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giovedì 27 Febbraio 2025

Compenso Amministratore: Come ridurre tasse e contributi

Il compenso dell’amministratore rappresenta un tema centrale per la gestione fiscale delle imprese. Molti imprenditori si trovano a dover affrontare una doppia sfida: da un lato, garantire una remunerazione adeguata a chi guida l’azienda; dall’altro, contenere il peso delle imposte e dei contributi previdenziali.

Esistono diverse strategie per ottimizzare la tassazione del compenso dell’amministratore, alcune delle quali poco conosciute ma pienamente legali. In questo articolo esploreremo le migliori soluzioni per ridurre il carico fiscale e contributivo, garantendo al contempo la conformità alle normative italiane.

Come funziona la tassazione del compenso

Tipologie di reddito e tassazione

Il compenso dell’amministratore è un reddito che può essere tassato in diversi modi a seconda della tipologia contrattuale adottata:

  • Reddito di lavoro autonomo: Se l’amministratore non ha un rapporto di lavoro subordinato con la società e percepisce compensi con ritenuta d’acconto.
  • Reddito assimilato al lavoro dipendente: Se l’amministratore ha un compenso fisso mensile e beneficia di una busta paga.

La tassazione IRPEF è progressiva, con aliquote che vanno dal 23% al 43%, più addizionali regionali e comunali.

Contributi previdenziali

Gli amministratori sono tenuti a versare i contributi previdenziali, la cui incidenza varia a seconda dell’inquadramento:

  • Gestione Separata INPS: Se l’amministratore non è iscritto ad altre casse previdenziali, deve versare circa il 26,23% del compenso lordo.
  • Gestione Artigiani e Commercianti: Se l’amministratore è anche socio lavoratore di una SRL e svolge attività operative, deve iscriversi alla gestione INPS artigiani/commercianti e versare contributi fissi più una quota percentuale sul reddito.

Esempio di tassazione del compenso dell’amministratore

Supponiamo che un amministratore percepisca un compenso annuo lordo di 50.000 euro. Ecco un calcolo indicativo del peso fiscale e contributivo:

  • IRPEF (aliquota media 30%) → 15.000 euro
  • Addizionali regionali e comunali → 1.500 euro
  • Contributi INPS (Gestione Separata al 26,23%) → 13.115 euro
  • Compenso netto effettivo → Circa 20.385 euro

In questo caso, il costo totale per l’azienda sarebbe molto più alto rispetto all’importo netto percepito dall’amministratore.

Rimborso spese

Il rimborso spese è una delle soluzioni più semplici per ottimizzare il compenso dell’amministratore senza aumentarne la tassazione.

Tipologie di rimborso

  • Rimborso a piè di lista: L’amministratore documenta le spese sostenute per l’azienda (trasferte, vitto, alloggio, carburante) e ottiene un rimborso esentasse.
  • Rimborso forfettario: L’azienda riconosce all’amministratore un importo fisso per coprire spese non documentabili direttamente.

I rimborsi spese non concorrono alla formazione del reddito imponibile, non sono soggetti a IRPEF né a contributi INPS.

Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate effettua controlli per evitare abusi. È quindi essenziale conservare la documentazione che attesti la natura aziendale delle spese.

Dividendi al posto del compenso

Se l’amministratore è anche socio della società, può scegliere di percepire una parte della sua remunerazione sotto forma di dividendi anziché come compenso amministrativo. Questa strategia consente di ridurre il carico fiscale e previdenziale, poiché i dividendi sono soggetti a una tassazione più vantaggiosa rispetto ai redditi da lavoro.

Nel caso delle società di capitali (SRL e SPA), i dividendi sono tassati con un’aliquota fissa del 26%, senza l’obbligo di versare contributi previdenziali all’INPS. Questo rappresenta un notevole vantaggio rispetto al compenso amministrativo, che invece è gravato da imposte IRPEF progressive e contributi previdenziali che possono superare il 26%.

Per le società di persone (SNC e SAS), il regime fiscale è differente: i dividendi non sono tassati con un’aliquota fissa, ma vengono considerati reddito personale del socio e sottoposti a tassazione IRPEF. Tuttavia, solo il 40% dell’utile distribuito è soggetto a imposta, mentre il restante 60% rimane esente. Questo comporta un alleggerimento del carico fiscale rispetto alla tassazione ordinaria di un compenso amministrativo.

