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giovedì 20 Marzo 2025

Bilanci 2024: Novità sull’attestazione della sostenibilità

La sostenibilità è ormai un tema centrale nelle strategie aziendali e nella rendicontazione finanziaria. Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), a partire dai bilanci 2024 pubblicati nel 2025, le imprese soggette all’obbligo di rendicontazione non finanziaria dovranno ottenere un’attestazione da parte del revisore.

Ma cosa cambia concretamente? Quali sono le novità per le aziende e quali obblighi derivano da questa nuova certificazione? In questo articolo analizzeremo il ruolo del revisore della sostenibilità, le modalità di attestazione delle dichiarazioni di sostenibilità e le implicazioni per le imprese italiane.

L’obbligo di rendicontazione di sostenibilità

L’obbligo di rendicontazione della sostenibilità è stato introdotto dalla Direttiva UE 2022/2464 (CSRD), che ha ampliato e rafforzato il precedente impianto normativo rappresentato dalla Direttiva 2014/95/UE (NFRD). La nuova normativa impone a molte più imprese di redigere una Dichiarazione di Sostenibilità all’interno del bilancio e di sottoporla a revisione.

Le principali novità introdotte dalla CSRD includono:

  • Ampliamento del perimetro delle imprese soggette: non solo le grandi aziende quotate, ma anche molte PMI rientreranno nell’obbligo di rendicontazione.
  • Adozione degli standard europei ESRS (European Sustainability Reporting Standards): i report di sostenibilità dovranno seguire criteri standardizzati.
  • Attestazione da parte del revisore: la Dichiarazione di Sostenibilità dovrà essere verificata da un revisore indipendente, con un livello di assicurazione almeno “limitato”.
  • Integrazione della sostenibilità nel bilancio: la rendicontazione della sostenibilità non sarà più un documento separato, ma parte integrante del bilancio di esercizio.

Questo cambiamento ha un impatto rilevante sulle imprese, che dovranno strutturarsi per raccogliere dati affidabili e conformi ai nuovi standard.

Il nuovo ruolo del revisore

A partire dai bilanci 2024 pubblicati nel 2025, le imprese classificate come Enti di Interesse Pubblico (EIP) con più di 500 dipendenti dovranno sottoporre la propria Dichiarazione di Sostenibilità a un’attestazione formale da parte del revisore legale. Questo rappresenta un cambio significativo rispetto alla precedente Dichiarazione Non Finanziaria (DNF), ora sostituita dall’informativa ESG integrata nel bilancio d’esercizio.

L’informativa di sostenibilità entra ufficialmente nella relazione sulla gestione societaria per la prima ondata di soggetti obbligati, come previsto dal d.lgs. 125/2024 (artt. 1 e 17). I revisori già incaricati dell’attestazione delle precedenti DNF possono continuare a svolgere tale attività anche per il 2024, a condizione che inviino al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) la domanda di abilitazione, seguendo il Modello previsto dal Decreto del 19 febbraio 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 3 marzo 2025.

Cosa prevede l’attestazione della Dichiarazione di Sostenibilità?

Il revisore deve esprimere un giudizio basato su:

  • Conformità agli standard europei di rendicontazione ESRS: la dichiarazione deve rispettare le linee guida definite dagli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).
  • Verifica degli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG): la revisione include una valutazione dei dati e delle metriche ESG utilizzate dall’impresa.
  • Tassonomia ambientale UE: la conformità con l’art. 8 del Regolamento (UE) 2020/852 deve essere verificata, per garantire che le informazioni finanziarie e non finanziarie siano allineate agli obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea.

L’Attestazione secondo il principio SSAE Italia

Il principio SSAE Italia (Statement on Standards for Attestation Engagements) stabilisce i criteri per:

  1. Accettazione e mantenimento dell’incarico: il revisore deve valutare l’adeguatezza dell’impresa e l’affidabilità del sistema di raccolta dati ESG.
  2. Redazione della relazione di attestazione: ai sensi dell’art. 14-bis del d.lgs. 125/2024, il revisore rilascia un parere sull’affidabilità delle informazioni di sostenibilità, distinguendo tra esame limitato e, in futuro, assurance ragionevole.

