-1.8 C
Rome
lunedì 24 Febbraio 2025

Vendita Marchio Registrato: Cos’è, come funziona e vantaggi fiscali

La vendita di un marchio registrato è una pratica sempre più diffusa tra le aziende e gli imprenditori che desiderano monetizzare il proprio brand o acquisire un marchio già affermato per accelerare il proprio business. Ma come funziona esattamente questa operazione? Quali sono i vantaggi fiscali e le procedure da seguire?

In questa guida completa analizzeremo tutti gli aspetti della vendita di un marchio registrato, con esempi pratici e suggerimenti per ottimizzare i benefici fiscali.

Cos’è?

Un marchio registrato è un segno distintivo (parola, logo, simbolo, immagine, colore o combinazione di questi elementi) che identifica un’azienda, un prodotto o un servizio, garantendo ai consumatori un riferimento chiaro e univoco. La sua registrazione presso l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) in Italia, l’EUIPO a livello europeo o il WIPO per la protezione internazionale, conferisce al titolare il diritto esclusivo di utilizzo e la possibilità di cederlo a terzi tramite vendita o licenza.

La vendita di un marchio registrato consiste nella cessione definitiva dei diritti di proprietà a un altro soggetto, sia esso un’azienda o un individuo. Questo trasferimento viene formalizzato attraverso un contratto di cessione, che stabilisce le condizioni economiche e operative della transazione. La vendita può riguardare il marchio nella sua interezza o solo per determinati settori merceologici (classi merceologiche).

Come funziona

La vendita di un marchio segue una serie di passaggi ben definiti. Vediamoli nel dettaglio:

  1. Valutazione del marchio – Prima di vendere un marchio, è fondamentale determinarne il valore. Alcuni fattori chiave da considerare sono: notorietà, anzianità, settori merceologici coperti, fatturato associato e presenza sul mercato. Spesso, ci si affida a periti esperti in valutazioni aziendali per stimare il prezzo corretto.

  2. Individuazione del compratore – Il marchio può essere venduto direttamente a un soggetto interessato o attraverso marketplace specializzati nella compravendita di brand.

  3. Redazione del contratto di cessione – Questo documento stabilisce gli accordi tra le parti e deve contenere:

    • Dati delle parti coinvolte
    • Descrizione dettagliata del marchio
    • Prezzo e modalità di pagamento
    • Eventuali clausole di esclusività o restrizioni d’uso
  4. Registrazione della cessione – Una volta firmato il contratto, la vendita del marchio deve essere registrata presso l’UIBM (se in Italia), l’EUIPO (se marchio europeo) o il WIPO (se internazionale). La registrazione ufficiale garantisce l’opponibilità del trasferimento nei confronti di terzi.

  5. Aggiornamento del database marchi – Dopo la registrazione, l’acquirente diventa a tutti gli effetti il nuovo titolare del marchio, con tutti i diritti di utilizzo e sfruttamento commerciale.

Procedura

Dopo la firma del contratto di cessione, è necessario formalizzare il trasferimento presso l’ente competente. Ecco come procedere in Italia:

  1. Preparazione della documentazione

    • Modulo di richiesta di annotazione della cessione
    • Copia del contratto di cessione
    • Pagamento della tassa di registrazione
  2. Deposito della richiesta presso l’UIBM

    • Può avvenire online tramite il portale ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico o in modalità cartacea.
  3. Verifica e approvazione

    • L’UIBM verifica la documentazione e, se conforme, aggiorna il registro dei marchi ufficiale.
  4. Pubblicazione della cessione

    • Una volta approvata, la cessione viene pubblicata nel Bollettino Ufficiale dei Marchi, rendendo ufficiale il trasferimento.

Vantaggi fiscali

La vendita di un marchio registrato può offrire diversi vantaggi fiscali sia per chi cede il marchio sia per chi lo acquista:

  • Esenzione IVA – In molti casi, la cessione di un marchio è esente da IVA, rendendo l’operazione più conveniente rispetto ad altre forme di cessione di beni immateriali.
  • Tassazione agevolata sulle plusvalenze – Se il marchio è stato detenuto per più di tre anni, la plusvalenza derivante dalla vendita può essere tassata con il regime delle plusvalenze da cessione di beni immateriali, con aliquote più basse rispetto ai redditi ordinari.
  • Ammortamento per l’acquirente – Chi acquista un marchio registrato può dedurre fiscalmente il costo attraverso un piano di ammortamento, riducendo il carico fiscale sui futuri utili.

Vendita Marchio Registrato: Guida completa-Commercialista.it

Esempi pratici

Caso 1: Un’azienda che cede il proprio marchio per liquidità

Un’azienda storica di moda italiana decide di cedere il proprio marchio a una multinazionale per ottenere liquidità da investire in nuovi progetti. La cessione, avvenuta per 5 milioni di euro, ha permesso alla società cedente di realizzare una plusvalenza soggetta a tassazione agevolata.