Scegliere i dividendi al posto del compenso può essere conveniente, ma ci sono alcune limitazioni. Prima di tutto, la società deve aver generato utili distribuibili e rispettare le regole di riserva previste dal Codice Civile. Inoltre, una retribuzione esclusivamente basata sui dividendi potrebbe essere considerata anomala dal Fisco, che potrebbe contestare la mancanza di un compenso congruo per l’amministratore.

Compenso Amministratore- Commercialista.it

Welfare aziendale

Il welfare aziendale rappresenta una delle strategie più efficaci per ridurre il carico fiscale sul compenso dell’amministratore. Questa soluzione consente di riconoscere una parte della remunerazione sotto forma di benefici non monetari, completamente esentasse sia per il percettore che per la società.

Come funziona il welfare aziendale per l’amministratore?

Il welfare aziendale si basa sull’erogazione di beni e servizi che migliorano la qualità della vita dell’amministratore e della sua famiglia, senza essere considerati reddito imponibile. L’azienda può prevedere un piano welfare che include:

  • Buoni pasto: Esenti da imposte fino a 8 euro al giorno (se elettronici) o 4 euro al giorno (se cartacei).
  • Assistenza sanitaria integrativa: Copertura medica privata, visite specialistiche e polizze sanitarie deducibili fino a 3.615,20 euro annui.
  • Rimborso delle spese di istruzione per i figli: Scuole materne, elementari, medie e superiori, corsi universitari e di specializzazione.
  • Contributi per previdenza complementare: Versamenti a fondi pensione integrativi, deducibili fino a 5.164,57 euro all’anno.
  • Rimborso per trasporto pubblico: Abbonamenti ai mezzi pubblici per l’amministratore e i suoi familiari, totalmente esenti da tassazione.
  • Rimborso per spese di assistenza ai familiari: Per figli, coniugi o genitori non autosufficienti.

Tutti questi benefit non concorrono alla formazione del reddito e permettono di ottenere un vantaggio fiscale significativo.

Perché il welfare è meglio di un aumento di stipendio?

Un aumento del compenso dell’amministratore è tassato con l’aliquota progressiva IRPEF e i contributi INPS. Ad esempio, se un amministratore con un reddito già elevato riceve un incremento di 10.000 euro lordi, ne incassa meno della metà dopo le imposte.

Se invece la stessa somma viene convertita in benefici welfare, l’amministratore riceve un vantaggio economico dello stesso valore, ma senza subire tassazione. La società, a sua volta, può dedurre integralmente il costo del welfare aziendale, ottenendo un risparmio fiscale.

Limiti e regole da rispettare

Per essere fiscalmente validi, i benefit di welfare devono essere previsti da un regolamento aziendale o da un accordo tra l’impresa e i suoi amministratori. Inoltre, devono rientrare nelle categorie di spese agevolabili previste dall’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

Il welfare aziendale è quindi un ottimo strumento per ridurre il carico fiscale in modo legale e vantaggioso. Tuttavia, è sempre consigliabile pianificare con attenzione il piano welfare per massimizzare i benefici senza incorrere in contestazioni fiscali.

Auto aziendale

L’auto aziendale è uno degli strumenti più utilizzati per ottimizzare la fiscalità del compenso dell’amministratore. Grazie alla sua natura di bene strumentale, può essere concessa in uso all’amministratore con diverse modalità, permettendo alla società di dedurre i costi e, al tempo stesso, garantendo un vantaggio economico al beneficiario.

Le due opzioni: noleggio a lungo termine o fringe benefit?

L’auto aziendale può essere concessa all’amministratore con due principali modalità, ognuna con vantaggi e svantaggi:

  1. Noleggio a lungo termine
  2. Fringe Benefit (uso promiscuo dell’auto di proprietà della società)

1. Noleggio a lungo termine: massima deduzione fiscale

La società può scegliere di noleggiare un’auto per l’amministratore, pagando un canone mensile che comprende l’utilizzo del veicolo, l’assicurazione, la manutenzione e altri servizi.

Vantaggi fiscali:

  • Il canone di noleggio è deducibile fino al 100% se l’auto è utilizzata esclusivamente per l’attività aziendale.
  • Se l’auto è utilizzata anche per scopi personali, la deduzione si riduce al 20%, con un tetto massimo di 3.615,20 euro all’anno.
  • L’IVA è detraibile al 40% (fino al 100% se il veicolo è strumentale all’attività).