L’obbligo di attestazione rappresenta una sfida per le imprese, che dovranno garantire la qualità e la trasparenza dei dati ESG.

Bilanci 2024: Attestazione ESG - Commercialista.it

Attestazione del reporting di sostenibilità

L’attestazione della rendicontazione di sostenibilità da parte del revisore segue procedure rigorose stabilite dal SSAE Italia e dalle linee guida internazionali. L’obiettivo è garantire la correttezza, affidabilità e trasparenza delle informazioni ESG fornite dalle imprese.

Pianificazione dell’attività di revisione

Il revisore (o il soggetto incaricato dalla società di revisione) deve stabilire i parametri chiave dell’incarico, che comprendono:

  • Portata, tempistica e direzione dell’incarico: deve essere definito il perimetro dell’analisi e il livello di dettaglio richiesto.
  • Natura, tempistica ed estensione delle procedure di verifica: l’attività di revisione deve essere coerente con gli standard previsti dal SSAE Italia e deve consentire il raggiungimento degli obiettivi dell’incarico.

In conformità al paragrafo 40 dell’ISSA 3000 Revised, per svolgere l’incarico è necessario che i criteri di revisione siano idonei e rispettino cinque caratteristiche fondamentali:

  1. Pertinenza – Le informazioni devono essere correlate agli impatti ESG dell’azienda e utili per gli stakeholder.
  2. Completezza – La rendicontazione deve includere tutti gli elementi significativi per valutare le performance di sostenibilità.
  3. Attendibilità – I dati ESG devono essere verificabili e supportati da evidenze documentali.
  4. Neutralità – Le informazioni devono essere presentate in modo obiettivo e imparziale.
  5. Comprensibilità – Il report deve essere chiaro e accessibile agli utenti.

Possibili criticità e gestione delle anomalie

Dopo l’accettazione dell’incarico, potrebbero emergere criticità che compromettono la validità dell’attestazione. Le casistiche principali sono:

Le condizioni indispensabili vengono meno

Se uno o più criteri fondamentali non sono più rispettati, il revisore deve:

  • Discutere il problema con le parti appropriate all’interno dell’azienda.
  • Verificare se la questione può essere risolta senza compromettere l’incarico.
  • Decidere se proseguire l’incarico o se segnalare la problematica nella relazione di assurance.

I criteri applicabili non sono idonei o i dati ESG non sono adeguati

Se i criteri di sostenibilità risultano inadeguati o incompleti, il revisore può:

  • Recedere dall’incarico, se la normativa lo consente.
  • Proseguire l’incarico con rilievi, emettendo una relazione con osservazioni critiche.
  • Esprimere una conclusione negativa o dichiarare l’impossibilità di esprimere una conclusione.

L’attestazione della rendicontazione ESG richiede dunque un elevato livello di professionalità e indipendenza da parte del revisore, per garantire la qualità delle informazioni fornite al mercato e agli investitori.

Limitazioni intrinseche

Il revisore della sostenibilità, nel processo di attestazione della Dichiarazione di Sostenibilità, deve considerare eventuali limitazioni intrinseche che potrebbero influenzare l’affidabilità e la misurazione delle informazioni ESG. Questo aspetto è cruciale per garantire una revisione accurata e trasparente del bilancio di sostenibilità.

Attività chiave del revisore

Il revisore deve:

  • Valutare la significatività delle informazioni ESG, sia qualitative che quantitative, per stabilire il loro impatto sulla Dichiarazione di Sostenibilità.
  • Comprendere il processo di valutazione della rilevanza ESG, che include il concetto di doppia rilevanza o doppia materialità:
    • Impatto dell’impresa sull’ambiente e sulla società.
    • Impatto dei fattori ESG sulla performance finanziaria dell’impresa.
  • Analizzare il contesto operativo dell’azienda, con particolare attenzione a:
    • Attività svolta e catena del valore.
    • Rapporti commerciali e interazioni con gli stakeholder.
  • Valutare il coinvolgimento degli stakeholder, considerando:
    • Canali di dialogo con i portatori di interesse (email, workshop, canali aziendali).
    • Frequenza e modalità delle consultazioni.
  • Identificare impatti, rischi e opportunità ESG:
    • Analisi del contesto operativo.
    • Valutazione dei rischi e delle opportunità di sostenibilità.
  • Definire i dati e le informazioni chiave da monitorare e rendicontare.

