa è arrivata con la pubblicazione delle istruzioni al Modello Redditi Persone Fisiche 2025, che si riferiscono ai redditi percepiti nel 2024. È proprio qui che l’Agenzia delle Entrate, in maniera inequivocabile, ha definito la natura di franchigia dell’importo di 2.000 euro applicabile alle plusvalenze derivanti da cripto-attività.

Nel documento, disponibile sul sito dell’Agenzia, si legge chiaramente che l’imposta sostitutiva del 26% deve essere calcolata solo sulla parte di plusvalenza che eccede la franchigia di 2.000 euro, maturata nel corso dell’anno. Questo significa che anche se un contribuente realizza 2.500 euro di guadagni da cripto, dovrà versare l’imposta solo sui 500 euro eccedenti, cioè 130 euro.

Tale precisazione era attesa con impazienza da contribuenti, professionisti e operatori del settore crypto, poiché risolve finalmente l’ambiguità lasciata dalla circolare 30/E del 2023.

Ma cosa comporta questo nella pratica? Significa che il contribuente dovrà calcolare l’ammontare complessivo delle plusvalenze nel quadro RT del modello, e solo se il totale supera i 2.000 euro, dichiarare e versare l’imposta sull’eccedenza.

Inoltre, sempre nelle istruzioni, viene precisato che la franchigia è annuale e si applica per contribuente, e non per singola operazione. Questo elemento rafforza il principio secondo cui il legislatore ha voluto agevolare i piccoli investitori, riducendo gli oneri fiscali e semplificando la gestione degli obblighi dichiarativi.

Come dichiarare le plusvalenze da cripto-attività

Una volta compresa la natura della franchigia, il passo successivo per il contribuente è sapere come compilare correttamente la dichiarazione dei redditi. Le plusvalenze da cripto-attività devono essere riportate nel quadro RT del Modello Redditi PF 2025, nello specifico alla Sezione II-C, creata appositamente per i redditi diversi di natura finanziaria realizzati da persone fisiche non imprenditori.

All’interno di questa sezione, il contribuente dovrà indicare:

  • l’ammontare complessivo delle plusvalenze realizzate nel corso del 2024;

  • le eventuali minusvalenze riportabili da anni precedenti (o compensate nello stesso anno);

  • l’imposta sostitutiva del 26%, da applicare solo alla parte di plusvalenze che eccede i 2.000 euro.

È importante ricordare che non va indicata la franchigia nei righi, ma deve essere tenuta presente nel calcolo manuale dell’imposta. Il contribuente dovrà quindi sottrarre i primi 2.000 euro di guadagno e versare il 26% sulla parte restante. Non esistono, infatti, automatismi nel software ministeriale che applichino direttamente questa franchigia.

In caso di operazioni in perdita, o se le plusvalenze non raggiungono i 2.000 euro, non è obbligatorio compilare il quadro RT, ma potrebbe comunque essere utile farlo per poter utilizzare eventuali minusvalenze negli anni successivi. In ogni caso, è fondamentale conservare la documentazione relativa a ogni operazione eseguita: estratti conto degli exchange, cronologia delle transazioni, calcolo delle plusvalenze, e ogni elemento utile a dimostrare la correttezza dei dati inseriti.

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Novità dal 2025

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024), il legislatore ha tracciato un nuovo percorso per la fiscalità delle cripto-attività, confermando che il 2024 è stato l’ultimo anno in cui si applica la franchigia di 2.000 euro sulle plusvalenze. La disposizione contenuta nei commi 23, 24 e 25 dell’art. 1 stabilisce infatti che, a partire dal periodo d’imposta 2025 (quindi dal Modello Redditi 2026), la soglia di non imponibilità sarà eliminata: anche le plusvalenze inferiori ai 2.000 euro saranno pienamente tassate.

Ma non è tutto: dal 1° gennaio 2026, entra in vigore anche un’altra novità rilevante, ovvero l’aumento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva dal 26% al 33%. Questo significa che i redditi da cripto-attività realizzati nel 2026 saranno soggetti a una tassazione più pesante, al pari di altre tipologie di rendite finanziarie ad alta redditività.