Svantaggi:

  • L’uso personale dell’auto riduce la deducibilità.
  • La proprietà rimane della società di noleggio, quindi non si genera un valore patrimoniale per l’impresa.

Questa soluzione è ideale per le società che vogliono mantenere flessibilità e ottimizzare il carico fiscale senza immobilizzare capitali nell’acquisto di un veicolo.

2. Fringe Benefit: Auto aziendale a uso promiscuo

Se la società acquista un’auto e la concede in uso promiscuo all’amministratore (per lavoro e per uso personale), questa viene considerata un fringe benefit, ovvero un compenso in natura tassato solo parzialmente.

Come funziona la tassazione del fringe benefit?

  • L’amministratore viene tassato solo su una quota dell’auto, calcolata in base ai km annuali presunti e ai valori stabiliti dalle tabelle ACI.
  • Dal 2021, la tassazione varia in base alle emissioni di CO₂ dell’auto:
    • Fino a 60 g/km di CO₂ → il fringe benefit è calcolato sul 25% del valore ACI.
    • Tra 61 e 160 g/km di CO₂ → il fringe benefit è calcolato sul 30% del valore ACI.
    • Oltre 160 g/km di CO₂ → il fringe benefit sale al 50% o 60% del valore ACI.

Vantaggi fiscali per la società:

  • Il costo dell’auto è deducibile al 20% (40% per agenti di commercio).
  • L’IVA è detraibile al 40%.

Questa soluzione è ideale per chi desidera un’auto di proprietà della società, con un beneficio fiscale sia per l’azienda che per l’amministratore, soprattutto scegliendo veicoli con basse emissioni.

Se l’obiettivo è massimizzare la deduzione fiscale e ridurre i costi aziendali, il noleggio a lungo termine può essere la soluzione più vantaggiosa, soprattutto per auto di valore elevato.

Se invece l’amministratore desidera un’auto di proprietà aziendale e un trattamento fiscale più favorevole sul reddito personale, il fringe benefit può risultare più conveniente, specialmente per veicoli con basse emissioni.

Compenso Amministratore- Commercialista.it

Indennità di Fine Mandato

L’Indennità di Fine Mandato (TFM) è una strategia molto vantaggiosa per abbattere la tassazione sul compenso dell’amministratore.

Vantaggi del TFM

  • La società deduce il costo del TFM annualmente.
  • L’amministratore paga imposte solo al momento della percezione con una tassazione agevolata (aliquota media IRPEF ridotta).
  • Nessuna contribuzione INPS.

Tuttavia, il TFM deve essere previsto nello statuto e registrato a bilancio per essere considerato fiscalmente valido.

Vantaggi fiscali

Ottimizzare la gestione fiscale del compenso dell’amministratore è fondamentale per ridurre il carico di imposte e contributi. Esistono diverse strategie che permettono di ottenere benefici fiscali, sia per l’azienda che per l’amministratore stesso. Vediamo i principali vantaggi fiscali e come sfruttarli in modo legale.

Deducibilità del compenso per la società

Il compenso dell’amministratore è un costo deducibile per l’impresa, a condizione che sia stabilito in modo corretto e documentato. Affinché la deduzione sia valida, è necessario che:

  • Il compenso sia stabilito da una delibera assembleare (per SRL e SPA).
  • Sia proporzionato alle dimensioni e agli utili della società.
  • Sia effettivamente erogato e risultante nelle scritture contabili.

Esempio pratico: Se una SRL ha un utile lordo di 100.000 euro e riconosce un compenso di 40.000 euro all’amministratore, tale importo sarà interamente deducibile, abbassando l’imponibile della società a 60.000 euro. Questo riduce l’IRES (24%) e l’IRAP (3,9%), generando un risparmio fiscale di circa 11.160 euro.

Tassazione progressiva vs. Flat Tax sui dividendi

Un amministratore-socio può scegliere di percepire parte della remunerazione sotto forma di dividendi, che sono tassati in modo più favorevole rispetto al compenso. Infatti:

  • Il compenso è soggetto a IRPEF progressiva (dal 23% al 43%) e a contributi INPS.
  • I dividendi delle SRL sono tassati con un’aliquota fissa del 26% e non prevedono contributi previdenziali.