Caso 2: Startup che acquista un marchio esistente

Una startup nel settore del food delivery ha deciso di acquistare un marchio già noto nel settore per accelerare il processo di branding. Grazie all’ammortamento del costo, l’operazione ha portato benefici fiscali significativi.

Caso 3: Cessione parziale del marchio per specifici settori

Un’azienda tech con un marchio registrato in più classi merceologiche ha ceduto i diritti solo per il settore “applicazioni mobile”, mantenendo il controllo sugli altri segmenti. In questo modo, ha monetizzato il brand senza rinunciare alla sua identità principale.

Aspetti fiscali

Dal punto di vista fiscale, la cessione di un marchio può essere trattata in modi diversi a seconda della natura del venditore (persona fisica o giuridica) e del periodo di detenzione del marchio. Ecco i principali aspetti da tenere in considerazione:

  • Trattamento IVA

La cessione di un marchio è generalmente esente da IVA, a meno che non venga effettuata nell’ambito di un’attività d’impresa. In quest’ultimo caso, potrebbe essere soggetta ad aliquote specifiche, in base alla normativa vigente.

  • Plusvalenze tassabili

Se il marchio è stato registrato da un’azienda e viene venduto, l’eventuale guadagno derivante dalla vendita può essere considerato una plusvalenza. Se il marchio è stato detenuto per più di tre anni, è possibile optare per una tassazione agevolata, ripartendo la plusvalenza su più anni per ridurre l’impatto fiscale.

  • Ammortamento per l’acquirente

Chi acquista un marchio registrato può iscriverlo tra le immobilizzazioni immateriali nel bilancio e dedurre il costo attraverso un piano di ammortamento pluriennale, riducendo così il reddito imponibile. In Italia, il periodo di ammortamento tipico è di 18 anni, salvo differenti disposizioni specifiche.

  • Imposta di registro

La cessione di un marchio deve essere registrata presso l’UIBM e potrebbe essere soggetta a un’imposta di registro proporzionale o fissa, a seconda del valore della transazione e delle parti coinvolte.

Aspetti legali

Sul piano legale, la vendita di un marchio registrato deve essere gestita con attenzione per garantire una transizione priva di contestazioni future. Ecco i principali elementi da considerare:

  • Contratto di cessione

Il contratto di vendita deve essere chiaro e dettagliato, includendo informazioni su:

    • Il marchio oggetto della vendita (con riferimento al numero di registrazione e alle classi merceologiche interessate)
    • Il prezzo di cessione e le modalità di pagamento
    • Eventuali restrizioni sull’uso futuro del marchio
    • La garanzia che il marchio sia libero da controversie legali o diritti di terzi
  • Diritti di terzi

Prima della vendita, è essenziale verificare che il marchio non sia oggetto di licenze d’uso a terzi o di contenziosi legali che potrebbero pregiudicare la cessione.

  • Trasferimento dei diritti

La cessione deve essere ufficialmente registrata presso l’ente competente (UIBM, EUIPO o WIPO) per avere effetto nei confronti di terzi. Senza tale registrazione, l’acquirente potrebbe non poter far valere i propri diritti in caso di controversie.

  • Clausole di non concorrenza

In alcuni casi, il contratto di cessione può prevedere clausole di non concorrenza che impediscono al venditore di utilizzare un marchio simile o operare nello stesso settore per un certo periodo di tempo.

Questi aspetti fiscali e legali possono influenzare in modo significativo il valore della transazione e i benefici per entrambe le parti. È sempre consigliabile affidarsi a un commercialista o a un avvocato specializzato in proprietà intellettuale per gestire l’operazione correttamente.

Vendita Marchio Registrato: Guida completa-Commercialista.it

Casi reali

La vendita di marchi registrati non riguarda solo piccole aziende o startup, ma anche grandi multinazionali che scelgono di acquistare o cedere brand per strategie di espansione o ristrutturazione. Ecco alcuni esempi emblematici:

1. Il caso “Barilla – Harrys”

Negli anni ‘70, il noto gruppo alimentare Barilla ha acquisito il marchio francese Harrys, specializzato in prodotti da forno. L’acquisto ha permesso a Barilla di espandere la propria presenza nel mercato francese e di sfruttare un marchio già affermato, evitando di dover costruire la propria notorietà da zero. Questa operazione dimostra il valore strategico dell’acquisto di un marchio registrato per accedere rapidamente a nuovi mercati.