Il 2025, dunque, si presenta come un anno di transizione importante: le plusvalenze realizzate nel 2024 beneficiano ancora della franchigia da 2.000 euro, ma dal 2025 si cambia regime. Per questo motivo, è fondamentale che i contribuenti che hanno generato guadagni da cripto nel 2024 verifichino attentamente i propri dati e compilino correttamente il quadro RT del Modello Redditi PF 2025. Allo stesso tempo, chi opera attivamente in criptovalute dovrà pianificare in modo strategico il proprio 2025, tenendo conto dell’impatto fiscale pieno (senza franchigia) e dell’imminente aumento dell’aliquota.

Strategie fiscali

Con la scomparsa della franchigia da 2.000 euro nel 2025 e l’aumento dell’aliquota al 33% previsto per il 2026, diventa fondamentale ragionare in termini di ottimizzazione fiscale legale. I contribuenti che operano con cripto-attività hanno oggi diverse leve a disposizione per ridurre l’impatto fiscale, nel pieno rispetto della normativa.

Una delle prime strategie è quella della compensazione delle minusvalenze, previste dall’art. 68 del TUIR: se nel 2024 o negli anni precedenti si sono registrate perdite su investimenti in cripto, queste possono essere utilizzate per abbattere le plusvalenze future, purché siano state regolarmente dichiarate. In questo senso, anche chi non ha superato la franchigia nel 2024 potrebbe aver avuto interesse a compilare il quadro RT, per “mettere a bilancio” minusvalenze utili per il 2025.

Un altro strumento interessante, ancora valido per l’anno in corso, è la rivalutazione delle cripto-attività possedute al 1° gennaio 2024, ai sensi dell’art. 1, comma 133 della Legge di Bilancio 2023. Questa operazione consente di versare un’imposta sostitutiva del 14% sul valore risultante da una perizia asseverata, fissando così un valore fiscale più alto, utile per ridurre l’eventuale plusvalenza in caso di futura vendita. Anche se il termine ordinario per questa rivalutazione è scaduto, non si esclude che possa essere riaperta una finestra nel corso del 2025 (come già accaduto in passato per altri strumenti finanziari).

Infine, è bene ricordare che nel 2025 tutte le plusvalenze saranno tassate, anche quelle inferiori ai 2.000 euro, quindi è consigliabile tenere traccia puntuale e precisa di ogni operazione, usando software specializzati o rivolgendosi a un professionista. La gestione del portafoglio crypto dovrebbe tenere conto non solo dell’andamento di mercato, ma anche dell’impatto fiscale delle vendite, dei tempi e dei valori.

Considerazioni finali

Il 2024 ha rappresentato un anno di passaggio decisivo per la fiscalità delle cripto-attività in Italia: la conferma della franchigia da 2.000 euro ha fornito una tutela concreta per i piccoli investitori, permettendo a molti di loro di evitare completamente la tassazione sulle plusvalenze. Tuttavia, con il 2025 si apre un nuovo capitolo: la franchigia è stata eliminata e, a partire dal 2026, l’aliquota salirà al 33%, modificando radicalmente le prospettive fiscali per chi opera, anche in modo occasionale, nel settore delle criptovalute.

Per affrontare questo cambiamento in modo consapevole, è fondamentale adottare buone pratiche di gestione fiscale, come il monitoraggio costante delle operazioni, l’uso di software per il calcolo delle plusvalenze e la valutazione di strumenti come la compensazione delle minusvalenze o la rivalutazione dei valori di carico. In un contesto normativo in rapida evoluzione, l’assistenza di un commercialista esperto in fiscalità digitale diventa non solo utile, ma strategica per evitare errori, sanzioni o pagamenti eccessivi.

Il consiglio finale è semplice: non aspettare il 2026 per “fare i conti con il fisco”. Il 2025, pur senza franchigia, offre ancora la possibilità di pianificare e mettere in ordine la propria posizione fiscale. Il momento giusto per agire è adesso.

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