Esempio pratico: Se un amministratore percepisce 50.000 euro di compenso, può arrivare a pagare oltre 25.000 euro tra IRPEF e contributi INPS. Se invece incassa la stessa cifra come dividendi, la tassazione è limitata al 26%, quindi pagherà solo 13.000 euro di imposte.

Rimborso spese documentate

Un’alternativa al compenso puro è l’utilizzo del rimborso spese, che consente di riconoscere somme all’amministratore senza che queste siano soggette a tassazione. Il rimborso può riguardare:

  • Spese di trasferta (vitto, alloggio, trasporti).
  • Rimborsi chilometrici per uso del proprio mezzo.
  • Rimborso acquisti aziendali documentati.

Esempio pratico: Un amministratore che sostiene 10.000 euro di spese di viaggio e rappresentanza può ricevere lo stesso importo a titolo di rimborso, senza pagare imposte o contributi. Se invece questi 10.000 euro fossero erogati come compenso, sarebbero tassati con fino al 50% di prelievo fiscale.

Indennità di Fine Mandato (TFM): tassazione agevolata

L’Indennità di Fine Mandato (TFM) è un compenso che la società accantona per l’amministratore e che verrà erogato alla fine dell’incarico. I vantaggi fiscali sono:

  • La società deduce integralmente il TFM negli anni di accantonamento.
  • L’amministratore paga imposte solo alla percezione, con un’aliquota media ridotta rispetto all’IRPEF progressiva.

Esempio pratico: Se una società accantona 20.000 euro di TFM all’anno per 5 anni, deduce 100.000 euro dal reddito imponibile. Quando l’amministratore incassa il TFM, lo tassa con l’aliquota media IRPEF, che spesso è inferiore rispetto a quella ordinaria.

Auto aziendale: deduzioni e vantaggi per l’amministratore

L’auto aziendale può essere concessa all’amministratore con vantaggi fiscali:

  • Noleggio a lungo termine: la società può dedurre il costo fino al 100%.
  • Fringe benefit: l’auto è in uso promiscuo e la tassazione dipende dalle emissioni di CO₂ (con riduzione dell’imponibile per l’amministratore).

Esempio pratico: Se l’azienda noleggia un’auto per 1.000 euro al mese, può dedurre il 20% del costo e detrarre il 40% dell’IVA. Se invece concede un’auto con basse emissioni in fringe benefit, l’amministratore pagherà un’imposta ridotta sul valore del beneficio.

Welfare Aziendale

Il welfare aziendale consente di attribuire all’amministratore beni e servizi esentasse, come:

  • Buoni pasto (esenti fino a 8 euro al giorno).
  • Assistenza sanitaria integrativa (deducibile fino a 3.615,20 euro annui).
  • Rimborso trasporti pubblici e spese scolastiche.

Esempio pratico: Se l’amministratore riceve 5.000 euro di benefit welfare, ottiene lo stesso vantaggio economico di un aumento di stipendio, ma senza pagare imposte e contributi, mentre l’azienda deduce l’intero importo.

Combinando più strategie fiscali, è possibile ridurre drasticamente il prelievo su compenso e contributi.

Ad esempio, un amministratore può:

  •  Percepire un compenso più basso ma compensarlo con dividendi.
  • Ricevere rimborsi spese e benefit welfare invece di aumenti di stipendio.
  • Accumulare un TFM per ridurre la tassazione futura.
  • Usare un’auto aziendale per ridurre il reddito imponibile.

Grazie a queste soluzioni, il carico fiscale complessivo può essere ridotto anche del 50%, garantendo risparmi significativi sia per la società che per l’amministratore.

Considerazioni finali

Ridurre il carico fiscale sul compenso dell’amministratore è possibile adottando strategie efficaci e pienamente legali. Oltre al classico stipendio, è conveniente integrare la remunerazione con dividendi, rimborsi spese, welfare aziendale, indennità di fine mandato e auto aziendale, ottimizzando così la tassazione e i contributi previdenziali.

Tuttavia, è fondamentale rispettare le normative fiscali e documentare correttamente ogni scelta per evitare contestazioni. Per trovare la soluzione più adatta alla propria situazione, una pianificazione fiscale su misura è essenziale.

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