2. Il passaggio di “Algida” e “Cornetto” a Unilever

Negli anni ‘90, il marchio italiano Algida, celebre per i suoi gelati, è stato acquisito dalla multinazionale Unilever, che ha poi unificato il brand sotto il marchio globale Heartbrand. Tuttavia, il nome “Algida” è stato mantenuto in Italia per ragioni di riconoscibilità. Questo è un classico esempio di acquisizione di un marchio per consolidare il mercato e sfruttare il valore del brand locale.

3. L’acquisizione di “Versace” da parte di Michael Kors

Nel 2018, la casa di moda Versace è stata venduta al gruppo americano Michael Kors Holdings Limited (oggi Capri Holdings) per circa 2,1 miliardi di dollari. L’operazione ha permesso a Michael Kors di entrare nel segmento del lusso e di ampliare la propria offerta nel settore della moda di alta gamma.

4. Il caso “Ferrari – Cavallino Rampante”

Un esempio storico riguarda il marchio Cavallino Rampante, che in origine non apparteneva alla Ferrari. Enzo Ferrari ottenne il permesso di utilizzarlo dalla famiglia dell’aviatore Francesco Baracca, ma nel tempo il simbolo divenne così iconico che Ferrari lo registrò come proprio marchio. Oggi, il marchio Ferrari è uno dei più riconosciuti al mondo e il suo valore è stimato in oltre 9 miliardi di dollari.

5. Nokia e la cessione del brand telefonico

Un altro caso interessante riguarda Nokia, che per anni è stato un leader nel settore della telefonia mobile. Dopo il declino della sua quota di mercato, il marchio “Nokia” per i telefoni è stato ceduto a Microsoft nel 2013 per circa 7 miliardi di dollari. Tuttavia, nel 2016 Microsoft ha deciso di vendere nuovamente il brand alla società finlandese HMD Global, che oggi produce smartphone con il marchio Nokia. Questo è un chiaro esempio di come un marchio possa essere venduto più volte, mantenendo comunque il suo valore.

6. Il caso “Toblerone” e il trasferimento in Slovacchia

Nel 2023, la celebre azienda di cioccolato Toblerone ha trasferito parte della sua produzione dalla Svizzera alla Slovacchia. Questo ha avuto un impatto diretto sul brand, poiché ha perso il diritto di utilizzare il marchio “Swiss Made”, che è un elemento di grande valore per i consumatori. Questo caso dimostra come la posizione geografica e il branding possano influenzare il valore di un marchio registrato.

Questi esempi dimostrano come la vendita di marchi registrati possa essere un’operazione strategica di grande importanza, sia per le aziende in crescita che per le multinazionali.

Considerazioni finali

La vendita di un marchio registrato è un’operazione strategica che può rappresentare un’opportunità sia per chi cede il marchio, monetizzando un asset immateriale, sia per chi lo acquista, beneficiando di un brand già affermato sul mercato. Tuttavia, è essenziale affrontare il processo con un’adeguata preparazione fiscale e legale, valutando attentamente il valore del marchio, le implicazioni fiscali della transazione e la corretta registrazione del trasferimento presso gli enti competenti.

Dal punto di vista fiscale, la cessione di un marchio può generare plusvalenze soggette a tassazione agevolata, mentre l’acquirente può usufruire di piani di ammortamento per ridurre il carico fiscale. Inoltre, l’assenza di IVA nella maggior parte dei casi rende la vendita di un marchio più conveniente rispetto ad altre operazioni di cessione di beni immateriali.

Gli esempi di aziende che hanno ceduto o acquistato marchi registrati dimostrano come questa strategia sia spesso utilizzata per accelerare l’ingresso in nuovi mercati, rafforzare la posizione competitiva o ristrutturare un portafoglio di brand. Dall’acquisizione di Versace da parte di Michael Kors alla cessione di Nokia a Microsoft, i casi reali evidenziano come il valore di un marchio possa variare in base alla sua notorietà, alla sua storia e alla strategia commerciale adottata.

Se stai valutando di vendere o acquistare un marchio registrato, affidarti a professionisti esperti in fiscalità e diritto della proprietà intellettuale è la scelta migliore per garantire un’operazione sicura e vantaggiosa. Con la giusta pianificazione, la compravendita di un marchio può trasformarsi in un’opportunità di crescita significativa, sia per le startup che per le grandi aziende.

RICHIEDI UNA CONSULENZA AI NOSTRI PROFESSIONISTI

Abbiamo tutte le risorse necessarie per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi.
Non esitare, contatta i nostri professionisti oggi stesso per vedere come possiamo aiutarti.
Oppure scrivici all'email info@commercialista.it

Iscriviti alla Newsletter

Privacy

Focus Approfondimenti

Altri Articoli

Iscriviti

Iscriviti alla nostra newsletter per rimanere aggiornato sul mondo delle normative e legge per il fisco e tributi!

No grazie!