Ricevere una cartella esattoriale può essere un’esperienza spiacevole, soprattutto se si ritiene che la richiesta di pagamento sia errata o non dovuta. Tuttavia, è importante sapere che esistono diverse possibilità per annullare le cartelle esattoriali e non bisogna necessariamente rassegnarsi a pagare un importo non dovuto.
Sommario
In questo articolo, forniremo una panoramica aggiornata al 2024 sulle principali modalità per contestare e annullare le cartelle esattoriali, con consigli pratici e riferimenti normativi.
Quando è possibile annullare una cartella esattoriale?
Esistono diverse casistiche che possono legittimare l’annullamento di una cartella esattoriale:
- Errore nei dati: se la cartella contiene errori relativi ai dati del contribuente, all’importo dovuto o alla causale del debito, è possibile richiederne l’annullamento.
- Pagamento già avvenuto: se il debito per cui è stata emessa la cartella è già stato pagato, è necessario presentare la documentazione che lo comprova per ottenere l’annullamento.
- Prescrizione: il diritto dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione di riscuotere il debito si prescrive in un determinato periodo di tempo (in genere 5 anni). Se la cartella viene notificata dopo la scadenza del termine di prescrizione, può essere annullata.
- Vizi formali: la cartella potrebbe presentare vizi di forma che la rendono nulla o annullabile.
- Mancanza di presupposti: se la cartella è stata emessa in assenza dei presupposti di legge, può essere annullata.
- Opposizione all’accertamento: se il contribuente ha già presentato opposizione all’accertamento che ha dato origine alla cartella, e ha ottenuto ragione in tutto o in parte, la cartella può essere annullata o modificata di conseguenza.
Come annullare una cartella esattoriale
La procedura per annullare una cartella esattoriale varia a seconda del motivo del contendioso. Tuttavia, in generale, i passi da seguire sono i seguenti:
- Verificare la cartella: è importante leggere attentamente la cartella per individuare il motivo del contendioso e raccogliere la documentazione necessaria a supportarlo.
- Presentare una richiesta di annullamento: la richiesta di annullamento deve essere presentata all’Agenzia delle Entrate-Riscossione competente, generalmente entro 60 giorni dalla notifica della cartella. La richiesta può essere presentata tramite posta raccomandata, PEC o direttamente presso gli uffici dell’Agenzia.
- Allegare la documentazione: alla richiesta di annullamento è necessario allegare la documentazione che supporta il motivo del contendioso. Ad esempio, se si contesta un errore nei dati, è necessario allegare la copia del documento che attesta il dato corretto.
- Acquisizione del parere dell’Ufficio: l’Agenzia delle Entrate-Riscossione acquisisce il parere dell’Ufficio che ha emesso la cartella e, se lo ritiene fondato, accoglie la richiesta di annullamento.
- Ricorso alla Commissione Tributaria: se l’Agenzia delle Entrate-Riscossione respinge la richiesta di annullamento, il contribuente può presentare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale competente entro 60 giorni dalla notifica del provvedimento di diniego.
Casi specifici
- Richiesta di Sgravio in Autotutela: per alcune tipologie di errori, come ad esempio un accertamento notificato a un defunto o un importo errato calcolato dall’Agenzia delle Entrate, è possibile presentare una richiesta di sgravio in autotutela direttamente all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, senza dover presentare un ricorso.
- Mediazione: la mediazione è uno strumento alternativo al contenzioso giudiziario che permette di risolvere la controversia in modo rapido e consensuale. Se il contribuente e l’Agenzia delle Entrate-Riscossione sono d’accordo, possono attivare la procedura di mediazione.