Le limitazioni intrinseche

Le limitazioni intrinseche si riferiscono a situazioni in cui la misurazione di un determinato aspetto della sostenibilità risulta particolarmente complessa o incerta. Questo accade, ad esempio, quando:

  • I fenomeni ESG sono caratterizzati da aleatorietà (come l’evoluzione degli scenari climatici).
  • Gli impatti ESG sono legati a eventi futuri incerti, come nuove regolamentazioni ambientali o cambiamenti nei modelli di consumo sostenibile.
  • I dati disponibili sono incompleti o di difficile verifica, per esempio nelle catene di fornitura globali.

Se il revisore individua incertezze significative nella valutazione o nella misurazione delle informazioni ESG, può includere nella relazione di attestazione un paragrafo specifico denominato “Limitazioni intrinseche”, evidenziando i fattori di incertezza che hanno inciso sulla revisione.

Questa sezione rappresenta un elemento fondamentale per garantire trasparenza e correttezza nella comunicazione dei dati ESG agli investitori e agli stakeholder.

Bilanci 2024: Attestazione ESG - Commercialista.it

Le implicazioni per le imprese

L’introduzione dell’attestazione obbligatoria per la Dichiarazione di Sostenibilità rappresenta una svolta importante per le imprese soggette agli obblighi della CSRD. Questa novità comporta una serie di sfide operative e organizzative, ma anche opportunità per migliorare la trasparenza e il posizionamento aziendale nel mercato.

Le principali sfide per le imprese

L’adeguamento ai nuovi requisiti comporta diversi ostacoli, tra cui:

  1. Raccolta e gestione dei dati ESG – Le imprese devono strutturare sistemi di raccolta e monitoraggio dei dati ESG affidabili, spesso integrando nuove piattaforme digitali e processi di verifica interna.
  2. Conformità agli ESRS (European Sustainability Reporting Standards) – La redazione della Dichiarazione di Sostenibilità deve rispettare gli standard ESRS, richiedendo competenze tecniche specifiche e una governance ESG ben definita.
  3. Ruolo del revisore e interazioni con l’azienda – L’attestazione da parte di un revisore indipendente impone alle imprese una maggiore attenzione alla qualità e alla verificabilità delle informazioni di sostenibilità.
  4. Costi e risorse – L’implementazione della rendicontazione ESG certificata implica costi aggiuntivi per consulenze, revisione, formazione del personale e aggiornamenti dei sistemi IT.
  5. Gestione delle limitazioni intrinseche – Alcuni dati ESG, come i rischi climatici futuri, sono difficili da misurare. Le imprese dovranno migliorare i propri modelli previsionali e rafforzare i sistemi di gestione del rischio.

Le opportunità della nuova attestazione

Nonostante le difficoltà, l’attestazione della sostenibilità può offrire importanti benefici:

  • Maggiore credibilità e trasparenza – La certificazione da parte di un revisore indipendente aumenta la fiducia degli investitori e degli stakeholder.
  • Accesso più agevole ai finanziamenti ESG – Le banche e gli investitori istituzionali favoriscono le aziende con una solida rendicontazione ESG certificata.
  • Vantaggi competitivi – Essere tra le prime aziende a implementare un sistema di reporting ESG conforme agli standard europei può rafforzare la reputazione e attrarre nuovi clienti e partner.
  • Miglior gestione dei rischi – Una rendicontazione accurata consente di identificare in anticipo criticità ambientali, sociali e di governance, riducendo l’esposizione a controversie o sanzioni normative.
  • Allineamento con le normative future – L’Unione Europea sta introducendo regolamenti sempre più stringenti in materia ESG. Adeguarsi ora significa essere pronti per le evoluzioni future del quadro normativo.

Le imprese devono quindi vedere l’attestazione della Dichiarazione di Sostenibilità non solo come un obbligo, ma come un’opportunità per rafforzare la propria strategia di lungo termine.

Prospettive future

L’attestazione della Dichiarazione di Sostenibilità per i bilanci 2024 rappresenta solo il primo passo verso una maggiore integrazione della sostenibilità nei bilanci aziendali. Nei prossimi anni, il quadro normativo europeo ed italiano continuerà ad evolversi, introducendo nuovi obblighi e standard sempre più stringenti.

Evoluzione dell’obbligo di attestazione

Attualmente, la CSRD prevede per il 2024 un livello di assurance limitato, ma è già previsto che nei prossimi anni si passerà a un livello di assurance ragionevole, più simile a quello richiesto per i bilanci finanziari. Questo significa che:

  • I revisori dovranno effettuare controlli più approfonditi sui dati ESG dichiarati.
  • Le imprese dovranno migliorare ulteriormente la qualità e la tracciabilità delle informazioni di sostenibilità.
  • Potrebbero essere richiesti strumenti di audit digitale e blockchain per garantire l’inalterabilità e la trasparenza dei dati ESG.

Estensione dell’obbligo ad altre imprese

Attualmente, l’obbligo di attestazione riguarda solo le grandi imprese di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, ma dal 2026 sarà esteso a molte altre realtà, tra cui:

  • Grandi aziende non quotate che superano determinati criteri finanziari.
  • PMI quotate (con obblighi semplificati).
  • Multinazionali extra-UE con un significativo volume di affari in Europa.

Le PMI, pur non essendo ancora obbligate, potrebbero essere coinvolte indirettamente, poiché molte grandi aziende richiederanno dati ESG certificati anche ai propri fornitori per garantire la trasparenza della catena del valore.

Convergenza con altre normative ESG

L’attestazione della sostenibilità non è un obbligo isolato, ma rientra in un più ampio ecosistema normativo. Tra le principali normative complementari troviamo:

  • Regolamento Tassonomia UE (Reg. UE 2020/852): definisce quali attività economiche possono essere considerate sostenibili.
  • Regolamento SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation): impone obblighi di trasparenza ESG per gli investitori e gli intermediari finanziari.
  • Direttiva sulla Due Diligence di Sostenibilità (CSDD): richiederà alle aziende di monitorare e rendicontare l’impatto ESG della loro catena di fornitura.

Prossimi passi per le imprese

Per affrontare con successo queste nuove sfide, le aziende dovrebbero già da ora:

  1. Prepararsi a un livello di assurance più elevato, investendo in processi di raccolta e verifica dei dati ESG.
  2. Coinvolgere attivamente il revisore fin dalle prime fasi della rendicontazione, per evitare rilievi critici in fase di attestazione.
  3. Integrare i criteri ESG nelle strategie aziendali, affinché la sostenibilità non sia solo un obbligo di compliance, ma un vero vantaggio competitivo.
  4. Formare il personale su tematiche ESG e reporting di sostenibilità, per garantire che l’intero processo sia gestito in modo efficace.
  5. Sfruttare la sostenibilità per migliorare la reputazione e le relazioni con investitori e stakeholder, utilizzando l’attestazione come leva di credibilità sul mercato.

L’evoluzione della normativa ESG rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per le imprese che sapranno adeguarsi rapidamente e con un approccio strategico.

Considerazioni finali

L’introduzione dell’attestazione obbligatoria della Dichiarazione di Sostenibilità nei bilanci 2024 segna un importante passo avanti nella trasparenza e nell’affidabilità delle informazioni ESG. Le imprese devono affrontare una serie di sfide, dalla raccolta dati alla revisione indipendente, ma allo stesso tempo possono trarre vantaggi competitivi dalla conformità alle nuove normative.

Nei prossimi anni, l’obbligo di attestazione si estenderà a un numero sempre maggiore di aziende e diventerà più stringente, rendendo essenziale un approccio strutturato e proattivo alla rendicontazione di sostenibilità. Le imprese che si adeguano sin da ora potranno posizionarsi meglio sul mercato, migliorare la propria reputazione e attrarre investitori attenti ai criteri ESG.

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